A 51 anni Monica Bellucci seduce il mitico 007 in Spectre. E non è per nulla spaventata dal tempo che passa: «Da ragazza ero più bella, ma mi sentivo incompleta. Adesso sto bene con me stessa»

Appena prende posto di fronte a me, si toglie gli occhiali da sole e mi mette in guardia con un sorriso: «Non chiamatemi Bond Girl». A 51 anni, Monica Bellucci è più bella e affascinante che mai. Deve averlo pensato anche il regista Sam Mendes, che l’ha scelta per la nuova avventura di James Bond, Spectre, in cui l’attrice interpreta il ruolo della vedova Lucia Sciarra e seduce 007. Nel vero senso della parola: si mormora che sul set tra lei e Daniel Craig ci sia stata un’attrazione fatale.

Incontro Monica a Londra per l’anteprima del film. Parliamo della sua carriera e del ruolo più importante di tutti: quello di madre di Deva e Léonie, le bambine avute dall’ex marito Vincent Cassel, dal quale si è separata 2 anni fa dopo un matrimonio durato 14.

Invece di Bond Girl come vuoi essere chiamata? «Penso che Bond Lady sia più adatto, vista la mia età. Non capita tutti i giorni di essere scelta a 50 anni per una serie così iconica! Ma, se ci penso, molte cose sono arrivate tardi nella mia vita: ho avuto Deva a 40, Léonie a 45 e adesso recito in questo film. Dev’essere perché sono italiana, faccio le cose con calma» (ride).

Come hai reagito quando ti hanno proposto il ruolo? «Appena ho ricevuto la telefonata del mio agente mi sono messa a ridere. Ero stupita. Poi sono volata a Londra per pranzare col regista Sam Mendes, che mi ha parlato del mio personaggio. Sono felice, perché è un segnale positivo: le cose stanno cambiando a Hollywood».

Cosa intendi? «Fino a ieri le attrici, una volta superati i 40, venivano considerate troppo vecchie, nonostante il talento. Mi sembra un bell’esempio il fatto che una donna non giovanissima lavori in una pellicola così, perché contribuisce a rafforzare l’idea che possiamo essere desiderabili anche se non siamo più delle ragazzine».

In Francia, dove vivi, è diverso? «Sì. Lì ci sono attrici straordinarie come Isabelle Huppert, Catherine Deneuve o Charlotte Rampling che continuano a interpretare personaggi forti e complessi. Vorrei che fosse così anche nel resto del mondo».

Com’è stato baciare Daniel Craig? «A volte gli attori devono entrare in intimità con persone che non conoscono e può essere molto difficile. Per fortuna lui è stato un tale gentiluomo, così sexy e protettivo, che mi sono subito lasciata andare».

Avete provato la scena più volte prima del ciak finale? «We don’t talk about sex, baby! Non parliamo di sesso» (canticchia la canzone dei Salt-n-Pepa, ndr).

Le tue figlie sono contente di avere una mamma Bond Lady? «Mah! Loro mi vorrebbero sempre a casa, non gliene importa nulla che reciti accanto a James Bond. “Sono 3 settimane che non torni!” mi dicono. Per me è un dolore stare lontana. Ho tanti amici figli di attori che mi raccontanto che hanno sofferto molto durante l’infanzia. Spero di non fare gli stessi errori dei loro genitori».

Che tipo di madre sei? «Piena di sensi di colpa. Dopo essere stata a lungo sul set, cerco di passare 4 o 5 mesi in famiglia. Qualcuno mi ha detto: “La qualità è ciò che conta nel rapporto con i figli, non la quantità”. Non sono d’accordo, serve la quotidianità. Non importa che le mie bambine mi vedano a tutte le ore, ma c’è bisogno anche dei piccoli momenti, come quando entro in camera loro e chiedo se vogliono fare merenda».

Deva, la più grande, è quasi adolescente. «Pensa che è già alta quasi quanto me. È una ragazza bellissima, farà strage di cuori! (ride, ndr). Ma sono felice di vederla diventare grande e indipendente».

Hai iniziato a lavorare come modella a 24 anni. Sei sempre stata consapevole della tua bellezza? «Sì, anche se da ragazza ero molto timida e insicura. La bellezza è un dono, non una cosa di cui andare fieri. Si ringrazia per averla ricevuta, ma non è frutto di un lavoro personale. Penso che, crescendo, succeda qualcosa che ci rende ancora più affascinanti. Si impara a essere felici e in pace con se stessi».

Torneresti indietro? «No. A 20 anni mi sentivo incompleta, nonostante fossi carina e piena di energie. Quando guardo le ragazze di quell’età non penso a me, ma a mia figlia e a cosa le riserva la vita. Vuoi sapere una cosa? Mi piacerebbe invecchiare fino ad arrivare a 100 anni. Possibilmente in salute, s’intende».

Se potessi dare un consiglio alla Monica di 30 anni fa? «Da giovane pensavo ai 40 come alla fine di tutto, al momento in cui si invecchia. Invece proprio a quell’età ho avuto la mia prima figlia. Ricordo ancora quando me l’hanno messa in braccio, in ospedale, dopo il parto. È stato il momento più bello della mia vita. Se dovessi tornare indietro, guarderei la me stessa di 30 anni fa e le direi: “Monica, per quanto ti sembri strano, un giorno arriverai ai 50 e vivrai delle esperienze straordinarie che ora non immagini nemmeno. La vita è una cosa meravigliosa”».

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