Sonia Bergamasco

Sonia Bergamasco torna a teatro e racconta Rossana

Sonia Bergamasco è Rossana in Un’era d’amore, spettacolo in tre atti liberamente tratto da Le Cyrano di Bergerac. È in scena il 23 settembre al Teatro Era di Pontedera. A seguire, Rocco Papaleo il 24 e Silvio Orlando il 25

Dal cinema alla tv, al teatro, alla musica, Sonia Bergamasco si muove tra le arti in ordine sparso. Lasciando sempre una traccia personalissima. Il 23 settembre la vedremo sul palco del Teatro Era di Pontedera, in Un’era d’amore, lo spettacolo in tre atti, uno a sera (più un prologo, il 22) con la regia di Antonio Latella, direzione artistica Marco D’Amore, drammaturgia di Michele Santeramo, liberamente ispirato al Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand.

Sonia Bergamasco sarà interprete di Rossana, Rocco Papaleo, il 24, del giovane Cristiano, e Silvio Orlando, il 25, nei panni di Cyrano. Tutti insieme impegnati a comporre quel puzzle complesso di sentimenti, amicizia, folle passione che ancora oggi rendono l’opera di Rostand una summa dell’Amore. Come ci racconta la stessa Bergamasco. «Il grande serbatoio che ha dato vita a queste tre serate è Cyrano de Bergerac, storia emozionante e vera ancora oggi, in cui i personaggi di Rossana, la giovane innamorata del bel Cristiano, innamorato di lei, e di Cyrano, impareggiabile poeta e spadaccino, dal naso lungo a sua volta innamorato di Rossana, sono le tre figure cardine per trattare i grandi temi di Eros, Amore e Amicizia».

L’intervista a Sonia Bergamasco

Come si articola lo spettacolo?

«Si tratta di tre monologhi in tre serate, con ognuno di questi personaggi al centro. Il 23 si presenta Sonia, l’attrice, cioè io, e mi confronto con il mio personaggio, quindi con Rossana, chiedendo sin dalla prima battuta al pubblico di stare lì con me, di fare insieme».

Come in un gioco.

«Sì, in questo momento della mia vita questo gioco di scena per me è centrale, è la necessità e il desiderio di presentare il gioco d’attore a tutto tondo, in maniera frontale, l’interno verso l’esterno, in tutte le possibili dimensioni che riusciamo a raccontare, dentro e fuori il personaggio che però è sempre denso d’emozione, mai costruito, mai cinico e mai architettonico. È proprio un gioco di teatro, vivo e carnale».

Un gioco attraverso cui ricomporre il puzzle dei significati di Cyrano?

«Ogni personaggio racconta attraverso il monologo la storia dal suo punto di vista, quindi fa luce attraverso il suo sguardo. Contemporaneamente, lo sguardo dell’attore che guarda il personaggio fa luce su tutta la narrazione. L’insieme finale sarà il pubblico a comporlo: chi vorrà seguire tutte e tre le serate, sarà in grado alla fine di avere un suo Cyrano».

Una Rossana inedita

Il suo particolare sguardo?

«Io, leggendo, perché si tratta di letture sceniche, ripercorro tutta la storia. Per fortuna siamo a teatro quindi io con la mia età, la mia storia, il mio corpo racconto il fantasma di Rossana: racconto quella giovanissima, racconto quel primo amore, quella passione pura, quell’accecamento, e quindi sfrutto tutta la potenzialità espressiva del gioco teatrale che ti permette di attraversare le generazioni».

Come si comporta la “sua” Rossana quando scopre l’inghippo: che la sceneggiatura del suo amore non è scritta dall’adorato Cristiano, innamorato pazzo che però non ci sa fare con le parole, bensì da Cirano, poeta sublime ma complessato per il suo enorme nasone che lo induce ad amarla per interposta persona?

«Si guarda dentro finalmente. E non rappresenta più il suo sentimento col compiacimento accecato del puro folle innamorato. Si guarda dentro come una donna nuova che non ha saputo vedere, non ha saputo cogliere un’altra possibilità d’amore puro. E quindi il suo sentimento si allarga nella ferita, perché poi la ferita ha una doppia possibilità: quella di stringere le parti e chiuderle per sempre oppure di ampliare le possibilità di sentire».

Rossana ringrazia. E anche il pubblico femminile che la segue a teatro e al cinema. Sa di essere molto stimata dalle donne?

«Questa cosa mi riempie di orgoglio e non so se la merito, ma ciò che sicuramente sento è che desidero poter fare da specchio, nella misura più dignitosa, più forte, più espressiva rispetto a quella che è la storia di un femminile. E quindi mi sto impegnando in questo con passione, con volontà e anche con tutta la mia fragilità, con tutte le possibilità che ho di esprimermi». E ci riesce benissimo.

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