Educazione

CONCENTRAZIONE VS VIVACITÀ

L'iperattività riguarda circa il 4% dei bambini. A denunciarla sono difficoltà di concentrazione e attenzione, disorganizzazione, disordine, tendenza a vivere gli stimoli con una velocità superiore alla norma. Attenzione, però: negli ultimi anni le diagnosi di ADHD, deficit di attenzione, si sono moltiplicate, tanto da generare dei veri e propri casi. Il pediatra spagnolo Carlos Gonzàles, autore di Genitori e figli insieme, denuncia che il trattamento farmacologico dei bambini è aumentato a dismisura negli ultimi anni, negli Stati Uniti, ma anche in Europa. Il sistema scolastico attualmente in vigore in Italia si scontra con un modello educativo lontano dalla attuali ricerche sull'infanzia e poco attento ai reali bisogni dei più piccoli: questa è una consapevolezza fondamentale di cui ogni genitore deve rendersi conto. L'attenzione dei bambini è estremamente mobile. Ciò che noi chiamiamo distrazione spesso è il frutto di un'intelligenza viva di cui dovremmo prenderci cura con stimoli appropriati. Durante l'infanzia siamo spugne e desideriamo assorbire il mondo. Un bambino non è fatto per stare seduto otto ore e ascoltare immobile due ore di lezione frontale, senza contare che ognuno impara a velocità diverse, dunque il semplice fatto di essere in una classe tutti impegnati nello stesso compito non è ovvio e naturale come sembra in apparenza. Partiamo da qui. Come possiamo aiutare davvero i bambini? Il vero apprendimento è una lezione di vita, ecco perché possiamo riflettere su come impostare i mesi scolastici con meno stress e più divertimento.

Iper-competente o felice: che cosa è meglio per un bambino?

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Che tipo di educazione desideri dare ai tuoi figli? Parti da una consapevolezza: i bambini sono competenti. Impara a nutrire fiducia nella loro capacità di scelta, stimola curiosità e creatività, allena il pensiero critico. Ecco come crescere insieme.

Organizzare la giornata o no?

A LORO CHE COSA PIACE DAVVERO?

Siediti a tavolino con loro e ascoltali: i figli devono essere coinvolti nelle scelte che li riguardano. Sono ancora troppi i discorsi in cui con leggerezza si dice «Gli ho fatto fare…» parlando della scuola o del corso di danza del proprio figlio: è lui che dovrà andare in una certa scuola, o iscriversi a un certo corso. Frequentare un liceo classico solo perché papà pensa che sia una buona scelta non è detto lo sia… e non è affatto detto che renda migliore la preparazione di un figlio alla vita. Perché è a questo che ci si prepara: non a un lavoro o all’università, ma all’esistenza. Per farlo al meglio un bambino ha bisogno di essere ascoltato e preso in considerazione. Al contrario, frequentare una scuola con fatica costituisce un enorme stress e aumenta la frustrazione. Aiutalo a capire che cosa lo entusiasma. Invece di accumulare corsi, fermatevi e scegliete insieme, nelle possibilità familiari, le occasioni che davvero un bambino desidera. Fai in modo che nella sua giornata abbia tempo: tempo per sé, per immaginare, per annoiarsi (la noia serve!), per creare e ascoltare se stesso. L’ascolto di sé e delle proprie emozioni ci rende più consapevoli, sicuri, capaci di prendere decisioni e scegliere la propria formula per essere felici.

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