Quando non mangia

QUANDO NON MANGIA

«Mangia tutto, altrimenti...», quante volte ti è capitato di pronunciare queste parole, magari per invogliare tuo figlio a ingoiare anche l'ultimo cucchiaino di pappa. Monica Contiero, psicologa clinica e infantile spiega: «È proprio il caso di vivere così la nutrizione del nostro bambino? È veramente così importante per la sua crescita che mangi anche quando non ha più fame? No, non lo è». Sfogliando le pagine di The family food. Ricette naturali per famiglie incasinate, scritto da Giulia Mandrino e Antonella Alfieri scopriamo il piacere e la leggerezza di un approccio nuovo, attento all'emozione e ai bisogni espressi dai più piccoli: «I bambini sono in grado di avvertire lo stimolo della fame, sono in grado di autoregolarsi dal punto di vista fisiologico, non è messa in discussione la loro sopravvivenza e nemmeno la loro crescita sana ed equilibrata».

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Ispirazioni per una crescita più felice

 

Viviamo in una società in cui la disponiblità di cibo non è in  discussione: stimolare un bambino a nutrirsi in modo corretto è  doveroso, ma è necessario tener conto che ognuno ha una costituzione  differente. Paradossalmente forzare può portare al  risultato opposto rispetto a quello desiderato, perché allontana un  bambino dal piacere del cibo creando un senso del dovere, che nel futuro  può trasformarsi in una vera e propria avversione verso alcuni cibi. «Cerchiamo di dominare le nostre ansie e di pensare  che il nostro bambino crescerà comunque sano e forte… anche se mangia  mezzo piatto di pappa. Fidiamoci della natura!» spiega l’esperta. Sfoglia la gallery qui sopra e scopri perché fidarti di più del tuo istinto andrà a vantaggio della crescita dei tuoi figli.

La rabbia nei bambini

CONTRO LA RABBIA CI VUOLE CALMA

Come ci insegna l’istruttivo film d’animazione Inside Out (2015) siamo fatti di tante emozioni: ci sentiamo bene quando vibriamo di gioia, ma hanno diritto di esistere anche sensazioni più pesanti come rabbia e tristezza. Mai dire frasi come «Se piangi, la mamma si dispiace». Per un bambino è importante sentirsi incoraggiato e libero di esprimere ciò che sente nel profondo di sé, perché l’attenzione verso ciò che accade dentro lo aiuterà a entrare in contatto con i suoi bisogni autentici, una risorsa che si rivela fondamentale per la vita. Verso i 2 anni, quando in genere inizia la fase dei no e dei capricci, il bambino attraversa un momento importante che lo porta a individuarsi come un IO distinto dai genitori. La regola più importante? Mantieni la calma. Un genitore disorientato, spaventato o nervoso di fronte alle crisi di rabbia genera ancora più insicurezza nel piccolo, che, invece, in questo periodo ha bisogno di una struttura di contenimento. Quando un no è no, evita di cedere alle sue richieste. Ma attenzione agli urli, che spesso peggiorano la situazione. La vera autorevolezza è una conquista interiore ed è ben diversa dall’autorità.

Poco sport

ZERO ATTIVITÀ FISICA?

Durante un’indagine realizzata in collaborazione con la Scuola di specializzazione in medicina dello sport dell’Università di Firenze è emerso che sui 2.500 soggetti coinvolti, bambini e ragazzi dagli 8 ai 18 anni, due terzi hanno mostrato un sovrappeso del 15%, mentre un terzo in media il 17%. Un dato importante, che conferma le tendenze statunitensi: i bambini nella nostra società fanno poco sport. Gli studi mostrano che nella maggior parte dei casi i genitori tendono a sottovalutare i problemi di peso. È bene sfatare la convinzione, diffusa, che sia sufficiente qualche ora in palestra o un corso. L’attività fisica è uno stile di vita attivo. Nel tempo libero coinvolgi i bambini: scampagnate in bicicletta, gite fuori porta o una semplice passeggiata quotidiana aiutano i piccoli a curare lo sviluppo fisico e apprezzare il movimento, che non deve nascere dal senso del dovere, bensì dal piacere di un corpo energico e in forma.

Troppa tv?

MENO TV, PIÙ CREATIVITÀ

Secondo i dati di un’indagine condotta da un team di ricerca giapponese appartenente all’Università di Tohoku troppa televisione influisce negativamente sul cervello, specialmente durante la fase di sviluppo. I bambini coinvolti nello studio, 270 di età compresa fra i 5 e i 18 anni, hanno dichiarato di guardare fino a quattro ore di tv al giorno: sottoposti a test di valutazione, è emerso che le aree celebrati collegate a memoria, linguaggio e capacità di attenzione possono subire conseguenze negative rispetto a chi trascorre meno ore davanti al televisore. Spesso il tempo da trascorrere insieme ai figli è poco, tuttavia è importante imparare a sfruttare i piccoli momenti, anche a fine giornata, per fare qualcosa insieme. I bambini sono estremanente creativi: basta un piccolo imput per far partire le loro incredibili doti di immaginazione e fantasia. Dire «Spegni la tv!» non funziona. Coinvolgi tuo figlio in qualcosa di divertente da fare. Il semplice fatto di apparecchiare o seguirti un cucina, disegnare o fare una costruzione mentre tu lavori, per un bambino è eccitante, quando sente che lo stiamo ascoltando davvero. Vietato accendere la tv quando si è tavola (vale anche per gli adulti!).

Imparare a fare ordine

PICCOLE BUONE ABITUDINI

Ogni volta fare ordine è un dramma? Secondo il metodo Montessori una buona strategia è partire dall’organizzazione della cameretta. Fai in modo che mensole e contenitori siano ad altezza bambino. All’inizio del Novecento Maria Montessori è stata la prima educatrice a creare scuole materne con sedie e tavolini creati appositamente per i piccoli. Secondo i principi del celebre metodo il classico cesto dove raccogliere tutto è un errore e crea caoticità nella mente del bambino: un po’ come se qualcuno mettesse i tuoi attrezzi da cucina alla rinfusa in uno scatolone. Educare all’ordine è un processo graduale. Insegna a tuo figlio a prendere un gioco per volta e, una volta terminato, riporlo nel posto giusto prima di iniziare una nuova avventura. La chiave giusta? Il linguaggio. Spiegalo come se fosse un gioco naturale. Accetta che ci siano momenti di caos (anche noi adulti ogni tanto ce lo permettiamo!) ma in generale ricorda che il miglior insegnamento è l’esempio. Quando si in una casa dove ogni persona è abituata a rimettere le cose al suo posto, i bambini imparano a fare ordine e avere cura dell’ambiente.

Non sta mai a tavola?

CULTURA DEL CIBO

«La piacevolezza dello stare seduti tutti a tavola a mangiare insieme e chiacchierare non fa parte del mondo dell’infanzia, ma di quello degli adulti» ci spiega la psicologa Monica Contiero in The family food, ricette naturali per famiglie incasinate: «Per il bambino si tratta di finire di mangiare e tornare a giocare, non è presente il concetto di convivialità». Accetta che per un bambino, soprattutto quando è molto piccolo, stare seduto a tavola durante una cena interminabile, dove tutti parlano di discorsi che non può capire, è una forzatura. Probabilmente nemmeno tu ti divertiresti se fossi obbligata a stare seduta ore ascoltando discorsi che non ti riguardano. Rincorrere i bambini in giro per casa per imboccarlo? Meglio di no: è un’abitudine che non aiuta il bambino e per gli adulti può diventare realmente stressante. Durante la quotidianità inizia a costruire il pasto come un piccolo rito, in cui si mangia e ci si chiede com’è andata la giornata. Durante le cene al ristorante un buona strategia è far mangiare i bambini prima, a casa, e portare con loro un piccolo album con tante matite colorate. Chiedersi che cosa può provare un bambino, e che cosa proveremmo noi al suo posto, è il modo migliore per trovare un accordo, creare le basi per un buon dialogo e insegnare l’educazione autentica, che è capacità di rispettare gli altri dal profondo del cuore, con empatia.

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