Cucinare a gas

Cucinare a gas fa male?

Secondo uno studio internazionale oltre 230mila bambini soffrono di asma a causa della cucina con fornelli a gas, responsabile di inquinamento da biossido di azoto. Ma l’esperto ridimensiona il tutto: cucinare a gas espone a tanti inquinanti quanto il fumo passivo

Sarebbero oltre 230mila i bambini italiani che soffrono di asma a causa della cucina con fornelli a gas, che emetterebbero inquinanti pari a quelli del fumo passivo. Ma neppure gli adulti sarebbero esenti da problemi di salute.

La cucina a gas produrrebbe biossido di azoto

A dirlo è un report del gruppo non-profit per l’efficienza energetica CLASP e l’Alleanza Europea per la Salute Pubblica (EPHA) con supporto tecnico dell’Organizzazione per la Ricerca Scientifica Applicata (TNO). Il documento spiega che cucinare con il gas in una cucina comune e priva di ventilazione meccanica causa un inquinamento domestico da biossido di azoto (NO2) che è ben superiore alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, relative alla qualità dell’aria. Anche le emissioni di monossido di carbonio, particolato fine e altri inquinanti, sarebbero risultate troppo elevate, da test specifici nei laboratori di TNO. Insomma, il modo tradizionale di cucinare sarebbe nocivo per la salute e supererebbe anche i limiti previsti dagli standard europei sull’inquinamento dell’aria esterna. Che fare, quindi?

Cucinare a gas: cosa dice il report

La ricerca condotta dagli esperti sostiene che nell’ultimo anno si registrerebbero più di 700mila casi di bambini con sintomi di asma causati dalla cottura a gas, pari al 12 % dei bambini UE attualmente affetti da asma. L’Italia, purtroppo, vanterebbe anche un record negativo, con oltre 230.000 giovanissimi con problemi di respirazione, ossia il numero più alto di tutto il Vecchio Continente). Non andrebbe meglio, però, in quei Paesi nei quali oltre la metà della popolazione usa cucinare con il gas, cioè Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia e appunto Italia.

Eppure il report non convince tutti gli esperti: «Occorre cautela perché lo studio non ha trovato ancora pubblicazione su riviste scientifiche accreditate. Si parla, inoltre, di simulazioni e non di misurazioni reali», spiega Alessandro Miani, presidente della Sima, la Società italiana di Medicina ambientale. «Ciò che è indubbio è che l’inquinamento a livello indoor può raggiungere livelli cinque volte superiore rispetto all’esterno, ma a causa di altre sostanze, tra le quali alcune dannose e altre di cui è stata provata la cangeronicità», aggiunge Miani.

Perché tante emissioni di agenti inquinanti?

«Preparare la cena col fornello a gas può esporre a tanti agenti inquinanti quanti quelli del fumo passivo. Gli apparecchi a gas dovrebbero riportare etichette di avvertenza sulla salute come i pacchetti delle sigarette. I funzionari europei dovrebbero considerare questi rischi per la salute», ha avvertito la CEO di CLASP, Christine Egan:

«Ancora una volta serve ridimensionare la questione: il biossido di azoto è un inquinante sprigionato dalla combustione dei motori, come quelli delle automobili, mentre le cucine a gas ne possono disperdere una quantità minima. Va tenuto anche in considerazione il fatto che non si cucina mai in un ambiente totalmente chiuso: una semplice porta o finestra aperta permettono un ricircolo dell’aria, insieme a una buona cappa di aspirazione – spiega Miani – Paradossalmente è peggio chiudersi in bagno a mettere lo smalto alle unghie, perché questo contiene composti organici volatili che sono molto tossici».

Perché si parla soltanto adesso dell’inquinamento da cucina a gas?

Ma perché questi dati emergono soltanto adesso? Secondo il direttore generale dell’EPHA, Dr Milka Sokolović, questo inverno è particolarmente a rischio: «Questo perché le famiglie ventileranno di meno gli ambienti ed eviteranno di aprire le finestre per mantenere il caldo e risparmiare sul riscaldamento durante la crisi energetica». Di fronte a questi dati e alla particolarità di questo inverno, gli esperti hanno lanciato un appello alla modifica delle norme europee, auspicando che le cucine a gas siano «eliminate del tutto sotto le normative di Ecodesign (nel 2025)». In pratica si spinge verso un abbandono del gas a favore di sistemi di cottura elettrici, un po’ come accaduto con le auto. L’Ue si stava già muovendo in questa direzione fino a prima dell’inizio della crisi energetica, che ha portato a un rallentamento nel processo che mirava a un contenimento dei combustibili fossili.

«Va tenuto conto, però, sia del fatto che anche in inverno generalmente si aprono le finestre durante o dopo la cottura, sia del fatto che anche una cucina elettrica causa inquinamento, in questo caso esterno, per produrre l’energia stessa – sottolinea Miani – Il consiglio, quindi, è di agire sui comportamenti adottando piccoli accorgimenti».

Gli accorgimenti per ridurre l’inquinamento domestico

«Partiamo dal presupposto che la cucina è il luogo più frequentato in una casa ed essendo frequentato da persone è anche il più esposto a livelli di inquinamento elevato dell’aria, principalmente da CO2: questo perché più persone respirano contemporaneamente, più ci sarà anidride carbonica; inoltre si cucina e, dopo aver usato i fornelli, nella fase di pulizia si usano prodotti che spesso rilasciano inquinanti» chiarisce Miani. Il consiglio del presidente della Sima è quindi, come prima cosa, di arieggiare: «Dopo aver cucinato – specie i fritti che rilasciano particelle di varia natura, potenzialmente nocive come quelle carboniose – è buona norma accendere la cappa di aspirazione. È importante, quindi, tenerne puliti i filtri e possibilmente privilegiare cappe con sfiatatoi esterni».

«Attenzione anche nel caso in cui si abbiano stufe e camini, perché la legna che brucia libera gli IPA, gli idrocarburi policiclici aromatici. In casa possono anche esserci polveri sottili, sia provenienti dall’esterno che accumulate all’interno: in questi casi è bene ventilare sempre gli ambienti e manutenere correttamente i sistemi di aspirazione e ventilazione, come l’aria condizionata. Infine, attenzione anche ai residui di origine biologica, come muffe e microrganismi che si possono formare negli ambienti molto umidi», chiarisce l’esperto.

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