bambini e acqua

FALLO GIOCARE NELLA VASCHETTA

«Dai primi contatti dipende il rapporto che il bambino avrà con l’acqua» spiega Nicola Brischigiaro, esperto di educazione acquatica. «Quindi controlla la temperatura (37-38°) e fai con calma. All’inizio riempi la vaschetta con 20 cm, quando passerai alla vasca grande 30: aumenterà la sensazione di galleggiamento. E fallo ridere, sottolineando il tuffo dicendo “splash!”».

Evita di mettere bagnoschiuma nell’acqua. «Se gioca e uno schizzo gli finisce in bocca o negli occhi, il piccolo potrebbe spaventarsi. E invece è importante prevenire le sensazioni sgradevoli. Aggiungi il detergente solo alla fine, quando è ora di lavarsi. Prima solo palline e giochi».

Bambini e acquaticità: 10 consigli

Per alcuni è un colpo di fulmine, per altri ci vuole più pazienza. E qualche astuzia. Il nostro esperto te ne rivela 10

 

Una volta consolidato il buon rapporto con l’acqua, il bimbo a partire dai 4 anni è pronto per iniziare a frequentare vere lezioni di nuoto in piscina. Il nuoto è uno sport adatto a tutti, con delle eccezioni. Vediamo quali

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Proteggersi dal sole è importante per tutti, per i bambini in particolare. Ma la pelle non è tutta uguale. Vediamo insieme come proteggere quella dei bimbi neri, olivastri o…bianco latte!

LA PRIMA VOLTA PER.... fare il bagno nella vasca di casa: 3 mesi. andare in piscina (riscaldata): 4

LA PRIMA VOLTA PER…

. fare il bagno nella vasca di casa: 3 mesi

. andare in piscina (riscaldata): 4 mesi

. mettere i piedini nel mare: 5 mesi

. osare un tuffo (da seduto) dal bordo della piscina: 6 mesi

. entrare in mare (per qualche minuto): 8 mesi

. nuotare con i braccioli: 18 mesi

. sguazzare in mare da solo (ma tenuto d’occhio!): 2 anni e mezzo

. prendere lezioni di nuoto: 4 anni

Comincia a portarlo in piscina

«Bagna i piedini. Se vedi che il bambino è contento immergilo a poco a poco fino alle spalle. Tienilo con una presa sicura, ma non troppo stretta. Se però senti che è lui a stringerti più forte, significa che ha paura: rassicuralo!».

Evita di insistere se piange o non è tranquillo. «Non aver fretta, riproverai più avanti. Nel frattempo fagli provare una piscinetta gonfiabile: si sentirà al sicuro».

Aiutalo a stare a galla

«Quando cominciate ad andare in acqua, fai fare al bambino almeno metà del bagno con il tuo sostegno. Ciambelle o tubi non possono sostituirsi a te, sono solo strumenti di gioco. Quando ha più confidenza, per insegnargli a stare a galla da solo, non togliere un bracciolo, ma sgonfiali entrambi un po’alla volta, così da stimolarlo a galleggiare. In questo modo se ne distaccherà gradualmente».

Evita di usare il salvagente a mutandina. «È pericoloso, il bambino rischia di ribaltarsi».

Insegnagli a controllare il respiro

«Già a partire da un anno puoi abituare tuo figlio a trattenere il respiro, incoraggiandolo a fare le bollicine. Inizia tu, soffiando con una cannuccia o un fischietto in una ciotola piena d’acqua. A poco a poco inizierà a imitarti. Fagli ripetere l’esercizio con regolarità. Quando avrà imparato a controllare il respiro, cominciate a fare le bolle immergendo il viso, poi a trattenere il fiato da 1 a 5 (tu conta a voce alta)».

Evita di mandare tuo figlio da solo in mare convinta che sappia nuotare perché si tiene a galla. «Prima di abbassare la guardia, accertati che sia in grado di respirare in acqua o alla prima onda rischierà di bere».

Abiutalo a bagnarsi il viso

«Per superare il fastidio, versagli delicatamente un po’ di acqua dall’alto mentre fa il bagnetto. Ma non coglierlo alla sprovvista: prima avvertilo. Se si aspetta di essere “innaffiato”, non si spaventerà».

Evita di arrenderti se non gradisce. «Prova a distrarlo, fallo ridere o dagli il ciuccio. E ritenta».

Rassicuralo se ha bevuto

«Lui diventa rosso e tossisce, ma tu mantieni la calma! Capita a tutti di bere o tirare su un po’ d’acqua dal naso. Niente di grave: sdrammatizza con frasi come “Forza campione, che ormai è passata”».

Evita di andare nel panico e spaventarlo. «E mai farlo uscire dall’acqua solo perché ha bevuto».

Convincilo che è ora di uscire

«Lui è distratto dal gioco e non se ne rende conto, ma se vedi che ha la pelle delle mani raggrinzita o addirittura le labbra viola, è arrivato il momento di portalo all’asciutto».

Evita di stare con l’orologio in mano. «Non c’è un limite di tempo prestabilito per la durata del bagno».

Fagli vincere la diffidenza

«Punta più sul gioco che sul risultato: se non vuole bagnarsi non fargli pressione. Asseconda i suoi timori e aiutalo ad ambientarsi gradualmente, raccontandogli con tono pacato e dolce dove siete, cosa state facendo e, passo dopo passo, cosa state per fare». Usa tutto quello che può servire per metterlo a suo agio, come coccolarlo o cantargli delle canzoncine.

Evita di fare gesti a sorpresa. «Per esempio spingerlo in acqua o fargli mancare il sostegno che lo tiene a galla: lo spaventeresti ancora di più».

Lascia che si tuffi dopo mangiato

«A patto che stia leggero! Se ha fatto un pasto completo ci vogliono tre ore prima che possa fare il bagno. Pasta e pane, però, sono più veloci da digerire e gli permettono di immergersi subito senza problemi».

Evita di farlo entrare di colpo nell’acqua fredda. «Se ha mangiato bisogna che impari a immergersi gradualmente per lasciare al corpo il tempo di abituarsi».

Preparalo a entrare in mare

Capita spesso che i bambini preferiscano la piscina, perché è più rassicurante. «Non ci sono onde e ha dei confini precisi. Al mare, invece, devono affrontare una massa d’acqua che si muove, fa rumore ed è anche più fredda. Prendi tuo figlio per mano e accompagnalo sulla battigia, raccontagli dove siete e cosa ha di speciale quel posto, poi lascia che si bagni i piedini».

Evita di forzarlo. «Perché scopra il piacere del mare è meglio che prenda confidenza con la nuova situazione».

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