Insegnare ai figli il valore dei soldi

Si dice che per un economista le grandi sfide siano tre: discutere con gli addetti ai lavori; farsi comprendere dal grande pubblico e, infine, parlare con i propri figli. Perché c’è la tendenza a considerare il denaro un argomento “da grandi”, troppo serio e complicato per dei bambini.

«Così, però, veniamo meno al nostro compito, quello di fornire loro “gli attrezzi del mestiere” per gestire in modo sano e intelligente uno degli aspetti dell’esistenza» spiega Fabrizio Galimberti, editorialista del Sole 24 ore e autore del libro L’economia spiegata a un figlio (Editori Laterza). «I figli hanno bisogno di capire e i genitori li devono accompagnare in una graduale scoperta del valore dei soldi».

Ecco, allora, i suoi consigli per farlo al meglio, età per età.

Come insegnare ai nostri figli il valore dei soldi

Chi ha detto che il denaro è un argomento da grandi? A 6 anni i bambini imparano cosa significa investire. A 8 possono guadagnarsi i primi euro. E a 16 sono pronti per un acquisto a rate

«Cosa compreresti con 1.000 euro?». Tra i 2.167 adolescenti intervistati, il 66% della femmine ha risposto scarpe e vestiti, mentre il 45% dei maschi si orienterebbe su playstation e videogiochi (Società italiana di pediatria).

Indipendenza, amore per l’arte, ecologia..sono solo alcuni fra i valori importanti da trasmettere ai nostri figli. Quali sono i quelli fondamentali per te?

4 anni: non è ancora il momento di mettergli i soldi in mano

Negli anni dell’asilo è fondamentale trasmettere ai figli un concetto importante: ogni risorsa ha un limite.

Si fa attraverso semplici gesti: insegnandogli a spegnere la luce quando esce da una stanza o a chiudere il rubinetto mentre si lava i denti. Portare i piccoli a mettere uno stop agli sprechi è il primo passo per educarli a un rapporto sano con il denaro.

6 anni: si può cominciare a parlare di risparmio

Basta regalare un salvadanaio o un piccolo portamonete in cui il bambino metterà le mance da usare per acquisti come figurine, giornaletti, dolci. No, invece, a fargli usare il suo denaro per l’abbigliamento: le spese importanti spettano ai genitori.

In occasione di feste speciali come il compleanno si inizia a spiegargli il concetto di investimento: «Quei 50 euro che il nonno ti ha regalato puoi spenderli subito oppure metterli in banca o su un libretto postale che ti frutta degli interessi. Così, tra un po’ di tempo, aumenteranno».

8 anni: avvicina il bambino all’idea di guadagno

Come? Proponendogli dei lavoretti extra, al di fuori della normale collaborazione famigliare che comporta, per esempio, riordinare la sua cameretta. Può tagliare l’erba del prato, o passare l’aspirapolvere. L’importante è stabilire un compenso proporzionato al suo lavoro.

Quanto? Visto che è un apprendista, gli spetta la metà della paga di un professionista. Se la colf prende 10 euro l’ora, a lui ne andranno 5. La metà se l’impegno è di mezz’ora.

11 anni: arriva la paghetta

Alle medie il ragazzino ha raggiunto la maturità necessaria per iniziare a gestire una paghetta settimanale, naturalmente adeguata alle possibilità della famiglia. Quello sarà il suo budget e potrà scegliere di spenderlo come vuole.

Niente paura se, all’inizio, commetterà degli errori. Per esempio, spenderà tutto per un gioco che si rivelerà deludente, o comprerà un panino sproporzionato all’appetito. Nei limiti del possibile, va lasciato libero di fare le sue esperienze, così imparerà che una spesa non oculata comporta una perdita di denaro. E, la volta successiva, saprà essere più cauto.

16 anni: può fare acquisti "a rate"

A questa età aumentano le esigenze. Il ragazzo vuole l’ultimo modello di smartphone ma non ha denaro sufficiente? La mossa giusta è farglielo pagare un po’ per volta. Stabilendo la rata da saldare.

Se, per esempio, deve ridare 40 euro al mese, dovrà organizzarsi sapendo che buona parte della paghetta se ne andrà per rispettare questa scadenza.

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