La Signora di questo 66° Festival è Patty Pravo. Con 110 milioni di dischi venduti, è la vera diva della canzone italiana, con una vita ricca di eccessi: sesso, droga e rock'n'roll

Il topless postato su Facebook l’estate scorsa alla rispettabile età di 67 anni ribadisce che Patty Pravo appartiene a quel club di divine a cui puoi togliere tutto tranne la voglia di stupire.

Seducente, aristocratica, ritoccata, Nicoletta Strambelli affronta il suo nono Sanremo con “Cieli immensi” di Fortunato Zampaglione. È lei, stonature permettendo, la Signora per eccellenza di questo 66° Festival. E per lei sarebbe stata addirittura la decima avventura in Riviera se nel ’90, a pochi giorni dall’inizio della manifestazione, non si fosse rifiutata di cantare “Donna con te”, definendola senza troppo parafrasare “una solenne schifezza”. Alla fine il pezzo se lo accollò Anna Oxa che, in abbinamento con i Kaoma, lo portò ad un palmo dal podio e in vetta alle classifiche; tant’è che pure il gruppo della “Lambada” ne incise una sua versione.

SEX
Per Patty Pravo mettersi a nudo non è mai stato tabù. “Quando si è magri e non balla tutto, non vedo il problema” ammette. Ce la ricordiamo ancora tutti nell’elegante nude-look con cui nel 2009 all’Ariston cantò “E io verrò un giorno là” lasciando intravedere il seno. O l’impellicciata copertina di Playboy in cui nel dicembre ’74 metteva in mostra le sue grazie per 1.500 lire; più torrida, invece, quella del settembre 1980. Ma, oltre che sulla rivista di Hugh Hefner, l’eroina di “Pazza idea” è comparsa nuda pure su altre riviste erotiche quali Playmen o Penthouse e su un paio di pubblicazioni porno come Men e Le Ore. Seno in bella vista pure davanti alle telecamere di “Stryx”, il pruriginoso varietà Rai firmato nel ’78 da Enzo Trapani in cui cantava “Johnny”.

DRUGS
Patty Pravo è la più rock di tutti, assicura Vasco Rossi, “la nostra Keith Richards”. Deve averlo pensato pure il magistrato che nel 1992 la sbatté al fresco di Rebibbia per tre giorni con l’accusa di detenzione di hashish. “La cosa sgradevole fu che il giorno dopo tutti i giornali scrissero che si trattava di cocaina, di cui non ho mai fatto uso perché la reputo una droga borghese”.

Per Patty quella con l'”erba” è una “liason” che risale agli anni Sessanta, quando frequentava gente come lo stesso Richards, Anita Pallenberg, Mick Jagger, l’icona della pop-art Mario Schifano, la modella Donyale Luna, Carmelo Bene, il sassofonista argentino Gato Barbieri. Ma fra le tante amicizie importanti su cui ha costruito parte del suo personaggio ci sono pure Leo Ferré, Robert Plant e Jimmy Page, David Bowie, i Pink Floyd (leggendaria la scazzottata al Piper con Roger Waters al termine di una disputa su chi aveva inventato le luci psichedeliche), Lucio Battisti.

A proposito di notti sballate, fu la sua popolarità a salvare Jimi Hendrix dalla polizia italiana dopo il concerto al Titan di Roma del ’68. Gli agenti fermarono l’uomo di “Purple haze” mentre si aggirava per la capitale con Patty a bordo di una Cinquecento “fumando una canna di proporzioni sconsiderate” e ci volle tutto il carisma della Bambola per indurli a chiudere un occhio. Anzi, tutti e due.

ROCK’N’ROLL
A volte è facilissimo ritrovare nella cantante la bambina che, nella sua Venezia, faceva i compiti a casa di Peggy Guggenheim, si lasciava offrire il gelato da Ezra Pound o cantava per il cardinale Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. Altre volte un po’ meno. “Anima prava” come quelle raccontate da Dante nel terzo canto dell’Inferno? No, divina creatura senza tempo e senza età, come diceva di sentirsi fin da piccola quando giurava di essere millenaria.

Quattro mariti, infatti, non sono bastati a farle “promettere l’eternità”. Gente come il batterista dei Cyan Three Gordon Faggetter, l’arredatore romano Franco Baldieri, il musicista Paul Martinez, il chitarrista John Edward Johnson. “Ma sono rimasta in buoni rapporti con tutto lo staff” assicura lei, addirittura snob con la Nannini, una delle grandi firme che compaiono nel suo nuovo album “Eccomi” (in uscita la settimana del Festival) assieme a Tiziano Ferro, Emis Killa, Giuliano Sangiorgi, Pacifico e Samuel dei Subsonica. “Gianna era impegnata nel trasloco tra l’Italia e l’Inghilterra; mi ha detto al telefono ‘Facciamo una sco***’ e io ‘No, questa proprio no'”. Fra gli amori di una vita ci sono pure Maurizio Vandelli dell’Equipe 84, Giorgio D’Adamo dei New Trolls e, naturalmente, Riccardo Fogli che per lei abbandonò quei Pooh in cui è tornato solo ora. Anzi, l’erede di Fogli, Red Canzian, dice di accendere ancora oggi un cero a Santa Nicoletta per la grande opportunità che gli servì su un piatto d’argento.

Abituata fin da ragazza a pagare per i suoi sbagli – nel ’70 giocando a poker con Celentano in quel di Sanremo riuscì a perdere 5 milioni in una sera – sembra che Patty in mezzo secolo tondo tondo di carriera abbia dilapidato una fortuna da dieci miliardi di lire.

PATTY & DINTORNI
Il titolo di “Ragazza del Piper”, è dovuto al fatto che l’avvocato e agente Alberigo Crocetta scoprì la futura Patty durante una serata al leggendario Club romano in cui si esibiva ancora col nome di Guy Magenta, stordito dall’ “effetto nebbia” della sua voce “da maschio dopo l’orgasmo”. Nicoletta-Guy cantava “Ragazzo triste” (che nel ’66 sarebbe diventato il suo primo successo), cover della “But you’re mine” di Sonny & Cher con testo di Gianni Boncompagni. Diventò la prima canzone pop trasmessa dalla Radio Vaticana. Di qua dal Tevere, invece, non ebbe la stessa fortuna finendo nelle maglie della censura Rai a cui non andava giù il verso “scoprire insieme il mondo che ci apparterrà” che alla fine fu cambiato in: “scoprire insieme il mondo che ci ospiterà”. Non fu l’unico cortocircuito artistico.

Nel 1978 l’album “Miss Italia” uscì senza il brano omonimo, una cover di “Miss America” degli Styx, perché nel testo alludeva alla Democrazia Cristiana e, per malaugurata coincidenza, fu ascoltata dai vertici della casa discografica di allora, la RCA, proprio il giorno dell’assassinio di Moro. “Miss Italia” sarebbe arrivato sul mercato solo nel ’93 all’interno di un cofanetto di inediti. Con 110 milioni di dischi venduti (meglio di lei in Italia ha fatto solo Mina), la “donna da sognare” ammette che il suo più grosso rimpianto non è tanto musicale quanto cinematografico; aver detto di no a Vittorio De Sica per “Il giardino dei Finzi Contini” e a Michelangelo Antonioni che la voleva in “Professione reporter”.

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