SBAGLIARE PER IMPARARE«Le mamme (e i papà) sbagliano per amore» spiega Marzia Cikada, (marziacik

SBAGLIARE PER IMPARARE
«Le mamme (e i papà) sbagliano per amore» spiega Marzia Cikada, ([email protected]) psicologa e psicoterapeuta. Ogni genitore desidera il meglio per il proprio figlio, tuttavia l'energia che concentriamo su un bambino può diventare un limite, oppure uno spunto per crescere insieme. «Quello stesso amore può trasformarsi in creatore di coraggio, se si è disposti a fare, almeno all'inizio, un poco di fatica. I bambini hanno bisogno di una mano sicura che li tenga, ma più crescono più la mano deve saper allentare la presa e restare uno sguardo amorevole che osserva, incoraggia, facendo ogni volta un passo più in là».

Un esempio pratico? L'esperta chiarisce: «Osservare le mamme e i bimbi al parco offre uno specchietto chiaro di come un continuo “Attento l'altalena è troppo alta!” faccia sì che a certi bambini alcune esperienze vengano interdette, salvo poi ribellarsi, per esempio scappando su altalene sempre più alte e davvero pericolose, o pensare di non essere capaci a salirvi». Possiamo prendere l'altalena come una metafora dell'esistenza. «La presenza affettiva di uno sguardo che accompagna, scalino dopo scalino, fino in cima all'avventura-altalena, insegna ai bambini che possono farlo, ne sono capaci e mamma è lì con loro per permettergli di scivolare allegramente. Se nel farlo cadono o si fanno male, hanno comunque imparato qualcosa».

Sei un genitore apprensivo? Attenzione ai danni

Con l'aiuto dell'esperta capiamo come mai un'educazione che tende all'iperprotettività può causare problemi psicologici ai bambini

I FIGLI DI GENITORI IPERPROTETTIVI SONO PIÙ INFELICI
È la teoria di una ricerca molto approfondita sul tema, pubblicata sul Journal of Positive Psychology e condotta dai ricercatori della University College London. La ricerca ha analizzato la vita di più di 5.000 persone nate nel 1946: quelle con un punteggio più alto in termini di felicità e benessere risultavano cresciute con genitori non apprensivi.
Il controllo costante sui bambini limita la loro indipendenza con la conseguenza di renderli meno capaci di regolare il proprio comportamento e le proprie emozioni di fronte alle diverse situazioni.
I ricercatori però precisano: questo non vuol dire lasciar fare ai figli ciò che vogliono, ma sorvegliarli senza opprimerli. Infatti nello studio non si sono riscontrate ripercussioni psicologiche su quei bambini ai quali ogni tanto erano posti dei divieti.

No al controllo ossessivo dei figli

SEI IPERPROTETTIVO?
Un tempo le notti di veglia erano quelle passate davanti al camino, con tutta la famiglia riunita e la presenza, forte e rassicurante, del fuoco. L’origine di questa parola significa “stare desto”: essere sveglio, consapevole, attento è ciò che permette a un genitore di conoscere profondamente un figlio, al di là delle apparenze. Quando “vegliare” diventa sorvegliare, come accade sempre più spesso, la capacità di guidare stando un passo indietro diminuisce e con essa la fiducia reciproca, necessaria per costruire un dialogo positivo. Dietro alla tendenza al controllo spesso si trovano paura e insicurezza, emozioni che tutti proviamo, ecco perché è fondamentale lavorare prima di tutto su se stessi. Diventare genitori non prevede un diploma: rimaniamo ciò che siamo, ma continuando a crescere, insieme ai figli.

Non trasmettiamo le nostre paure ai bambini

ANSIA? NO, GRAZIE
Quali danni può creare un genitore eccessivamente apprensivo? «Insicurezza e poca autostima, per esempio» spiega Marzia Cikada, che aggiunge: «Si rischia di veder aumentare pensieri come “Se non ci credono i miei genitori (che posso fare le cose), perché dovrei farlo io che sono solo un bambino?” Un bambino a cui non è permesso rischiare nulla, neppure di cadere sul pannolone, cresce solitamente in compagnia di ansia e incertezze, più facile alla paura». Da piccoli prestiamo attenzione a ogni dettaglio: se le nostre azioni vengono guardate con timore oppure ostacolate anche quando non sarebbe necessario, respiriamo paura.

Le paure dei bambini sono naturali: aiutiamoli a superarle

LA PAURA AIUTA A CRESCERE
Per un bambino è fondamentale rapportarsi con la propria paura, viceversa i timori dei genitori destabilizzano poiché hanno lo stesso effetto di un tabù, invisibile ma estremamente presente e in grado di riempire una stanza. Secondo l’esperta: «È naturale che i bimbi abbiano paura di fronte al nuovo, al buio o di fronte a un cane grande, per questo chiedono all’adulto di essere rassicurati e aiutati a superare il timore». Cosa accade quando siamo noi a diventare preda delle nostre paure? «Se l’adulto conferma la paura, allora i comportamenti si faranno sempre più timorosi. In questi casi l’avventura della crescita può diventare un inanellare momenti di ansia e paura, tutti no che si dicono alla vita».

Riconoscere i pericoli reali o i nostri timori

FIGLI INDIPENDENTI A PATTO CHE…
Come è possibile migliorare il proprio rapporto con la paura e aiutare l’indipendenza dei propri figli? Come chiarisce la psicologa e psicoterapeuta Marzia Cikada: «Spesso le intenzioni dei genitori sono buone, solo che… capita siano fin troppo buone! A volte meno è meglio, specie se si parla di accompagnare i bambini alla scoperta della vita». I suggerimenti? «Concentriamoci su noi stessi prima che sui piccoli. Capire che cosa ci spaventa e perché aiuterà a capire se a limitare il bambino nella sua scoperta del mondo è una pericolosità reale, oppure i nostri timori».

Lasciamo i bambini liberi di spiccare il volo

COMBATTI LE TUE PAURE
Dentro ogni genitore si nasconde un bambino: con gli anni abbiamo acquistato esperienza e sicurezza in noi stessi, ma accade a tutti di provare paura, spesso in modo immotivato e assolutamente irrazionale. «Può essere la paura del giudizio, del mondo, di fare “brutta figura”», conclude l’esperta, che rassicura: «Il pericolo, a piccole dosi, è alla base della scoperta, della conoscenza e di una buona autostima. Senza uscire da quanto si conosce, anche solo un piedino, non si impara niente di nuovo e dove non si impara niente di nuovo, non si cresce». Precipitare nel vuoto per andarsene dal nido è un atto di coraggio: quando troviamo quell’emozione nello sguardo di chi ci ama è più facile spiccare il volo.

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