Il caso O.J. Simpson, che segnò le cronache degli anni Novanta, è diventato una serie tv. Il campione di football era stato accusato di aver ucciso la ex moglie, Nicole Brown Simpson, insieme al suo amico

Il caso O.J. Simpson, che segnò le cronache degli anni Novanta, è diventato una serie tv, in onda per 10 episodi ogni mercoledì su FoxCrime (canale 116 di Sky).

Racconta un processo che tutti, almeno negli Stati Uniti, ricordano. E prima, l’interminabile fuga a bordo di un Suv bianco del suo protagonista, che inchiodò davanti al piccolo schermo milioni di americani, come fosse un reality.

La serie televisiva “Il Caso O.J. Simpson”
La serie si intitola “Il Caso O.J. Simpson: American Crime Story”. Nel cast, nomi eccellenti e grandi ritorni. C’è il premio Oscar Cuba Gooding Jr. a interpretare il protagonista di questa vicenda, ma anche John Travolta, che riappare in un prodotto televisivo dopo 40 anni, per vestire i panni di Robert Shapiro, avvocato e amico di Simpson.

Poi ancora, un altro volto conosciuto: David Schwimmer (il Ross della mitica sitcom Friends), che interpreta Robert Kardashian, membro della squadra di difesa. Sarah Paulson è Marcia Clark, la combattiva rappresentante dell’accusa. Completano il cast: Courtney B. Vance, Connie Britton, Nathan Lane, Cheryl Ladd (la Kris delle Charlie’s Angels) e Selma Blair, nei panni della moglie di Robert, Kris Kardashian.

La storia vera di O.J. Simpson
O.J. Simpson è un ex campione di football che aveva realizzato il suo american dream, il suo sogno americano, emancipandosi dalla povertà e diventando un esempio di successo soprattutto fra la popolazione afroamericana. Poi il tracollo: la mattina del 12 giugno 1994 vengono ritrovati, sgozzati, l’ex moglie di O.J., Nicole Brown Simpson, e il suo amico, Ronald Goldman. Parte una caccia all’uomo, seguita in diretta tv da 95 milioni di telespettatori. O.J. che scappa a bordo del suo Suv bianco è un’immagine impressa nella nostra memoria collettiva. Poi il processo: uno dei casi più eclatanti di cronaca giudiziaria negli Usa.

Fino all’ottobre del 1995, quando dopo 253 giorni e 126 testimoni, O.J. viene dichiarato non colpevole per il duplice omicidio. Un verdetto che farà discutere e che metterà in luce aspetti controversi e tuttora irrisolti della società a stelle e strisce: la questione razziale; un uomo ricco con prestigiosi difensori ha molte più tutele di un cittadino qualsiasi; la violenza sulle donne è un tema così angoscioso che l’opinione pubblica preferisce evitarlo.

Come è andata a finire?
Nonostante il giudizio di non colpevolezza, al processo civile, celebrato nel 1997, il giudice ha invece ordinato all’ex campione il pagamento di più di 33 milioni di dollari, come risarcimento, a favore dei parenti delle vittime.

Oggi O.J. Simpson è in prigione: ma non per quel delitto. Lo Stato del Nevada l’ha ritenuto colpevole di rapina, rapimento e assalto con arma da fuoco a Las Vegas: potrebbe ottenere la libertà vigilata solo alla fine del 2017. Nei primi giorni di marzo del 2016, un altro colpo di scena. Un coltellaccio forse sporco di sangue è stato sequestrato a casa di un operaio che aveva lavorato alla demolizione della villetta di O.J., nel 1998.

La polizia ha cercato quella prova, nonostante avesse setacciato ogni angolo della casa. Per vent’anni, la probabile arma di quell’efferato delitto potrebbe essere rimasta conservata come un cimelio, incorniciata in un salotto. Le analisi su eventuali tracce di Dna devono però accertarlo. In attesa dell’ennesimo colpo di scena. Chissà che anche il finale di questa fiction non debba essere riscritto.

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