«Speriamo che sia femmina!». Intervista a Chiara Francini

Il suo monologo a Sanremo è diventato un manifesto sulla maternità. E sul diritto di scelta. Ora l'attrice più googlata di internet torna con una commedia e un desiderio. Sì, quello che state pensando

«Quando si mangia?». Sono le prime parole che sento entrando sul set. La voce, inconfondibile, è quella di Chiara Francini, che dietro una rella carica di vestiti si sta infilando una gonna a campana di Dior lasciandosi “aggiustare” dalla stylist come una bambina. Siamo al quarto cambio d’abito, ancora uno per l’ultimo scatto, e la lasceremo libera di aprire il suo cestino. Intanto Frederick, il suo compagno, sdraiato su un divano, si trastulla col telefonino. Incontrare di persona una delle donne “più influenti” del 2023, nonché l’attrice più cercata su Internet secondo la classifica annuale di Google Trends può incutere una certa soggezione.

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Per fortuna, conosco Chiara da anni e so che per carattere è portata a togliere peso e mandare all’aria tutta la liturgia. Però di questi riconoscimenti va fera. In circa 20 anni di carriera, questa ragazza di Campi Bisenzio, laureata con 110 e lode in Lettere con una tesi in Ermeneutica, non si è fermata un attimo, macinando senza sosta film (l’ultimo, Pare parecchio Parigi, è adesso nelle sale), spettacoli teatrali, programmi e serie tv. Nonché 5 romanzi, l’ultimo dei quali, Forte e Chiara (Rizzoli), è diventato una pièce partita proprio in questi giorni in tournée. Leggendo il suo Wikipedia a voce alta, dopo un po’ bisogna riprendere fiato.

La grande popolarità dopo Sanremo

Eppure il picco di popolarità è esploso in maniera deflagrante dopo il “famoso monologo di Sanremo” dello scorso anno. Monologo nel quale, sostiene Chiara, si parlava dell’inadeguatezza delle donne in generale, ma che è diventato per tutte un manifesto sulla maternità. Quella cercata e quella negata. Quella rimandata perché c’è altro da fare, tipo pensare alla costruzione di sé, e quella che se non arriva ti fa sentire sbagliata. Il perché sono andata a chiederlo direttamente a lei. Prima, però, parliamo del film.

Intervista a Chiara Francini

Il film di Pieraccioni è una commedia familiare. Il tono brillante è la tua cifra.

«Il film ha il sapore della favola, ma si ispira a una storia vera. Quella di tre fratelli un po’ disgraziatelli che si ritrovano dopo anni per esaudire un desiderio del padre malato. E piano piano si riavvicinano. Riguardo a me, i tempi comici sono qualcosa d’innato, ma ho un lato malinconico e penso che con un tono lieve si possa parlare anche di cose serie. Basti pensare al monologo di Sanremo».

Cardigan di lana e pantaloni, tutto Ballantyne. Orecchini Crivelli.

Su quel palco sono stati affrontati tanti temi importanti, ma il tuo ha fatto più rumore di altri. Perché?

«Perché la gente ha capito che non volevo “vendere” niente. Ho solo portato la mia esperienza, in modo autentico. Sapevo che Sanremo mi avrebbe dato l’opportunità di dialogare con una platea di persone enorme. Quando ho capito di aver aperto un dibattito, risvegliando il bisogno di condivisione, ho deciso di dargli un seguito scrivendo Forte e Chiara, che è la mia storia, quella di una ragazza come tante. Se riesci a toccare le persone nel profondo, si innesca una rivoluzione».

Intervista a Chiara Francini: liberarsi degli stereotipi

Hai detto: «Da qualche parte penso di essere una donna di merda: non so cucinare, non mi sono sposata, non ho avuto un figlio. Razionalmente so che non è così, ma c’è questa voce…». Come si zittisce?

«Ho sempre pensato che l’unico dovere che abbiamo nella vita è essere felici. Purtroppo a volte bisogna fare delle scelte. Io ho accantonato a lungo l’idea di un figlio perché dovevo fare altro, adesso però ci penso. Ma senza ansie».

Cappotto a vestaglia Max Mara. Gioielli Crivelli.

Tu stai affrontando ora, a 44 anni, un percorso di fecondazione assistita.

«Sì, e ne sono felice. Il nome stesso, “fecondazione assistita” mi piace parecchio. Essendo una che nella vita va sempre da sola, il fatto che qualcuno mi prenda per mano la trovo una cosa bella, civile».

A che punto sei?

«Per ora ho fatto tutti gli esami. Non essendo di primo pelo, sai, vorrei andare a botta sicura. Per quanto possa essere sicura… C’è sempre un salto che non spetta a te, in cui si può solo avere fede e non la intendo per forza in senso religioso».

Maglione over di lana con scollo a V Zara. Jeans Citizens of Humanity. Gioielli Crivelli.

Una coppia su 6 soffre di infertilità e sono tantissime ormai quelle che ricorrono alla fecondazione assistita. Eppure ancora c’è chi si vergogna di dirlo. Perché?

«Mah, a me sembra una follia. Se ti fa male un braccio, ti fai operare. Per una cosa così importante come la maternità perché non dovresti avere un’assistenza? Penso si debba godere dei progressi della medicina, non nasconderli, soprattutto quando c’è di mezzo la vita».

Ancora molte donne sono costrette a scegliere o a rimandare l’idea di un figlio. Tu ti sei pentita di aver aspettato?

«Semplicemente mi sono ascoltata. Sempre. E ora ho sentito così».

Intervista a Chiara Francini: i sensi di colpa e l’educazione

L’Italia ha un grave problema di denatalità. Qual è la ricetta per alzare un po’ l’asticella demografica?

«Avere più sicurezza sul futuro. Ormai c’è una totale discrasia tra quello che un giovane può desiderare e quello che può ottenere. Mia mamma sognava per me il posto fisso e un marito, medico o avvocato. L’unica soddisfazione che le ho dato è che ho ottenuto un mutuo. Sono cresciuta con un padre che si raccomandava di non andare sotto neanche di 3 euro, sennò sarei finita nel libro nero delle banche. Ero terrorizzata. Quando ho firmato un mutuo trentennale è stato un sollievo, mi sono levata tutti i sensi di colpa».

Camicia, gonna a ruota e décolletées J’Adior, tutto Dior. Gioielli Crivelli.

Ci mancano solo quelli…

«Sembra che ci nasciamo, noi donne, col senso di colpa. Mi hanno colpito i messaggi di Giulia Cecchettin alle amiche dopo avere lasciato Filippo: “Io mi sento in colpa per la sua sofferenza”. Ci sentiamo in difetto se non facciamo tutto il possibile per far felici gli altri o sollevarli dal dolore. Anche quando non lo meritano».

Dopo la tragedia di Giulia, finalmente si parla di educazione all’affettività, per cogliere in tempo i segnali di relazioni tossiche.

«Non bisogna colpire gli uomini, bisogna alfabetizzarli. Gli esseri umani sono come gli animali: quando si trovano davanti a qualcosa che non riconoscono, si mettono sulla difensiva o attaccano. Ecco, oggi i maschi non riconoscono questa creatura nuova che è la donna. Si sentono spiazzati».

Abito senza cuciture Wolford. Plaid di cashmere Hermès. Décolletées Sergio Rossi. Nella pagina accanto. Cardigan di lana e pantaloni, tutto Ballantyne. Orecchini Crivelli.

La vita di coppia

Tutte le volte che le donne alzano la testa, gli uomini si spaventano. Tu hai portato a teatro un’opera di Dario Fo e Franca Rame del 1983, Coppia aperta quasi spalancata, che è ancora attuale.

«Come tutti i grandi capolavori, pone degli interrogativi e non invecchia mai. Ormai è arrivata alle 200 repliche. Racconta la parabola di Antonia che, essendo convinta di non valere niente senza un uomo, inizialmente si piega ai voleri del marito, desideroso di svolazzare di fiore in fiore col suo regale augello. Ma quando inizia ad ascoltarsi e a prendere contezza di sé, la situazione si ribalta, e lui impazzisce».

L’hai mai provata tu la coppia aperta?

«Ma nemmeno morta! Io sono una squallida monogama».

Con Frederick state insieme da 18 anni, ma non siete sposati.

«No! Non voglio estranei in casa, come diceva Alberto Sordi».

Però hai dichiarato che lo sposerai quando avrete un bambino.

«A parte che non me l’ha mai chiesto… La verità è che il matrimonio è una festa dove ti senti una principessa, ma io principessa mi ci sento tutti i giorni».

Hai scelto un compagno svedese perché ha una mentalità più aperta?

«È un uomo intelligente. Come mio padre. L’intelligenza è la nazionalità che sposo».

Hai paura di invecchiare?

«No, sono serena. Mi sento sicura di quello che faccio e che farò. Ci ho messo anni a fare pace con la mia parte esteriore. Perché quando ti dicono che sei carina, il rischio è che si offuschino altre qualità. Ma ci ho sempre tenuto a dire che sono più maggiorata in testa che fuori. Ora sono tranquilla con le mie curve. Come diceva Mae West, “sono pericolose ma vanno comunque affrontate”».

Come ti vedi tra 10 o 20 anni?

«Contenta. Con una casa piena di lucine, magari con un figlio o una figlia… Sarebbe meglio una figlia (a bassa voce, ndr). Sempre appassionata. Credo molto in quello che faccio. Le mie battaglie continueranno insieme a me».

Il tempo, come l’orologio biologico, sembra essere un problema solo femminile. Non è ora di ribellarsi?

«Bisogna ribellarsi al silenzio. Alle bugie. Alla mancata libertà».

Tu sei una donna libera?

«“Sono nata libera, vissi libera, morirò libera”. Proprio come Cristina di Svezia».

In cosa dovrebbero sentirsi libere le donne oggi?

«Libere di ascoltarsi. Mentire a se stesse è il più grave atto di violenza che ci si possa fare. È nella presa di coscienza dei propri talenti, ma anche dei propri limiti e desideri, che sta la nostra possibilità di successo. E quindi di felicità»

Hanno collaborato Marco Periz e Chiara Sarelini. Make-up Nina Valentini. Hairstyle Piero Giordi per Minette Roma.

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