Importanza del gioco

IL VALORE DEL GIOCO

Rispetto ai nati nel 1981, nel 1997 i bambini fra i 6 e gli 8 anni hanno trascorso il 18% di tempo in più a scuola, il 145% nei compiti a casa, il 168% accompagnando i genitori nelle commissioni: il tempo trascorso a chiacchierare si è abbassato del 19%, quello dedicato al gioco è diminuito del 25%. A spiegare questo cambiamento, avvenuto soltanto nell'arco di sedici anni, è l'indagine della sociologa Sandra Hoffert, che Peter Gray, ricercatore nel campo della psicologia biologica, cita nel suo libro Lasciateli giocare, in cui spiega la funzione del gioco per lo sviluppo cognitivo. L'educazione nel mondo occidentale contemporaneo assomiglia sempre più a una corsa ad ostacoli verso un curriculum vitae da costruire fin dalla primissima infanzia. Eppure riscoprire il valore formativo del gioco libero è la chiave per aiutare i bambini a diventare adulti più felici, in grado di scegliere per la propria vita. Più consapevoli che la vita vera è tutt'altro che il cv perfetto.

Giocando si conosce il mondo

Educare per aiutare i bambini a sviluppare le loro risorse

 

La curiosità è il motore che tiene in vita il bisogno di scoprire il mondo per abitarlo: lo stimolo che ci fa uscire dal noto per andare incontro all’ignoto, al di là della porta di casa. Aiutare i bambini a sviluppare l’entusiasmo e la curiosità nei confronti di se stessi e del mondo dovrebbe essere il primo obiettivo di un’educazione consapevole. Perché l’unico modo per evolverci in quanto esseri umani è sviluppare le nostre risorse creative attraverso la magica scintilla capace di accendere la nostra passione verso la vita.

Ridere per crescere felici

SPERIMENTARE IN AUTONOMIA

Nel delizioso film d’animazione Inside Out di Pete Docter, in co-regia con Ronnie del Carmen, viene chiamata isola della stupidera: insieme alle altre isole, come famiglia, amicizia e sport, contribuisce alla personalità di Riley, la bambina protagonista. I bambini non hanno paura di apparire ridicoli; il loro approccio al mondo è spontaneo, autentico, senza filtri, un fiume in piena che travolge il raziocinio che siamo ormai abituati ad anteporre a ogni scelta di vita. In realtà, siamo così sicuri di sapere quali siano i criteri sani e di buon senso con cui affrontare l’esistenza? Secondo Per Gray attraverso il gioco non strutturato i bambini esplorano le loro potenzialità, sperimentano il mondo e iniziano a prendere contatto con la libertà: solo imparando a gestire noi stessi in autonomia possiamo sperare di diventare adulti in grado di affrontare gli ostacoli della vita o il rischio è creare generazioni sempre più competenti quanto a nozioni, ma incapaci di prendere decisioni.

Pedagogia verso la libertà

ESPLORARE LIBERAMENTE

Nei primi anni del Novecento Maria Montessori scriveva: «Ciò che muove il bambino all’attività è un impulso interiore primitivo, quasi un vago senso di fame interna, ed è la soddisfazione di questa fame che lo conduce a poco a poco ad un complesso e ripetuto esercizio dell’intelligenza nel comparare, giudicare, decidere un atto, correggere un errore». Fin da piccolissimi, i bambini sono dotati per natura di un’intensa curiosità che li porta a sperimentare e esplorare il mondo. Se all’inizio del XX secolo al calo della domanda di manodopera infantile corrisponde una crescita delle ore in cui giocare, oggi prevale l’idea che il gioco vada organizzato: aumentano i corsi di danza, musica, inglese, sport con cui riempire il poco tempo che rimane ai bambini fra la scuola e i compiti. Spesso trattiamo con poca pazienza e molta rabbia quelle che consideriamo essere le perdite di tempo dei bambini, ma esplorare il mondo per i piccoli significa osservarlo senza fretta, giocarlo, manipolarlo, assaggiarlo e percorrerlo a piccoli passi. Secondo il loro ritmo.

Giocare da soli

DA SOLI E CON GLI ALTRI

Avere sempre il controllo su tutto: un’utopia, la porta da varcare al di là del quale si incontra la paura, ma anche la libertà. Perché se c’è una cosa che proprio non possiamo fare, pur nell’amore immenso che abita il cuore di un genitore, è difendere i figli dall’impatto con l’esistenza. La vita è correre il rischio: affacciarsi all’ignoto, cadere, sbucciarsi le ginocchia. Quando i bambini giocano fra loro, senza gli adulti, creano un piccolo mondo con cui misurano il loro approccio, si confrontano con gli altri, creano regole che saranno utili anche in età adulta. Se il contenimento ha una funzione importante per lo sviluppo, è altrettanto vero che solo sperimentando sulla nostra pelle possiamo crescere con il senso autentico della civiltà. Il rispetto degli altri si impara in mezzo alle persone, immersi nella quotidianità, a contatto con i piccoli e i grandi fatti della vita.

Sviluppare l'immaginazione

CREARE UNA RETE DI CONDIVISIONE

Secondo un sondaggio effettuato negli Stati Uniti su 830 madri l’85% ammette che i figli giochino all’aperto meno spesso di quanto non capitasse a loro da piccole: in una statistica su larga scala, effettuata in diversi Paesi del mondo, il 49% degli intervistati ha spiegato che il motivo principale per cui si riduce la possibilità di giocare fuori è il timore di unaggressione, a cui segue la paura per il traffico stradale e il bullismo. Giocare senza la supervisione degli adulti oggi viene visto come un comportamento pericoloso. Che cosa possiamo osservare nella società in cui viviamo? Come emerge da recenti studi medici, la tendenza dei media a gonfiare le notizie negative genera un vero e  proprio stress dovuto alla sensazione costante di panico. D’altro canto dovremmo forse iniziare a chiederci perché, in questi anni di benessere non stiamo lavorando a livello dei quartieri, per creare, o almeno tentare, una rete sociale più sicura e a cui poterci affidare con più fiducia. Hillary Clinton, raccontando la sua infanzia, ha detto: «Eravamo così indipendenti, ci lasciavano una libertà enorme. Ma è impensabile concederne altrettanta a un bambino di oggi. Ed è una grande perdita per la società». La sfida per il futuro l’abbiamo fra le mani, oggi. Perché giocando si fa amicizia, si superano le paure e… si diventa grandi.

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