Workaholic: quando il lavoro è un’ossessione

Workaholic: una persona affetta da dipendenza, di tipo ossessivo e/o compulsivo, da lavoro

Workaholic è un termine di origine anglosassone usato per indicare una persona affetta da dipendenza, di tipo ossessivo-compulsivo, dal lavoro. Negli Stati Uniti è una disturbo riconosciuto e diagnosticato ormai da alcuni anni ma anche in Italia è sempre più riconosciuto. Colpisce uomini e donne, capi e semplici dipendenti.

Anche le mamme ne sono affette e per questa patologia trascurano tutti gli altri aspetti della loro vita: il lavoro entra ovunque, anche in camera da letto, e non lascia spazio ad altro

Il Prof. Roberto Pani , Psicologo Clinico, psicoterapeuta e psicoanalista a Bologna, ci ha spiegato che il termine workaholic “Si riferisce alla fusione tra la parola lavoro e alcoholic-dipendenza, che, nel caso della donna, riguarda il suo piacere non nel bere, ma nel lavorare sino a trascurare molte questioni familiari, inclusi i figli. Tale termine non va confuso con la costrizione a lavorare perché si tratta di un piacere ricercato da lei in persona per sentire se stessa e compensare alcune frustrazioni personali: la donna si realizza in questo modo ed è incapace di rinunciare agli impegni assunti inconsciamente e costantemente. Assomiglia a una compulsione, a un addiction, a qualcosa di ossessivo-compulsivo e frenetico connesso con il lavoro.

Professore, che tipo di donna è la workaholic?

“Spesso questo tipo di donna occupa nella giornata un’incredibile quantità di ore di lavoro, sacrificando persino la sua salute, per esempio la vista, se lavora al computer, il cibo, se mangia molto, o poco, e quindi la donna rischia di andare incontro a un esaurimento nervoso. Nonostante ciò, non riesce a smettere di lavorare e di rinunciare a molte attività che vorrebbe svolgere al di fuori del lavoro. Inoltre, non sempre tutte queste ore impiegate sembrano utili a un’effettiva produzione proficua nel lavoro, perché, ovviamente, troppe ore non consentono un’adeguata concentrazione su ciò che si fa. La trascuratezza di certe attività familiari sono dannose, sia ai figli, sia al marito che si sente solo e i figli un po’ abbandonati”.

Perché la donna ha tanto bisogno di dedicarsi a tale bagno di lavoro a tal punto da diventare workaholic?

“Perché spesso è stata disistimata dalla famiglia di origine, in genere si tratta di un padre rigido, un po’ padrone che svalorizzava la figlia circa la sua incapacità di essere pratica nelle questioni della vita, magari un po’ ingenua, come lo era stata la madre”.

Come si può curare una donna “workaholic”?

Colloqui di consultazione a orientamento psicoanalitico, una psicoterapia che aiuti a comprendere eventuali frustrazioni, o anche una psicoterapia di psicodramma psicoanalitico possono essere di grande aiuto, specialmente se le donne sono intelligenti e dispongono di una certa introspezione e capacità di connessione delle parti interne e psichiche

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