Everyday Sexism: 100.000 storie di sessismo quotidiano

Stiamo raccogliendo le storie di #sessismoquotidiano di cui siamo ancora vittime oggi, in Italia. Partecipate al nostro progetto e raccontateci le vostre esperienze di discriminazione sul lavoro, molestie in strada, abusi sessuali. Le pubblicheremo. L'idea ci è venuta dopo aver incontrato l'inglese Laura Bates. Leggete la sua storia: ispirerà anche voi

In 4 anni e solo con il passaparola sui social network, il portale everydaysexism.com (“sessismo quotidiano”) di Laura Bates, 29enne inglese, è esploso come fenomeno globale. Oltre 100.000 testimonianze da tutto il mondo e 242.000 follower su Twitter lo hanno eletto a spazio di un rinnovato femminismo che fa parlare le donne, senza vergogna, di ogni sorta di pregiudizio sessista: dal capufficio che ci chiama “bellezza” ai fischi per strada, fino agli abusi fisici. Chiunque, in 25 lingue (italiano compreso), può raccontare con un post, anche in forma anonima, esperienze di discriminazione sul lavoro, molestie sui mezzi pubblici, abusi sessuali. Vogliamo anche noi dare voce a queste storie. Le vostre.

Laura Bates, ieri aspirante attrice e babysitter, oggi è una attivista e opinionista seguitissima sui maggiori quotidiani d’oltre Manica, annoverata dalla Bbc tra le 10 donne più influenti del Regno Unito. «Troppa fama inattesa: mi terrorizza deludere le persone» sorride lei, che dice di coltivare sempre quell’unico scopo: «Spingere le donne a non subire in silenzio, affinché si smetta di considerare normali gli atteggiamenti maschilisti». Il sito ha generato conferenze, seminari nelle scuole e nel 2014 il libro Everyday Sexism, che in questi giorni è in ristampa negli Usa. E il 21 aprile Laura Bates lancerà nel Regno Unito il nuovo volume Girl Up: «Una guida ironica per giovani donne sugli stereotipi di genere nel sesso e nella carriera».

Quanto c’è del tuo vissuto in questa battaglia per la parità?

«Quando facevo l’attrice ho subìto parecchio maschilismo, e non parlo solo di commenti volgari alle audizioni: una volta mi chiesero di scoprirmi il seno per pubblicizzare una ditta d’arredamento, proprio non capivo il nesso. Il sito però l’ho aperto di getto, alla fine di una settimana tremenda».

Cos’era accaduto?

«In pochi giorni un uomo mi aveva seguita a casa con inviti aggressivi, dei ragazzi mi avevano lanciato pesanti apprezzamenti per strada e un tizio aveva cercato di toccarmi sull’autobus. Era troppo, in un periodo in cui altre donne mi confidavano la loro vergogna nel denunciare pubblicamente simili episodi e io stessa, parlando di sessismo, mi sentivo ribattere da tutti: “Ma che dici? Ormai c’è totale parità”. Il sito ha mostrato questi abusi invisibili, aprendo un dibattito».

Quant’è diffusa la discriminazione di genere nel Regno Unito?

«È un’epidemia: l’85% delle donne ha subìto una molestia per strada o sui mezzi pubblici; una su 5 è vittima di violenza domestica; 85.000 sono stuprate ogni anno e 2 alla settimana vengono uccise dal partner».

Everyday Sexism raccoglie storie da 25 Paesi. Trovi delle differenze?

«È sorprendente come le testimonianze si somiglino tutte. Dalla giovane argentina molestata per strada alla studentessa americana redarguita dal professore con un “Sei troppo carina per essere anche intelligente”».

E dell’Italia che idea ti sei fatta?

«Riceviamo tanti post dal vostro Paese: rivelano stereotipi rigidi sui ruoli di uomini e donne, che influenzano le relazioni amorose. Oltre a una rappresentazione del corpo femminile basata sui soliti cliché erotici».

Le storie più toccanti?

«Quelle delle adolescenti. Non mi aspettavo di riceverne così tante: ragazzine, persino 11enni, tampinate per strada, altre che soffrono per le battute a sfondo sessuale dei compagni o per commenti umilianti sul loro aspetto fisico. E mi intristisce molto la molestia sul lavoro: le donne si sentono impotenti e non protestano per paura di perdere l’impiego».

Gli uomini sono esclusi da questa piazza virtuale?

«No, anzi: partecipano numerosi, soprattutto per esprimere solidarietà alle donne. Dicono di voler contribuire nel loro piccolo, magari protestando contro i cori maschilisti allo stadio o intervenendo se una donna viene infastidita. Ciò dimostra che la mia non è una battaglia di donne contro uomini, bensì persone contro pregiudizi. Altri condividono le proprie esperienze, come l’essere ridicolizzati in ufficio per aver chiesto il congedo parentale. Ma ci sono anche quelli che scrivono per minacciarmi di stupro o di morte, come fossi una strega nemica degli uomini».

Hai paura?

«Certo: infatti tengo segreto l’indirizzo di casa. Talvolta alle mie conferenze compaiono volantini pieni di insulti. Detesto l’idea ancora diffusa per cui femminismo equivarrebbe a “odio del maschio”, quando invece significa trattare tutti equamente, senza distinzioni di sesso».

Ti capita ancora di subire del sessismo, oggi che sei così famosa?

«Un giornalista, durante un’intervista, mi disse: “Sarà un articolo breve: sei bionda e carina, meglio dare spazio alle tue foto”. Un altro mi chiese di fotografarmi vestita in latex mentre soggiogavo un uomo. Sì, capita ancora».

La frase che un uomo non deve rivolgerti?

«Il mio ex amava fare battute sul sesso. Mi ha lasciata perché io non ridevo».

Raccontateci i vostri casi di #sessismoquotidiano

Quante volte avete subito molestie, battute, discriminazioni solo perché donne? Raccontateci le vostre storie su Twitter usando gli hashtag #sessismoquotidiano e #DonnaModerna oppure mandando una mail ad [email protected]. Le raccoglieremo e le pubblicheremo. Potete inviare le vostre testimonianze di sessismo quotidiano anche sulla sezione italiana del sito di Laura Bates http://everydaysexism/country/it

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