Il senso di colpa nei bambini

Alcuni genitori si affidano alle sgridate, altri alle punizioni ma siamo sempre certi che tutto ciò che dicono o fanno sia sempre corretto? È estremamente importante che gli adulti per primi si mettano nei panni del bambino e si domandino: "Come mi sentirei se fossi al suo posto e mi venisse detto qualcosa del genere?"
Alcune espressioni stimolano il senso di colpa che comincia a strutturarsi nell'infanzia, e che in seguito può sfociare in età adulta in una seria problematica comportamentale.
Ma come nascono i sensi di colpa nei bambini? Esistono degli atteggiamenti molto comuni e spesso usati dai genitori per indurre i figli a comportarsi meglio o per dare maggiore spessore a una ramanzina. A livello psicologico, il  risultato purtroppo, non è proprio dei migliori.
Vediamo quali sono gli atteggiamenti e le frasi capaci di generare il senso di colpa...

Sensi di colpa nei bambini: frasi e comportamenti da evitare

Crescere bambini educati è importante. Ma attenzione agli atteggiamenti che potrebbero ferire i nostri figli

Un argomento molto delicato e dibattuto: le punizioni fisiche sui bambini sono lecite?

Una fase della crescita del bambino che mette a dura prova la pazienza dei genitori: i capricci!

Liberarsi dal senso di colpa in età adulta… è possibile!

Frasi da non dire ai bambini: "Vorrei che tu non fossi nato"

Non ci vuole molto a capire che frasi come “vorrei che tu non fossi nato” o “ti ammazzerei per questo”, “ho sofferto per farti nascere e ancora soffro perché mi fai arrabbiare” sono quanto di più deleterio un genitore possa dire a un figlio seppure in un momento di rabbia. In questo modo si nega il principio fondamentale secondo il quale i figli sono principalmente il frutto di un grande amore.
Questo messaggio non viene inviato solo con le parole ma anche attraverso atteggiamenti. Nei momenti in cui il bambino chiede attenzione e affetto e viene ignorato volontariamente perché magari il genitore in questione è preso da qualcosa di “più importante”. Ciò rende il piccolo dipendente dalle manifestazioni d’affetto che sarà l’adulto a decidere quando dare e, quindi passa il messaggio che non sia giusto avere bisogno di conferme e di affetto.

Non obblighiamo il bambino a comportarsi da adulto

In un momento in cui il bambino si lamenta e fa i capricci, i genitori si sentono quasi minacciati da un comportamento infantile e, di riflesso, dal loro stesso figlio.
La richiesta più comune è: “dai, non fare il bambino piccolo, comportati da adulto responsabile”. In questo caso ci si dimentica completamente di stare parlando con una persona che non è un nostro pari ma è, appunto, veramente un bambino al quale non si può chiedere di comportarsi in una maniera diversa. Queste richieste lo confonderanno portandolo a credere che il divertimento, il gioco, la spensieratezza non siano dei comportamenti legati (e propedeutici) alla crescita. Di conseguenza, il piccolo, una volta adulto, non avendo avuto la possibilità di vivere l’infanzia, cercherà inconsciamente di impedire questo naturale processo al proprio figlio.
Di contro, ma spesso inspiegabilmente associata al primo comportamento, c’è la richiesta di non crescere. Con parole o gesti si chiede al bambino “non abbandonarmi, non lasciarmi per diventare una persona adulta, ma resta piccolo così potrai badare a me”.
Questo comportamento potrebbe generare – estremizzando – adulti insicuri che, anche controvoglia, sacrificano i propri desideri per restare a casa dei genitori per badare a loro, nonostante l’età adulta di entrambi.

Lasciamo i bambini liberi di essere se stessi

Di solito, ciò che viene insegnato come prima cosa ai bambini, è proprio il difendere le proprie caratteristiche con unghie e denti e di non farsi plagiare dalla società che li circonda. Scavare nella propria individualità e rendere le proprie unicità dei punti di forza.
Frasi tipo: “assomigli tutto a tuo padre” o “a tua madre” dette sia per premiare che per ammonire il bambino, insegnano che è giusto e importante essere qualcun altro ma non sé stesso per essere notato e apprezzato.
Anche il voler sottolineare le apparenti caratteristiche negative del proprio figlio: “mio figlio è un bambino timido”, “è diverso dagli altri”, “è difficile” fa sì che al piccolo arrivi il messaggio che la sua persona, in quel modo, non potrà mai relazionarsi bene con gli altri. In questo modo, il piccolo vivrà la sua solitudine, la sua incapacità a strutturare rapporti significativi sul piano affettivo e sociale anche da adulto.

L'importanza delle carezze per i bambini

Per i bambini è importantissimo esprimere la propria emotività, i propri bisogni ponendo fiducia nell’altro. Cioè nella ricerca delle carezze. Laddove manca la vicinanza fisica tra genitori o tra adulti e figli, il rapporto affettivo è fatto prevalentemente di verbalizzazioni e di pochi contatti.
Un bambino che non è in intimità con i genitori non riuscirà mai a fidarsi di qualcuno e questo lo induce a diventare un adulto con serie difficoltà a trovare relazioni affettive significative e a stabilire un’intimità nel rapporto che avrà le stesse caratteristiche di quello da cui ha derivato il suo modello comportamentale.
Le coccole, le carezze regalano un arricchimento emotivo a genitori e figli e compensano qualsiasi tipo di disagio si presenti in quanto rappresentano riconoscimento dell’altra persona a prescindere dal contatto fisico. Le carezze positive si riferiscono a ciò che la persona è: “Ti voglio bene” mentre al contrario, negare il contatto, allontanare il bambino esprime concetti come “non ti sopporto” e sono un modo per negare l’esistenza dell’altro.

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