I benefici dell'arte per la crescita dei bambini

Arte e bambini sono due parole che tra loro possono creare un'alchimia davvero unica. L'importante è che l'adultità non intervenga a spezzare questo magico legame imponendo alcune categorie e attività che poco hanno a che fare con la potenza immediata dell'arte. A questo proposito, ci siamo addentrati nell'affascinante tema dell'esperienza museale dei bambini, chiacchierando con la prof. Anna Chiara Cimoli, mediatrice museale.

«Vedere l'arte, per me, significa mettere i bambini di fronte alle opere d'arte. Ciò che trovo davvero magico e necessario è proprio restare in presenza delle opere d'arte. Per questo motivo, credo che l'esperienza artistica del laboratorio dedicato ai bambini, dovrebbe svolgersi in un luogo in cui l'opera d'arte è presente e non, per esempio, in stanze separate o dopo una fugace visita al museo» spiega Anna Chiara Cimoli.

I benefici dell’arte per i bambini

Osservare l'arte fa bene ai bambini. Il museo e le mostre diventano occasioni per acquisire importanti, e mai scontate, competenze

 

L’arte e i bambini: un binomio che può riservare molte sorprese. Infatti, l‘arte “osservata” è in grado di trasmettere, in modo immediato e naturale, alcune competenze fondamentali per l’essere umano. In primis, la capacità di osservare senza toccare. Una delle premesse più importanti, quando affrontiamo il tema del bambino al museo, è che si rivela necessario dare ai piccoli totale fiducia e la possibilità di nutrirsi dell’arte senza, per forza di cose, spiegarla o trasformarla in un laboratorio. I bambini dovrebbero fare arte in presenza delle opere d’arte, in modo da non perdere l’enorme potenzialità dell‘osservazione senza filtro e dei tempi lunghi che l’esperienza museale richiede ed è in grado di regalare. Non solo al bambino, ma anche all’adulto che lo accompagna

Apprendimento informale

Il museo complementare alla scuola

Il museo è un ambiente in cui i bambini apprendono competenze importantissime. Ma è anche un luogo in cui l’apprendimento segue dinamiche diverse rispetto, per esempio, alla scuola.

«Il museo è un luogo di apprendimento informale, complementare ai luoghi in cui l’apprendimento è invece formale. Scuola e museo devono, dunque, seguire “vie” differenti ma entrambe necessarie alla formazione del bambino. I bambini, dall’esperienza museale, apprendono a osservare e a entrare in contatto con l’arte. Questo tipo di capacità è spesso sottovalutata ma si rivela fondamentale in qualsiasi ambito dell’esistenza e delle relazioni» afferma la prof. Cimoli.

L'arte senza filtro

Tempi lunghi del museo

Ciò che i bambini possono godere del museo e dell’arte, sono anche i tempi lunghi, dilatati. Si tratta di unesperienza diversa da quella scolastica, per esempio, in cui i tempi sono comprensibilmente ben scanditi.

«Insegnare ai bambini l’osservazione e la percezione, è un regalo bellissimo. Per questo, credo che il museo debba restare fedele a se stesso e alla sua missione educativa. Perché ciò sia possibile, è importante che l’ambiente del museo sia preparato ad accogliere questo tipo di esperienza. Il bambino dovrebbe potersi sedere a terra a osservare e, perché no, sdraiarsi sul pavimento e scambiare le percezioni personali con quelle dei compagni di classe, degli amici o degli adulti che lo accompagnano» racconta Anna Chiara Cimoli.

La creatività secondo...Munari

Esporre il bambino a un linguaggio

Quando portiamo un bambino al museo, lo esponiamo a un linguaggio. Anzi, a una varietà di linguaggi. In questo modo, trasmettiamo ai più piccoli il senso profondo e autentico della creatività.

«Creatività, come insegna Munari, non è costruire oggetti speciali, non è per forza fare. La creatività, infatti, è nella testa ed è una competenza. Attraverso l’arte, esponiamo il bambino a una varietà di linguaggi che vengono captati dalla percezione. Non c’è bisogno di toccare a tutti i costi: può davvero bastare spiegare ai bambini le ragioni per cui nel museo non si toccano oggetti e quadri (come a un concerto, per esempio, non si parla al telefono)  e ottenere da loro il comportamento adeguato al luogo in cui si trovano, in assoluta naturalezza. Imparare a osservare senza toccare è un ulteriore beneficio (e competenza) del “vedere arte”» spiega l’esperta.

La potenza del disegno

La mediazione del disegno

Per far vivere al meglio l’esperienza dell’arte al bambino, può risultare molto efficace e sorprendente fornire ai piccoli un taccuino con matite colorate. Il semplice, e antico, gesto del copiare dal “vivo” è un modo per fornire un senso all’atto dell’osservare senza toccare.

«L’esperienza del Rijksmuseum di Amsterdam insegna. Qui, infatti, vengono organizzati veri e propri tour del dedicati al disegno. Visite in cui i bambini possono osservare e disegnare in presenza delle opere stesse. E avendo a disposizione tutto il tempo necessario per percepire ed esprimersi» racconta Anna Chiara Cimoli.

Così come imparare a osservare e cercare le parole per descrivere l’osservazione, rappresenta un importante lavoro sulle competenze relative al linguaggio.

Il museo come luogo del divertimento

L’età giusta

Abbiamo chiesto alla prof. Anna Chiara Cimoli quale sia l‘età ideale per portare i bambini a visitare una mostra e come scegliere quella più adatta a loro.

«Io consiglio di iniziare intorno ai 5 anni del bambino proprio perché l’ambiente museale richiede il rispetto di alcune regole che vanno spiegate ai più piccoli. Per quanto riguarda la scelta dell’esposizione, una prima scrematura di buon senso va operata dallo stesso genitore. Ci sono alcuni musei che, per esempio, dedicano due visite diverse ad adulti e bambini. È il caso di Palazzo Strozzi a Firenze: due percorsi differenti per due tipi di comunicazione diversi» racconta l’esperta.

«Il museo può diventare anche il luogo del divertimento e del gioco interattivo. L’importante è saper cogliere la purezza dell’esposizone all’arte, senza forzare i ritmi o richiedere prestazioni “creative”, che poco hanno a che fare con la missione educativa primaria dell‘esperienza museale» conclude Anna Chiara Cimoli.

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