Bimbi e rete

I bambini di oggi, i cosiddetti nativi digitali, non conoscono i più noti giochi da cortile: la campana, un due tre stella, i quattro cantoni. Forse l'unico che riesce a sopravvivere è il nascondino, ma quando hanno l'opportunità di giocarci?
In proporzione al passare degli anni - dagli anni 70 in poi all'incirca - sono cresciute le ansie dei genitori che, in preda ad atteggiamenti sempre più iperprotettivi e prescrittivi, hanno man mano ridotto le ore di gioco libero e in comitiva all'aria aperta, a favore di pomeriggi passati davanti alla tv, a una console di gioco o a un computer. Quando va bene, i pomeriggi dei bambini sono pieni di attività adulto-mediate - il corso d'inglese, la piscina, il teatro - durante le quali possono socializzare con altri bambini ma non hanno la possibilità di confrontarsi liberamente con i loro pari e di operare delle scelte in autonomia come al contrario farebbero in cortile imparando anche a cavarsela da soli durante gli accesi scambi di opinioni tipici dei piccoli.

Bambini e internet: troppo liberi davanti al computer

Chiusi in casa per essere protetti dai pericoli ma senza nessuna protezione da quelli della rete: sono i nativi digitali

L’esperto ci spiega i pro e i contro dell’uso di internet da parte dei minori. Per una maggior consapevolezza dei genitori.

Secondo una recente ricerca, tra i problemi che si affacciano già nella preadolescenza ci sono i videogiochi 18+ e la pornografia…

Bambini più ansiosi

I genitori, riempiendo le giornate dei bambini di attività preconfezionate, hanno placato le proprie ansie, nutrito le manie di controllo e privati i propri figli di spazi e tempi di gioco libero.
In questo modo, i bambini non riusciranno mai a conoscere i propri limiti, a sperimentare la paura e a imparare a gestirla. Il gioco non supervisionato dagli adulti pertanto, serve a far acquisire ai bambini un sano equilibrio psichico; la riduzione o la privazione di questo tipo di attività ha portato i bambini di oggi ad essere sempre più esposti a casi di ansia, ma anche sempre meno capaci di mettere in pratica l’autocontrollo, perché hanno costantemente un adulto vicino e pronto a intervenire.
Questi finti confini hanno quasi annientato le nostre ansie ma le hanno fatte traghettare verso i bambini.

Genitori meno presenti

Nonostante quei genitori siano onnipresenti nei momenti in cui il bambino è fuori dalla propria abitazione, essi stessi si trasformano in persone (quasi) assenti durante le situazioni della quotidianità: quando i bambini sono davanti a schermi di smartphone, computer e console di videogiochi. Il digitale entra in quel recinto di tranquillità in cui i genitori sentono di poter lasciare libero il proprio figlio.
Alcuni dati? I genitori non impongono per esempio alcun divieto al 70% degli studenti di scuola superiore e al 35% di quelli di scuola media in quanto alla scelta dei videogiochi: non controllano il PEGI e pensano che un videogioco vietato ai minori non possa fare danni se usato, appunto, da un minore. Inoltre consentono ai propri figli di aprire un account su un social network, sotto l’età minima prevista (da un’indagine Doxa Kids risulta che più dell’85% dei ragazzi conosce un minore di 13 anni iscritto a FB).
Quindi, proprio nel momento in cui i bambini e i ragazzi avrebbero più bisogno di una guida per destreggiarsi al meglio nella giungla della rete, scegliere i contenuti adatti a loro e riconoscere i pericoli, vengono invece lasciati liberi di navigare senza controllo. I nativi digitali si ritrovano a essere bombardati di informazioni ma non hanno un punto di riferimento, con cui confrontarsi e rielaborare le informazioni apprese. A chi spetta questo ruolo formativo se non agli adulti/genitori?

Livello di alfabetizzazione digitale basso tra i genitori

Quando ai genitori viene chiesto di controllare la vita digitale dei propri figli ci si scontra contro un livello di alfabetizzazione digitale mediamente basso.
Persone che oscillano tra la demonizzazione del web e l’osannare questo splendido mezzo di intrattenimento. Nel mezzo il senso di spaesamento, che induce molti a nascondersi dietro all’ignoranza rinunciando al proprio ruolo educativo.
Le nuove tecnologie, se usate nella giusta maniera, offrono grandi opportunità educative che, spesso, sono nascoste da pericoli come il cyberbullismo e la pedopornografia.
I pericoli esistono in rete come fuori dalla rete, ciò che serve è solo educazione e alfabetizzazione digitale che possano aiutare chi è digiuno di digital a sostenere i propri figli nella crescita.

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