Mamma, posso uscire la sera?

Ma come? Solo ieri piangeva disperata quando la lasciavo all’asilo e adesso insiste per uscire con le amiche dopo cena! Mia figlia ha 14 anni: non è un po’ troppo presto per permetterle di andare in giro la sera?

Dopo averne parlato con alcune amiche, ho capito che, sul tema, nessuna ha le idee chiarissime. E la maggior parte dei genitori non sa come regolarsi. Ho raccolto i dubbi delle mamme e li ho girati a Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e autrice del libro Maladolescenza. Quello che i figli non dicono (Piemme).

Ecco le sue risposte.

Come regolarsi quando i figli adolescenti vogliono uscire la sera

I pomeriggi con gli amici non bastano più. All’improvviso i nostri figli hanno impegni anche dopo cena. E per noi adulti cominciano i mal di pancia

A che età concedere le prime uscite?

Non c’è una regola valida per tutti. Ma serve una premessa: anche se a noi adulti viene qualche mal di pancia, frenare il naturale desiderio di indipendenza dei figli è un grave errore. Anzi, in maniera graduale mamma e papà devono favorire il distacco dall’infanzia. Uscire la sera, come usare il motorino, per fare due esempi, sono tappe di questo processo.

Ecco perché non c’è un’età giusta per tutti: dipende dal ragazzo, dalla sua maturità e dal contesto. Ma anche dai suoi “precedenti”. Se le prime uscite pomeridiane hanno già creato dei problemi (orari non rispettati, bugie sugli amici e così via) vuol dire che non è ancora pronto per star fuori anche la sera. L’importante, però, è che lui comprenda il perché del nostro divieto.

È giusto dire sì solo nel weekend?

I permessi vanno accordati con intelligenza. Salvo occasioni davvero speciali, durante l’anno scolastico si esce solo nel fine settimana. E non d’abitudine.

Mamma e papà valuteranno volta per volta se dare il permesso. Se, per esempio, c’è un impegno di famiglia (un anniversario da festeggiare o uno zio in visita) il quindicenne rimarrà in casa con tutti gli altri.

Qual è l’orario corretto per il rientro?

Fino a 16-17 anni consiglio di tenere le 23 come punto fermo. Ogni quarto d’ora in più va conquistato dai figli man mano che diventano grandi.

È un errore concedere a un quindicenne di rincasare alle tre del mattino. E non solo per le situazioni potenzialmente pericolose o per gli incontri che potrebbe fare. Permettergli di vivere precocemente esperienze forti vuol dire anche che poi, a 20 anni, non avrà più nulla da scoprire.

Lo aspetto alzata?

I primi tempi, sì. Magari in compagnia di amici invitati a cena. Quando il ragazzo rientra non serve assillarlo facendogli il terzo grado. A lui basta vedere mamma e papà in piedi per capire fin dove può spingersi. E sentirsi amato e importante.

Lo accompagno e lo vado a prendere?

Quando sono state fissate regole chiare, e si sa dove è andato e con chi si trova il ragazzo, no. In casi eccezionali, invece, per esempio per un concerto che finisce ben oltre l’orario di rientro, può essere un compromesso. Che tranquillizza mamma e papà.

Se non rispetta gli orari devo punirlo?

Se c’è un buon dialogo, prima di uscire il ragazzo cercherà di negoziare l’ora del rientro. Non è più un bambino ed è importante che i genitori prestino attenzione alle sue ragioni. Così anche quando gli dicono no, lui si sentirà rispettato.

Ma se il figlio sceglie comunque di disobbedire, ci vuole coerenza e serve una punizione. Altrimenti lo si confonde e si creano margini perché lui cominci a fare quello che gli pare: per gli adolescenti il mondo è imprevedibile, mamma e papà non possono esserlo.

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