Punire i figli

Dici punizione e pensi a un modo di educare rigido, a cui gli Italiani ricorrono sempre meno, solo nel 10% dei casi (dati Ipsos), per paura di traumatizzare i figli.

«In realtà essere messi in castigo aiuta i bambini a crescere, a confrontarsi con la frustrazione di non avere sempre tutto e subito» spiega il pediatra Roberto Albani.

Ma come si punisce un figlio? Lo abbiamo chiesto alle pedagogiste Elena Urso e Elisabetta Rossini, che consigliano di procedere per gradi. Così.

Punire i figli? Sì, ma rispettandoli

Il castigo efficace è quello che non ferisce il tuo bambino. E che lo aiuta a diventare grande

GLI ERRORI DA NON FARE

● No ai gesti plateali e umilianti.
Riescono solo a far soffrire il bambino, ma non servono a fargli capire che sta sbagliando. Tuo figlio di 5 anni ha lanciato un sasso? È vero non si fa, ma non impedirgli di partecipare alla gita della scuola a cui vanno tutti i compagni (che, oltretutto, è un’esperienza formativa).

● No alle punizioni infinite. «Starai una settimana senza televisione!». Sicura di riuscire a mantenere la parola per tutto questo tempo? E poi ricorda che bambini hanno un grande senso di adattamento. La prima sera si lamentano, la seconda hanno già trovato un gioco alternativo. E dimenticato che sono in castigo.

Ricordagli le regole

«Il primo passo è ricordare al bambino che quella cosa non si fa. Salta sul divano? Non dirgli “Guarda che ti metto in punizione”. La minaccia fa scattare la sfida, lui vorrà vedere se davvero lo metti in castigo e continuerà. Meglio chiedergli “Ricordi la regola?» spiega Elena Urso.

Mostrati arrabbiata

«Gliel’hai detto e non è servito: rieccolo saltare. Fatti vedere arrabbiata. La tua collera è una prima forma di punizione: per un attimo gli fa temere di perdere il tuo amore. E questa piccola paura aiuta il piccolo a capire che quello che fa ha delle conseguenze» dice Elisabetta Rossini.

Scegli una “sanzione” adeguata

Gli ammonimenti non sono serviti e tuo figlio continua a fare come vuole? «Allora deve scattare la punizione vera e propria che, per avere effetto, va pensata tenendo presente quanti anni ha il bambino » dice Urso.

«In età prescolare la prima regola da considerare è: vietato rimandare. Se tuo figlio infastidisce la sorellina, inutile dire: “Stasera facciamo i conti”: i bambini vivono nel presente, avvertono la privazione se scatta entro pochi minuti. Altrimenti fanno fatica a collegare le due cose».

Man mano che il bambino cresce, aumenta anche la consapevolezza. E su questa è giusto puntare, anche quando si punisce. «Se ha litigato con un compagno, la miglior punizione è fargli chiedere scusa, molto più efficace che privarlo della tv per tre giorni» consiglia Elena Urso. E all’adolescente che rincasa più volte alle 20 invece che alle 19? «Non è pronto per la tua fiducia» risponde l’esperta. «Un mese senza calcio o tablet lo aiuterà a rifletterci su».

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