Gli anni passano, ma Friends resta

Ne sono trascorsi 25 dalla prima puntata, 15 dall’ultima. E, mentre un libro e un musical festeggiano il doppio anniversario, la serie sui 6 amici di New York continua a essere un cult. Per (almeno) 3 ragioni

«Andate subito alla casa nuova o avete ancora un po’ di tempo per noi? Vi va una tazza di caffè?». Con queste parole, il 6 maggio del 2004, si chiudeva un’era. Con questa frase dicevamo addio al sodalizio più fortunato, invidiato, imitato degli anni ’90: quello tra Rachel, Monica, Ross, Joey, Chandler e Phoebe. Amici, anzi: Friends.

L’anniversario è doppio: sono passati 15 anni dall’ultima puntata e 25 dalla prima (il 22 settembre 1994). Nel mezzo, il decennio che ha cambiato per sempre il costume, non solo televisivo. La moda, la sociologia, lo star system, la politica: nulla è passato indenne al successo della serie di David Crane e Marta Kauffman. Nemmeno le ricerche accademiche: secondo uno studio dell’Università di Buffalo, è «il telefilm che ha impresso il marchio più indelebile sulla cultura statunitense».

Ha formato un’intera generazione

Prima del compleanno imminente, Friends è arrivato su Netflix: una semplice notizia che però è valsa come vero e proprio scontro tra epoche. Noi 30-40enni abbiamo esultato: finalmente avremmo potuto rivedere il classico di ieri con la modalità binge watching di oggi, senza attendere l’episodio settimanale come un tempo. Se è vero che siamo in pieno revival anni ’90, la nostalgia è la chiave con cui avvicinarsi a questo anniversario.

Sta per uscire un libro che svela i segreti del telefilm: “I’ll be there for you – Dietro le quinte di Friends” (HarperCollins). L’autrice Kelsey Miller è stata segnata da quello storytelling a livello esistenziale: «Avevo 10 anni quando è cominciato, ero al college quando è finito. Friends ha condizionato la mia formazione, ed è successo a tanti della mia età. Perciò non se n’è mai andato davvero, diventando uno dei fenomeni culturali più significativi del nostro tempo».

Quest’estate nel Regno Unito arriverà un musical ispirato alle avventure degli amici newyorkesi: “Friendsical”, in cui Miranda Larson immagina un sequel dopo il finale del 2004. Ovvero (attenzione, spoiler!): Rachel e Ross si lasciano ma poi tornano insieme, come del resto è sempre accaduto. Ci abbiamo fatto il callo.

Ha anticipato la società attuale

Adesso Friends sfida la contemporaneità. C’è una polemica in corso sulla leggerezza con cui, all’epoca, venivano trattate questioni politiche, sociali, sessuali. «La serie è iniziata in un periodo storico pre-Internet, la nostra vita era molto diversa da quella di oggi» scrive Sarah Gosling sul Guardian. «Non c’erano Facebook e Twitter, non esisteva l’attivismo online, movimenti come #MeToo dovevano ancora nascere. Oggi c’è chi considera il telefilm addirittura omofobo e sessista, ma è vero il contrario: è stato il primo a rappresentare uomini e donne liberi nel loro agire politico e nella loro sessualità, che fosse gay o etero».

Ha rivoluzionato la televisione

Friends è stata la prima serie a dialogare con il cinema. Oggi è scontato dire che grande e piccolo schermo sono la stessa cosa per storie e qualità, ma allora fu una rivoluzione. Non solo per la creazione di nuove stelle (Jennifer Aniston su tutti), ma perché i divi di Hollywood finirono dentro quelle puntate: da Brad Pitt a Julia Roberts, da Bruce Willis a Sean Penn.

Non c’è star system senza moda, e il must have di Friends è il “Rachel”: il taglio che, unico caso nella storia della tv, prende il nome dal personaggio che lo sfoggia. «Non è stato facile metterlo a punto: fu il frutto di un duro lavoro di piastra» scherza oggi Aniston. E, mentre noi celebriamo gli anniversari e ci crogioliamo nella nostra giovinezza, è sempre lei a dare l’annuncio che tanti non avrebbero mai voluto sentire: «Un ritorno di Friends? Impossibile. Noi ragazze ci staremmo anche, ma i maschi hanno sempre rifiutato». Noi tanto lo sappiamo, che ci saranno per sempre. Non diceva così quella sigla che abbiamo ancora nella testa?

5 cose che forse non sai su Rachel & Co.

1) La serie ha avuto 4 diversi titoli di lavorazione, prima di arrivare a Friends: dopo Insomnia Café, si sono alternati Friends like us, Across the hall e Six of one.

2) È stato il primo caso di negoziazione tra cast e produttori per un cachet uguale per tutti i protagonisti: si è passati dai 22.500 dollari a testa del primo episodio a 1 milione ciascuno per ogni puntata dell’ultima stagione.

3) Il sistema è stato poi “copiato” dagli attori di Big Bang Theory, altra serie Usa di successo che con Friends condivide la particolarità di avere un episodio natalizio per ogni stagione.

4) Il ruolo di Rachel fu inizialmente proposto a Courteney Cox, che però preferì la parte di Monica. Per Phoebe i produttori avevano pensato a Ellen Degeneres, che optò per la serie “in solitaria” Ellen, prima di diventare una delle conduttrici Usa più popolari.

5) Come canzone d’apertura era stata scelta “Shiny happy people” dei R.E.M., che rifiutarono di cedere i diritti alla NBC. Si ripiegò su “I’ll be there for you” dei misconosciuti The Rembrandts: divenne un tormentone.

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