LA SCINTILLA
«Il più delle volte a farti perdere il lume della ragione non è il gesto in sé, ma la situazione di tensione in cui si inserisce» spiega la psicoterapeuta Monica Morganti.
«La sfuriata non è un fulmine a ciel sereno e neppure segno del tuo “cattivo carattere”. Nasce da una rabbia, un’insoddisfazione o una frustrazione che avevi già dentro e che hai lasciato montare, senza accorgertene. Un caso classico? La mattina quando sei di corsa, pronta a schizzare al lavoro, e tuo figlio fa storie per andare a scuola: l’effetto è quello della goccia che fa traboccare il vaso. E tu vai in escandescenze».
LA REAZIONE
«Quando senti che stai per perdere le staffe, fermati e chiediti “perché mi arrabbio? Perché fa i capricci lui o perché sono stanca io? Perché così deve fare un bravo genitore o perché così facevano i miei genitori con me?”» consiglia la psicoterapeuta Monica Morganti. Capire la rabbia è il primo passo per smontarla. Il secondo è non lasciare che cresca. «Prova a intervenire subito, prima che da un livello 1 arrivi a 100. Altrimenti è inevitabile esplodere. E poi pentirsene. Non è un caso se poi ci maceriamo nel rimorso: è come se fosse stato qualcun altro a infuriarsi, perché quella scenata non nasce dentro di noi, ma da fattori esterni che ci sono sfuggiti di mano».
C’è un ottimo esercizio anti-rabbia da fare proprio nel momento in cui senti che la situazione ti sta per sfuggire di mano. «Prova a dirti “sono una brava mamma”, “sono un bravo papà”. Ripetiti “Ok, questa volta non mi dà retta, ma la prossima andrà meglio”» aggiunge Maria Vittoria Giusti. «Capiterà che tuo figlio non ti ascolti, ma questo non vuol dire essere cattivi genitori. Mettere in evidenza i risultati ottenuti, più che le mancanze aiuta ad affrontare con più serenità anche i piccoli fallimenti. E a tenere alla larga la collera» assicura Maria Vittoria Giusti.
IL LATO POSITIVO
«Essere in grado di gestire le proprie emozioni, anche le più forti, è un insegnamento fondamentale di un genitore e sarà assorbito dal figlio come modello di comportamento da imitare» conclude Monica Morganti.