BONUS CARE PER LE DONNE LAVORATRICIPermettere alle donne che lavorano di detrarre l'80% della spesa

BONUS CARE PER LE DONNE LAVORATRICI
Permettere alle donne che lavorano di detrarre l'80% della spesa annua effettuata per una professionista che cura la casa, i bambini o gli anziani: ecco l'idea presentata insieme al network di associazioni PariMerito. L'imprenditrice Paola Diana punta l'attenzione sulle donne che lavorano e il loro ruolo per la crescita del Pil: ha 39 anni, è mamma di due figli e al momento la proposta di legge da lei curata, nata nel network di cui è vice presidente, si trova all'esame della segreteria legislativa del ministro Maria Elena Boschi. L'economia italiana per crescere ha bisogno delle donne.

Ma di cosa hanno bisogno le mamme che lavorano per essere donne felici?

Bonus care: è quello che serve a una mamma lavoratrice?

Una proposta di legge per detrarre l'80% delle spese per baby sitter o colf. Un aiuto prezioso... che però non restituisce alle mamme che lavorano il diritto di crescere i propri figli

Il tasso di natalità in Italia è sempre più basso

ITALIA, PAESE PER VECCHI
L’Italia è uno dei Paesi più vecchi al mondo per quanto riguarda il tasso natalità. Il 2013 ha segnato il record negativo assoluto. La precarietà economica, insieme alla difficoltà a trovare lavoro e la presenza di contratti incapaci di dare sicurezza al futuro, non giovano. Sono tantissime le coppie che decidono di rinviare la maternità e, nel caso ci si lanci nel progetto maternità, gran parte si ferma al figlio unico.

Tornare al lavoro dopo la maternità

MAMME AL LAVORO
La grande difficoltà delle donne che diventano madri è conciliare la famiglia con il lavoro: non è questione di abilità personale, purtroppo nella maggior parte dei casi si tratta di combattere contro un sistema che non prevede alcun tipi di flessibilità. Le donne restano a casa alcuni mesi, in numero variabile, ma al ritorno si presuppone che tutto sia uguale. Unico sconto? Un part time spesso difficile da ottenere.

Aiutare tutte le donne lavoratrici

DONNE LAVORATRICI
La proposta di legge intende incidere favorevolmente sulle donne lavoratrici, aiutando le madri a evitare l’abbandono del posto di lavoro dopo la nascita di un bambino e incentivare l’emersione del sommerso tra le lavoratrici domestiche. Oggi è un fatto che la gestione familiare in tanti casi sia facilitata e resa possibile dal lavoro di badanti e baby sitter che aiutano in maniera diretta il benessere di molti nuclei familiari. Tuttavia, differenza di altri Paesi, dove questa professione è remunerativa e possiede un ruolo ben definito a livello sociale, fare la baby sitter in Italia non sempre gode di altrettanta considerazione.

Il diritto di lavorare

LAVORARE, UN DIRITTO
I dati Istat parlano di un tasso di disoccupazione in crescita: lo scorso mese di marzo l’indice è salito al 13% rispetto al 12,7% del mese di febbraio. Eppure sono tante le donne che desiderano un lavoro. Perché lavorare permette di conquistare la propria autonomia: non è solo questione della possibilità materiale di uno stipendio, ma anche stimolo per le proprie competenze, inserimento a livello sociale, evoluzione personale. Il lavoro è un diritto anche se in certi casi, come nella malata Italia, diventa una preghiera capace di mettere in ginocchio un lavoratore.

Essere mamma: un valore aggiunto anche sul lavoro

ORGOGLIO PER LA PROPRIA ESPERIENZA
Essere madre e aver superato i 30 anni in Italia costituisce un problema in più nella ricerca di un impiego. In realtà, avere un figlio è una lezione di vita che vale anche sul lavoro, perché una donna quando diventa madre impara a far fronte a ogni imprevisto e paura, diventa più forte, acquista capacità di decisione e abilità nel gestire il tempo e la famiglia. Ecco perché ogni donna dovrebbe iniziare a parlare con orgoglio della sua famiglia e considerare l’esperienza in quanto partner e madre un valore aggiunto alle sue competenze.

La fuga (non voluta) delle donne dal mondo del lavoro

UN FUTURO DIFFERENTE
A differenza del 3% per il sesso maschile, le donne che decidono di interrompere il lavoro per motivi familiari rappresentano il 30% (dati Istat 2014): solo quattro madri su dieci riprendono l’attività lavorativa una volta stabilizzata la situazione familiare. È importante ricordare che in Italia, Paese con la più alta percentuale  (37%) di famiglie monoreddito in Europa, il tasso di occupazione femminile diminuisce al crescere del numero dei figli: si passa dal 60% con 1 figlio al 33% con 3 figli. Nel rapporto sulla parità di genere del World Economic Forum 2014, l’Italia è 114esima su 142 Paesi riguardo la partecipazione socioeconomica delle donne. Quali sono i cambiamenti necessari per immaginare un futuro differente?

Cosa vogliono le mamme che lavorano? Tempo per i figli

IL TEMPO HA UN VALORE
Il tempo costituisce la chiave fondamentale per una modalità nuova nell’organizzazione del lavoro. Permettere alle donne che lavorano di detrarre le spese per i collaboratori che svolgono un aiuto prezioso nella gestione di casa è un passo significativo, così come è importante attestare la professionalità di chi mette a disposizione di una famiglia braccia e competenze, aumentando il livello di benessere di un nucleo familiare.

Tuttavia, in una società un po’ più attenta al rendimento e meno legata alla presenza, l’organizzazione del lavoro potrebbe essere immaginata e sviluppata in maniera molto differente. Sono molte professioni a permettere un lavoro in remoto che oggi viene ancora guardato con sospetto, senza contare che, ben più di lunghi mesi a casa, ciò che potrebbe fare realmente la differenza è la possibilità di avere orari più flessibili, part time verticali o orizzontali: momenti in cui organizzare il lavoro con formule diverse. Perché è il risultato che conta.
E perché ogni donna ha il diritto di crescere i suoi figli!

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