L’assenza di risposte “certe”

L’assenza di risposte “certe”

A trent’anni, ci si rende conto che la vita non è un gioco a premi dove esiste una risposta giusta e certa alle proprie domande. Coloro che una volta venivano visti con diffidenza sono proprio quegli “adulti” in cui ci si è di colpo trasformati, e tutti – nessuno escluso – devono risolvere i loro personali problemi nel modo che credono migliore: tentando, spesso vincendo, altrettanto spesso sbagliando, rialzandosi sempre.

10 cose che ci hanno insegnato i trent’anni

30, un’età in cui non è più possibile continuare a giocare a fare gli adulti. Le lezioni che la vita impartisce, anche le più piccole, si imparano sulla propria pelle, e di ognuna di esse occorre fare tesoro

È solo allo scoccare dei trent’anni (mese più, mese meno) che si incomincia a fare i conti con la vita, quella vera, e soprattutto a prendere familiarità con una parola sino ad allora temutissima, “adulto”.

L’ingresso nella reale maggiore età porta con sé una serie di responsabilità, obblighi e piccole, grandi lezioni che, per la prima volta, si imparano direttamente sulla propria pelle, spesso in un modo tutt’altro che gentile. Ecco 10 cose che abbiamo imparato raggiunti i primi 30!

La necessità di selezionare

La necessità di selezionare

I trent’anni sono anche il momento storico in cui si passano al setaccio le amicizie di lunga data, alcune delle quali col tempo si sono rivelate deludenti, ma nelle quali si è comunque continuato a riporre fiducia ed energie. Se il bilancio però alla lunga risulta in passivo, ci si rende conto che il proprio tempo a disposizione è sempre più limitato, e che non vale più la pena investirlo in legami “tossici”, che – oltre a non apportare nulla alla propria vita – la rendono peggiore.

La rinuncia alla perfezione

La rinuncia alla perfezione

A trent’anni si inizia a prendere confidenza col concetto di “fallibilità”, e la buona notizia è che non c’è nulla di male. Nessuno è perfetto, irreprensibile o invincibile, e la stima delle persone chi realmente tengono a voi trascenderà i vostri difetti, sorvolando sulla vostra mancanza di senso pratico, sulla vostra scarsa memoria o sulla vostra totale inabilità tra i fornelli.

Il focus sul presente

Il focus sul presente

A trent’anni, è di colpo il “qui e ora” che conta, e le scelte che orientano la propria vita sono mirate a migliorarla adesso, non in un futuro prossimo incerto e suscettibile di improvvisi colpi di scena almeno quanto i trend dell’autunno/inverno a venire. Ci si proietta meno in avanti, è vero, ma si impara anche che la felicità va gustata fresca appena arriva inaspettatamente, perché poterla prevedere si rivela – ahimè – impossibile.

La fiducia nel proprio istinto

La fiducia nel proprio istinto

Dopo i trent’anni, volenti o nolenti, si deve per forza di cose imparare a fidarsi del proprio istinto, e formare autonomamente le opinioni sulle nuove persone che si conosceranno, senza lasciarsi condizionare da gossip, dicerie e chiacchiere senza sostanza messe in giro da altri. L’invidia e la malafede del prossimo, purtroppo, rimarranno per sempre due bestie nere da cui guardarsi bene le spalle.

La spietata autoanalisi

La spietata autoanalisi

A trent’anni, se ci si continua a lamentare dei piccoli, grandi drammi che costellano la propria vita, probabilmente si è anche gli stessi a crearli. Già, perché se in caso contrario una spietata autoanalisi portasse a incolpare le persone di cui ci si circonda, allora non esisterebbero davvero più scuse: cambiare giro immediatamente. Mai come ora è importante cercare di condurre un’esistenza drama-free, come se fosse una sorta di rigida “dieta morale”, ma senza alcuna controindicazione.

L’assunzione delle responsabilità

L’assunzione delle responsabilità

A trent’anni, non c’è più tempo di cullarsi nell’auto-commiserazione per via di scelte sbagliate, decisioni non prese e occasioni perdute. È il momento di fare ciò che si desidera realmente, accollandosi però tutte le responsabilità e le conseguenze che questo comporta. Anche se non si avrà il sostegno di tutti, anche se l’idea potrebbe apparire folle, non è più permesso crogiolarsi nella scontentezza e nell’inerzia. L’immobilismo è un peccato che, se commesso ora, presenterà un conto davvero salato in pochissimo tempo.

Basta giudizi affrettati

Basta giudizi affrettati

Convincersi che alcune persone siano guidate da cattive intenzioni nei propri confronti è spesso la soluzione più semplice, ma i trent’anni non sono certo l’età per cadere in giudizi affrettati che potrebbero poi rivelarsi sbagliati. Considerare gli altri dei nemici che desiderano solo la vostra testa è una trappola in cui è molto facile cadere: la maggior parte della gente è – come voi – assolutamente fallibile, e giungendo a conclusioni troppo sbrigative e superficiali rischiate soltanto di crearvi il vuoto intorno.

Il coraggio di chiudere

Il coraggio di chiudere

A trent’anni mutano in maniera lenta, ma inesorabile, anche i requisiti che la propria relazione sentimentale deve possedere, e se il partner non tiene conto di tale evoluzione, e non è disposto ad accompagnarvi in questo cambiamento, occorre prendere il coraggio a due mani ed essere disposti a proseguire da soli. Non si tratta né di egoismo, né di menefreghismo, ma di assoluta convinzione circa le necessità del cuore: ogni disattenzione non è – per fortuna – più permessa.

L’indipendenza dal giudizio altrui

L’indipendenza dal giudizio altrui

Da teenager, ma anche a vent’anni, si è del tutto condizionati dal giudizio che il mondo esterno ha nei confronti delle scelte intraprese, dello stile di vita adottato e del proprio modo di essere. A trent’anni si è (piacevolmente) smentiti, perché nessuno ha più così tanto tempo da perdere a sindacare sugli altri, quindi l’unico grande obiettivo da porsi è quello di cercare di essere felici, e fare solo ciò che rende davvero tali.

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