Parto anonimo: in Italia si può

Molti casi di infanticidio potrebbero essere evitati se si pubblicizzasse di più l'opportunità di partorire in anonimato che c'è in Italia

Secondo i dati del tribunali per i minorenni ogni anno nascono circa 550mila bambini. Di questi circa 400 non vengono riconosciuti dalla madre e vengono dati in adozione.
Purtroppo questi sono i numeri reali di quei bambini ai quali la fortuna rivolge un occhio; i neonatologi parlano di circa tremila neonati che vengono ogni anno abbandonati nei cassonetti o fuori. Per ogni bambino che viene fatto nascere in ospedale e poi dichiarato adottabile,  ce ne sono moltissimi che vengono abbandonati per strada, in condizioni  terribili. Purtroppo i casi di ritrovamento che finiscono sui giornali sono solo la punta dell’iceberg; ce ne sono moltissimi di cui non si  parla, o peggio ancora, che non vengono scoperti.

In Italia esiste una legge che permette di partorire in anonimato e, quindi, non prevede alcun obbligo di riconoscimento del bambino. Come sancito dall’articolo. 70 del R.D. n° 1238/1939, modificato  dall’art. 2 comma I della legge n° 127/97 e dal D.P.R. n° 396 del  3.11.2000 una donna può recarsi in ospedale e partorire in anonimato non  comparendo né nel certificato di assistenza al parto né nell’atto di nascita ma potrà e dovrà ricevere tutte le cure mediche e l’assistenza necessarie per sé e per il bambino.

Il problema è che i casi di abbandono di neonato interessano soprattutto ceti sociali disagiati: in questi casi la poca informazione ha la meglio e molte donne ricorrono alla via più breve ma anche più mostruosa: quella dell’abbandono del neonato nei luoghi più disparati. Partorire in anonimato è un diritto di ogni donna e per questo va comunicato, diffuso e difeso, nell’interesse dei bambini.

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