I casi cult di Storie Maledette di Franca Leosini

Il suo ritorno in tv ha fatto il pieno di ascolti. Merito dei protagonisti della cronaca nera che la giornalista inchioda con un “metodo Hitchcock”. Da Sabrina Misseri al mostro del Circeo, ecco com’è cambiato lo stile inquisitorio di Franca Leosini

Nostra signora del crimine colpisce ancora. Franca Leosini è tornata la domenica in prima serata su Rai3 con la trasmissione Storie maledette: la prima puntata, dedicata al delitto di Avetrana, ha fatto ascolti da record e scatenato migliaia di tweet. Ma, si sa, ormai lei è un’icona. Età avvolta nel mistero (84? 74? 69? Lei nicchia), una lunga gavetta nel giornalismo, nel 1994 ha ideato il format con cui intervista i protagonisti della cronaca nera.

Il linguaggio ricercato e l’atteggiamento hitchcockiano l’hanno resa un fenomeno. I fan, detti “leosiners”, non si contano più. Lei ha duettato con Claudio Baglioni a Sanremo e ha interpretato se stessa nel film Come un gatto in tangenziale. Ma com’è cambiato lo stile “inquisitorio” di Queen Franca in questi anni? Ce lo spiega Giorgio Simonelli, professore di Storia della radio e della tv all’università Cattolica.

Empatica con Sabrina Misseri

Per il delitto di Avetrana del 2010 in cui ha perso la vita la giovane Sarah Scazzi, Franca Leosini ha studiato come di consueto tutte le carte del processo. «Con Sabrina Misseri, condannata per l’omicidio e intervistata nella cappella del carcere di Taranto, la giornalista ha puntato su frasi a effetto, su un racconto-romanzo dei protagonisti» dice Simonelli. «È passata da un’intervista di stampo giudiziario a una psicologica in cui ricostruisce la personalità di criminali che non sono killer professionisti, ma donne e uomini normali». La puntata si rivede su RaiPlay.

Precisa con Rudy Guede

Nel 2016 la Leosini entra nel carcere di Viterbo dove è detenuto l’unico accusato dell’omicidio di Meredith Kercher a Perugia. «Per la prima volta compare in video il famoso “librone”, traboccante di appunti e simbolo della sua precisione» dice Simonelli. «La giornalista è convinta degli errori investigativi, ricostruisce la vicenda del 2007 come una saga e lancia espressioni barocche che diventano virali: per esempio, il “dito birichino” per spiegare le tracce di Dna di Guede trovate nelle parti intime di Meredith».

Cordiale con Pino Pelosi

In studio con Pino Pelosi, accusato dell’omicidio dell’intellettuale Pier Paolo Pasolini, Franca Leosini dà il meglio come investigatrice. «È una puntata epocale: siamo nel 2005 e l’uomo dà una nuova versione dei fatti che farà riaprire il caso del 1975, accusando altre persone» dice l’esperto. «L’intervista non è un interrogatorio, ma una conversazione che lascia spazio a dettagli e ricordi. I 2 si concedono persino un pizzico di ironia sul passato da delinquente di Pelosi».

Incalzante con Angelo Izzo

Nel 1999 in tv c’è il responsabile del massacro del Circeo del 1975. «I toni sono asciutti, l’atmosfera fredda. Angelo Izzo confessa il suo lato oscuro e rivive la notte in cui, insieme ai complici, massacrò Donatella Colasanti e Rosaria Lopez» spiega Simonelli. «Lui sembra pacato, ma la giornalista lo incalza punto su punto, non tralascia dettagli. L’intervista è breve e fa da spunto per parlare di tutta la vicenda giudiziaria».

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