Acetone dei bambini: sintomi e cure

Capita a molti bambini, soprattutto durante o dopo un'affezione febbrile: l'acetone è un disturbo frequente della prima infanzia, che tende a risolversi o a migliorare con la crescita.

Ma di cosa si tratta esattamente? L'acetone si presenta di solito dopo la febbre, in momenti stressanti e impegnativi per il bambino, dopo digiuni o disidratazione. Nelle fasi "critiche", l'organismo richiede una dose extra di glucosio e, quando quest'ultimo manca, vengono intaccati i lipidi.

In questa fase, si formano i corpi chetonici rintracciabili sia nelle vie aeree (alito caratteristico dell'acetone) sia nell'urina. La sintomatologia che ne deriva va dalla nausea (a volte associata a episodi emetici) fino a stanchezza, mal di testa e alterazione della temperatura. Nonostante sia molto fastidioso, l'acetone è semplice da diagnosticare e da curare.

Sintomi e cure per l’acetone dei bambini

L'alito fruttato è il sintomo caratteristico dell'acetone, disturbo frequente nei bambini. Le soluzioni? La giusta alimentazione, una corretta idratazione e integratori specifici

 

Nausea, alito caratteristico, stanchezza e, a volte, alterazione della temperatura: si presenta così l’acetone nei bambini. Si tratta di un disturbo molto ricorrente e dovuto a febbre, disidratazione e alimentazione ricca di cibi grassi e proteine. Con l’assunzione di zuccheri semplici e complessi, o eventualmente di specifici integratori, insieme a una buona idratazione si può risolvere il problema in tempi rapidi

Diagnosi certa con uno stick

Un test da fare anche a casa

L’acetone, per le mamme più “avvezze” e naturalmente per i pediatri, non ha molti segreti poiché si riconosce subito dall’alito del bambino, che “sa di frutta matura“.

In caso di dubbi, però, l’acetone si diagnostica con certezza e facilità attraverso uno specifico test delle urine da fare a casa. Si tratta di stick che, a contatto con l’urina, cambiano colore segnalando la presenza o meno di corpi chetonici e “il livello” di progressione dell’acetone.

L'alito, sintomo inconfondibile

Mamme attente all’alito

Prima ancora dello stick per le urine, le mamme (e i papà) possono accorgersi dell’acetone grazie all’alito particolare del bambino.

In presenza di corpi chetonici, che si liberano anche nelle vie aeree, l’alito assume infatti il caratteristico odore di frutta matura. Inoltre, ascoltando con attenzione, il respiro del piccolo può sembrare più rapido e ravvicinato rispetto al solito.

Se con la febbre non mangia o beve poco

Se ha febbre, idratalo nel modo giusto

L‘acetone si sviluppa soprattutto in condizioni di crisi come febbre, digiuno e disidratazione. Quindi, se il bimbo ha avuto febbre per alcuni giorni e non ha mangiato (zuccheri) né bevuto a sufficienza, oltre a un pericoloso stato di disidratazione può presentarsi anche l’acetone.

D’altra parte, la stessa febbre è anche un sintomo di questo disturbo. Per prevenire la formazione di corpi chetonici, quando il bambino ha la febbre, è bene idratarlo spesso attraverso la somministrazione di cucchiaini di acqua e zucchero oppure con piccoli sorsi (frequenti) di succo di frutta.

Attenzione a grassi e proteine

Riduci carne e latticini

L’acetone può sopraggiungere anche dopo indigestioni o assunzione prolungata di grassi animali e “cibo spazzatura” (merendine, patatine, panna, snack).

In caso di acetone, quindi, la prima cosa da fare è sospendere il consumo di carni, salumi, latticini e grassi in generale. L’alimentazione va aggiustata, aumentando l’introito di zuccheri semplici e complessi (frutta, cereali) e sostituendo, ad esempio, il latte vaccino con una bevanda di riso o con il tè zuccherato.

Primo rimedio: zucchero

Un cucchiaio di zucchero, con acqua

Cosa fare se si sospetta che il bambino abbia l’acetone, ancor prima di fare il test? Una soluzione immediata è la somministrazione di un cucchiaio di zucchero, seguito da un sorso d’acqua.

In commercio esistono specifici integratori solubili in bustina per l’acetone dei bambini, ma in situazioni di emergenza può essere indicato anche il semplice zucchero. Se il bambino soffre frequentemente di acetone, è bene tenere sempre in borsetta bustine di zucchero pronte all’uso (i corpi chetonici possono formarsi anche dopo intenso sforzo fisico).

Idratazione corretta

Attenzione ai segnali di disidratazione

La disidratazione nei bambini è una condizione molto pericolosa, che può richiedere anche il ricovero ospedaliero. Per questo, è importante saperla prevenire. Quando il bambino ha la febbre, e non si nutre, è necessario che almeno beva pena stato di disidratazione e acetone.

Cosa bere? Innanzitutto acqua, meglio se zuccherata, ma andranno bene anche succhi di frutta e tè. Se è presente nausea oppure il piccolo ha un forte mal di gola, si può idratare il bambino con cucchiaini di acqua fredda oppure attraverso ghiaccioli di sola frutta e zucchero.

Acetone? Sì ai succhi di frutta

Frutta e zucchero, soluzione rapida

Oltre all’acqua e allo zucchero, quando il bimbo ha l‘acetone può bere anche succhi di frutta. Per una volta, non sarà importante che il succo non sia zuccherato ma saranno perfetti anche i prodotti con alta concentrazione di glucosio.

Questo perché l’organismo dei bambini, in presenza di corpi chetonici, ha immediato bisogno di glucosio per ritornare in condizioni di normalità. Insieme ai succhi, prova anche con i sorbetti di frutta fresca (senza latte o panna) e il tè deteinato con fruttosio.

ll rimedio della nonna più conosciuto per l‘acetone, è la cola: questa bevanda gassata fa effetto poiché è composta in prevalenza da acqua e zucchero ma la presenza di altri additivi non la rende la prima scelta ideale in caso di bambini.

Evviva la pasta al pomodoro

Dieta a base di carboidrati sani

Se il bambino ha l‘acetone, oltre a sospendere il consumo di cibi molto grassi e a ridurre le proteine, è bene orientare la dieta verso l’assunzione di carboidrati sani.

Via libera, quindi, a: pane, pasta e riso. Questi ultimi vanno conditi in modo semplice (no al burro e agli eccessi di olio) con verdure fresche e senza soffritti. No, invece ad altri carboidrati “grassi” come, per esempio, pizze farcite e focacce.

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