arroganza

Dal famoso «Lei non sa chi sono io» urlato dall’ex governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni alle hostess di terra accusate di fargli perdere l’aereo fino al sindaco di Roma Ignazio Marino che dice all’opposizione di «tornare nelle fogne».

Ogni giorno vediamo tanti politici arroganti che vogliono avere l’ultima parola. Ma non sono i soli. Basta andare a una riunione di condominio per trovare il vicino di casa che pensa di avere ragione su tutto. Sembra che il nostro destino sia essere circondati da presuntuosi. Tanto che lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro ha scritto il saggio L’antispocchia. Come ho imparato a difendermi dagli arroganti (Bompiani).

Abbiamo chiesto a lui e ad altri esperti perché c’è questa escalation di prepotenza e in che modo è possibile affrontarla.

Stiamo diventando tutti arroganti?

Lo sostiene un saggio ora in libreria. E lo conferma quello che vediamo ogni giorno: superbi e prepotenti hanno sempre più spazio nel mondo politico, economico, perfino scientifico. Ma combatterli si può. Con quali armi? Ce lo spiegano qui 5 esperti

Viviamo troppo di apparenza e poco di sostanza

Fulvio Scaparro, psicoterapeuta

«Gli arroganti ci sono sempre stati. Oggi, però, sono più numerosi: nella nostra società si dà grande importanza alle apparenze e poca alla sostanza, perciò spesso hanno successo quelli che si vantano in modo eccessivo delle proprie capacità e mettono in cattiva luce chi li circonda. Ma, in base alla mia esperienza di psicoterapeuta, posso dire che spesso l’arrogante ha un disperato bisogno di applausi e consensi perché ha poca stima di sé. E va smascherato con una bella dose di ironia, per sorridere dei nostri difetti e di quelli degli altri. Anche l’apertura mentale e la libertà di pensiero servono a evitare di diventare spocchiosi: se si è curiosi di conoscere l’altro, si avranno meno pregiudizi».

La classe dirigente non pensa al bene pubblico, ma solo al potere

Sebastiano Maffettone, filosofo e docente alla Luiss di Roma

«Molti grandi uomini del passato, da Napoleone a Winston Churchill, peccavano di superbia. Il problema è che l’arroganza di oggi non è giustificata: sempre più manager pubblici e politici, per esempio, si sentono un gradino sopra gli altri pur essendo incompetenti. La causa? Non concepire il proprio lavoro come servizio alla comunità, ma solo come esercizio di potere. Gli arroganti, spesso incapaci e insicuri, sono anche più corruttibili: se non si sanno prendere le decisioni giuste, diventa più facile imboccare la strada della tangente. Per invertire la rotta, quindi, bisogna tornare ad avere rispetto per l’intelligenza, premiando chi merita davvero fin dalla scuola. Solo così in futuro avremo una classe dirigente meno altezzosa e più onesta».

L'eccessivo individualismo crea una competizione spietata

Stefano Zamagni, economista

«Viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti, non solo nella società, ma anche nelle aziende. Oggi c’è una competizione spietata per stare sul mercato. È un’impostazione che spinge a schiacciare gli altri, alimentando individualismo ed egoismo. Questa fase storica, però, non può durare a lungo: la concorrenza senza regole non vince, anzi crea crisi. Più che farsi la guerra, quindi, bisogna unire le forze. I governi possono dare un notevole contributo al miglioramento. Come? Per esempio, finanziando nelle università le ricerche non dei singoli ma del team: quando l’arrogante lavora in un gruppo, viene neutralizzato in fretta».

I leader dei partiti usano la maleducazione per farsi notare

Roberto Biorcio, politologo

«I partiti di oggi sono “personali”: dagli anni ’90 in poi nelle democrazie occidentali conta sempre di più il leader carismatico che punta sull’autoesaltazione. Non solo. Oggi c’è una overdose di informazioni, tra giornali, web, televisione e radio. E se non si è prepotenti spesso non si viene notati dal pubblico. Per catturare l’attenzione, quindi, bisogna arrivare prima degli altri o addirittura screditarli e insultarli, come succede nei talk show. Questo fa sì che, oltre all’arroganza, tra molti politici dilaghi anche la superficialità: non contano tanto le idee quanto il modo in cui le si espone. Bisogna quindi formare una classe dirigente composta non di “sudditi di un capo”, ma di gruppi di persone valide e capaci che discutono in modo costruttivo. Così si riconquista la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, ormai bassissima».

Con internet anche chi è ignorante crede di essere un esperto

Silvia Bencivelli, divulgatrice scientifica e saggista

«Grazie alla Rete e le app dedicate alla salute, si ha a disposizione una montagna di informazioni. E c’è chi, appena legge qualcosa online, si atteggia a superesperto e contesta gli esperti veri. Molte persone vanno dal medico convinte di sapere quali siano i farmaci per la loro malattia e si arrabbiano se non vengono loro prescritti. Io stessa, dopo la pubblicazione di qualche articolo, sui social ho ricevuto insulti frutto di arroganza e privi di argomentazioni solide. Le istituzioni devono intervenire con campagne di informazione e con siti aggiornati e comprensibili a tutti. Occorre che online ci siano spiegazioni corrette e certificate dal ministero della Salute. E va coltivata la cultura scientifica, che si basa sul confronto continuo: bisogna sempre mettersi in discussione e ascoltare i pareri degli altri».

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