Complesso di Edipo e relazioni

Complesso di Edipo: un passaggio cruciale per le relazioni

Il complesso di Edipo è spesso nominato a sproposito: ma cosa è davvero e soprattutto come si risolve?

Complesso di Edipo: significato e importanza nelle relazioni

Del complesso di Edipo si sente spesso parlare, a volte anche a sproposito. Ma perché è così importante il complesso di Edipo nella crescita di un bambino? Perché rappresenta una fase cruciale, da superare anche per poter avere relazioni adulte sane e non ossessive.

A tal proposito, abbiamo intervistato la dott.ssa Velia Bianchi Ranci, Psicologa e Psicoterapeuta.

«Il complesso di Edipo deriva da un’intuizione di Freud, che ha acceso un faro su un’età cruciale del bambino. In sintesi, si può descrivere come l’amore esclusivo del bambino per il genitore di sesso opposto e del desiderio del bambino di “eliminare” le figure che si intromettono in questo tipo di relazione esclusiva (per esempio, per il figlio maschio tipicamente il papà)» spiega l’esperta.

Spesso, infatti, un adulto che considera la partner come una sorta di proprietà, è stato un bambino che non ha avuto modo di sperimentare diversi tipi di relazioni. In questo senso, il ruolo dei genitori diventa cruciale perché sono proprio mamma e papà (nella fattispecie, la mamma per il figlio maschio) a poter aprire la porta a diverse relazioni che diventano un bagaglio fondamentale nell’età adulta

Che cos’è il complesso di Edipo

Il complesso di Edipo rappresenta la difficoltà dell’essere umano di passare da una relazione a due a un rapporto che coinvolga anche una terza persona.

«I primi “sintomi” della difficoltà dell’essere umano di passare da un rapporto esclusivo a due a una relazione a tre (rappresentazione-tipo della famiglia con mamma, papà e bambino), secondo Freud si potevano collocare temporalmente attorno ai tre anni di età del piccolo. In questa collocazione temporale, però, oggi dobbiamo considerare anche differenti variabili, tra cui un diverso contesto socio-culturale. Il complesso di Edipo non riguarda comunque solo l’infanzia ma è un concetto di portata ben più ampia, universale. Finché si è in due la relazione è tipicamente perfetta, esclusiva. Poi, con l’arrivo di un terzo “incomodo”, nascono difficoltà importanti che il bambino impara a gestire e a superare, anche con l’aiuto dei genitori» afferma la dott.ssa Velia Bianchi Ranci.

Il ruolo materno nel complesso di Edipo

Dunque, un complesso di Edipo non risolto potrebbe causare una serie di difficoltà nell’età adulta, a livello relazionale. Ma cosa può fare un genitore, in questo caso specifico la mamma nei confronti di un figlio maschio? Aprire le porte della relazione al mondo.

«L’essere umano nasce molto immaturo e ha bisogno di un lungo periodo di accudimento in cui è, per forza di cose, totalmente dipendente. Ciò che però prima non si sapeva è che il bambino è, fin da subito, aperto alla relazione con l’altra persona e non è detto che abbia quindi bisogno di una relazione esclusiva. Un bambino anche molto piccolo, infatti, presenta già capacità relazionali discriminatorie (si pone in modo diverso con altri bambini o con un adulto, con la mamma e con il papà…) ma, anche se oggi il contesto socio-culturale è molto cambiato, permane comunque una preminenza per la relazione con la mamma, che può quindi essere considerata esclusiva» spiega l’esperta. «In tal senso, la madre ha il compito di lasciare aperta per il bambino la possibilità di avere relazioni diverse, di entrare in relazione anche con altre persone. Questo tipo di apertura fa sì che, una volta adulto, un figlio possa avere con sé un bagaglio di competenze relazionali più complesso e, dunque, anche più sano» conclude la dott.ssa Velia Bianchi Ranci.

Come si supera il complesso di Edipo

La mamma, quindi, svolge per un figlio maschio un ruolo cruciale per il superamento del fisiologico complesso di Edipo, aprendolo a diversi tipi di relazione. Ciò non significa, come molti pensano, lesinare affetto e dimostrazioni di amore per il timore di esagerare. Un uomo adulto possessivo e irrisolto da questo punto di vista, non è stato un bambino che ha ricevuto troppo amore ma un bambino che ha vissuto con la mamma un tipo di relazione esclusiva, in cui i “terzi” venivano visti solo come nemici, rivali, intrusi.

«La possessività dell’adulto tradisce la paura di non essere autosufficienti, di non poter trovare mezzi per soddisfarsi nelle relazioni. Per questo motivo, è importante passare attraverso il complesso di Edipo e risolverlo aprendosi alle relazioni.

È altresì importante che, anche in età adulta, permangano diversi tipi di relazione e che quest’ultime siano progettuali (come quelle tra uomo e donna che riescono a “creare” qualcosa, nello specifico una famiglia). Deve passare al bambino il concetto che “l’altro” non è qualcosa che si possiede ma è un partner con cui si fa qualcosa, con cui si costruisce e si condivide. Il complesso di Edipo è, quindi, un passaggio fondamentale nell’organizzazione psichica dell’individuo, senza il superamento del quale la relazione a due diventa mortifera» conclude l’esperta.

L’esistenza di situazioni conflittuali irrisolte e tensioni, quindi, può mettere a dura prova la vita a due. A tal proposito leggi Terapia di coppia: quando serve e come si svolge

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