Dare limiti

L’importanza di dare limiti

  • 25 09 2017

I limiti possono insegnare a crescere più consapevolmente, trovare le proprie risorse e aiutare i bambini a vivere meglio... con se stessi e con gli altri

Che cosa significa insegnare a un bambino l’importanza dei limiti? Prima dei piccoli l’avventura inizia dal genitore, perché capire il senso del limite è una sfida… a ogni età.

Spesso vissuto e recepito in senso negativo, il limite è qualcosa di ben diverso. Iniziamo dal vocabolario. Viene definito limite un valore dal quale risulta condizionata l’entità o l’estensione di un’attività… di un’azione o un comportamento. Attenzione, il limite circoscrive il confine: disegna la linea sottile entro cui ci possiamo muovere e fare esperienza nello spazio. È il motivo per cui sperimentare i limiti significa diventare più consapevoli di ciò che possiamo e ciò che non possiamo. Impariamo a conoscere il pericolo e quello che non lo è, camminiamo nel territorio del noto e iniziamo a correre il rischio esplorando l’ignoto.

Nessuno può oltrepassare la fine, recita un antico proverbio: riflettere sui limiti significa riconoscere il proprio potere e iniziare a costruire il potenziale che ognuno di noi ha, consapevole che gli strumenti possono essere molto differenti, a seconda delle persone e dei contesti. Il cancello che segna il confine oltre il quale non è possibile andare ci insegna che sapersi fermare in alcuni casi protegge la nostra incolumità. Lo stesso cancello, limite in senso fisico e simbolico, a seconda dei casi si trasforma anche nel punto da dove guardare l’infinito. Per andare avanti, con coraggio, e sapere quando siamo in grado di farcela, per uscire dagli schemi e andare verso il mondo forti sulle proprie gambe, grazie alle risorse che abbiamo imparato a trovare.

Perché è difficile dire no a chi si ama? Negare significa essere in grado di sopportare la frustrazione dell’altro e questa capacità non è qualcosa di cui siamo corredati fin dalla nascita: l’abbiamo appresa, e a fatica, grazie alle esperienze di vita e sopportando noi stessi il senso acuto dell’insoddisfazione. Prima di essere genitori c’è bisogno di digerire e metabolizzare ciò che per ognuno significa essere figli: un processo non scontato, una lezione che forse non ha mai fine.

Le regole in questo senso non hanno valore in sé. Non esiste una regola che vale sempre e questo ogni genitore lo sa bene. Il termine ‘regola’ deriva dalla lingua latina, dal verbo ‘regere’, guidare dritto. Dare regole è atto d’amore perché accompagna nella vita: esse sono funzionali rispetto ai valori che consideriamo importanti e che desideriamo trasmettere. Sedersi a tavolino insieme al partner e accettare di negoziare lo stile educativo meditando il proprio vissuto è un atto di umiltà, consapevoli che la relazione, con un figlio e con chiunque, è sempre in costante trasformazione, destinata a completarsi non sulle pagine del passato, bensì nel presente.

Il bambino ideale sognato prima di diventare genitori non esiste: davanti a noi c’è e ci sarà sempre una persona in carne e ossa, contro cui si infrange ogni convinzione, sistema o pedagogia prefissata. Ogni giorno ci confrontiamo con un essere umano che, come noi, ha un suo carattere, sogni e bisogni differenti. I limiti non sono mai un concetto generale, ecco il motivo per cui hanno bisogno di essere ridiscussi (sempre!) e non funzionano granché se applicati in maniera indiscriminata. Ogni bambino è unico. E lo è anche il suo cammino nel mondo, perché lo spazio che possiamo e vogliamo percorrere è un viaggio in costante cambiamento. Anno dopo anno, momento per momento.

 

 
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