Su e giù da un palco

Sexy, è sexy. E le fan che fremono per il nuovo album in uscita il 16 settembre lo sanno. In questa intervista, però, Ligabue mette a nudo il suo insospettabile lato romantico. Perché, ci dice, l'amore conta, ah se conta! Anche se fa soffrire

Cosa avrà mai di speciale Ligabue per piacere tanto alle donne? La domanda mi frulla per la testa da quando ho visto le mie amiche andare in delirio ai suoi concerti. Così, prima di intervistarlo, chiedo lumi a dieci di loro. Due mi dicono: «La voce intensa». Altre due: «Il volto da indiano». Ma sei concordano su una parte del corpo decisamente insospettabile: «Il sedere». Ripenso a queste risposte mentre aspetto la rockstar più sexy d’Italia davanti al suo studio di registrazione a Correggio, il paesino emiliano dove Liga è nato 45 anni fa e dove vive ancora oggi.

Lui arriva puntuale alle 14,30 in jeans e T-shirt. Dopo il megaconcerto del 10 settembre a Campovolo di Reggio Emiliacarico, è pronto per il secondo colpo: il nuovo album Nome e cognome, in uscita il 16 settembre. Dopo averlo ascoltato in anteprima, entro con Ligabue nella sala relax: tv al plasma, biliardo, biliardino, flipper. Ci sediamo sul divano e gli racconto del mio personalissimo sondaggio.

Liga, cosa fai per.

«Avere questo culo? (ride di gusto). Guarda: la roba del culo (dice proprio così) è nata quando ho iniziato ad avere successo. Prima non lo notava nessuno. Comunque, non faccio niente di speciale per mantenerlo in forma».

E per il viso e la voce?
«Non tocco neppure la faccia. Ho sentito dire che dopo i 30 anni ognuno si merita quella che ha. E mi piace pensare che una persona, attraverso le emozioni che ha vissuto, sia un po’ l’artefice del proprio volto. Alla voce, però, sto attento. A 5 anni c’è mancato poco che la perdessi per un’operazione sbagliata alle tonsille: sono rimasto 17 giorni in ospedale. Da allora la gola è la parte di me che sento più vulnerabile».

E invece tra pochi giorni esce il tuo  undicesimo album.

«Racconto quello che mi è successo negli ultimi tre anni. Come la morte di mio cugino Gianni a causa di una brutta malattia. Per me lui è stato come un fratello: abbiamo condiviso sogni e desideri. Ma non sono riuscito a dirgli tutto quello che avrei voluto. Così l’ho scritto nel brano Lettera a G.».

La maggior parte dei pezzi è dedicata alle donne. Non riesci a stare senza?

«Diciamo che non mi sono mai mancate: anche quando non ero famoso me la cavavo… E, comunque, sì, per me sono sempre state fondamentali. Per questo Nome e cognome è un album “femminocentrico”. Io sono convinto che il genere femminile sia migliore di quello maschile. Che riesca a comprendere cose che noi uomini non possiamo nemmeno immaginare: è una questione di sensibilità».

Nel brano L’amore conta, invece, parli di una donna in particolare: tua moglie Donatella, da cui ti sei separato tre anni fa.

«Soffrendo come un cane… La canzone è un dialogo tra due persone che si sono lasciate alle spalle la parte più dolorosa dell’addio. Quando si smette di recriminare su quello che sarebbe potuto succedere e si diventa capaci di riflettere su quello che di bello c’è stato».

Nel pezzo canti: «E forse qualche Dio non ha finito con noi». Vuol dire che potresti tornare insieme a lei?

«L’amore è imprevedibile. Adesso sto benissimo con Barbara, la mia ex fisioterapista. Abbiamo una splendida bambina di un anno, Linda».

Galeotto fu il massaggio?

«No, il massaggio non c’entra niente. Semplicemente, una storia d’amore è finita e un’altra è cominciata. Succede un sacco di volte nella vita».

A cosa ti riferisci quando, sempre ne L’amore conta, dici: «Peccato per le promesse oneste ma grosse»?

«Al “per sempre” che si pronuncia  quando ci si sposa. Un impegno quasi disumano: uno non può sapere che succederà da lì a dieci anni. Però una promessa è una promessa, e andrebbe mantenuta: quando non ci riesci hai fallito. Io ho fallito» (abbassa lo sguardo per un attimo).

Perché?

«Era inevitabile. Io e Donatella siamo stati insieme 15 anni e ci siamo amati profondamente. Ma, vivendo tutti i giorni fianco a fianco, la chimica dell’amore cambia. Lei, comunque, resta una persona speciale. Talmente speciale che tra di noi c’è un ottimo rapporto, senza rancori. E soprattutto c’è Lenny, nostro figlio di 7 anni. Scusa, ma questa intervista sta scivolando troppo sul privato!».

Allora per finire parliamo di lavoro. Campovolo è stato un evento: due ore di musica, quattro palchi, 200 mila spettatori. Ma quando comincerà il tour?

«Il prossimo anno, in primavera. Non vedo l’ora. Uno spettacolo solo non mi basta, quando inizio non vorrei smettere più. Sono un “tossico” dei concerti, io» (sorride).

Solo dei concerti?

(ride) «Sì. Quanto al resto… mi sono fermato alle canne».

Non è che stai pensando al terzo film da regista dopo Radiofreccia e Da zero a dieci?

«Forse nel 2006, adesso penso solo all’album».

E al terzo figlio?

«Neanche. E poi che fai, ricominci con le domande sulla vita privata?».

>>Il personaggio

Luciano Ligabue nasce il 13 marzo 1960 a Correggio (Re). Dopo il diploma in ragioneria si mantiene facendo i lavori più disparati: bracciante stagionale, metalmeccanico, conduttore radiofonico. Nel 1987 si esibisce per la prima volta in pubblico, però la sua carriera da rockstar inizia nel 1990 con l’album Ligabue. L’anno dopo sposa Donatella Messori. I due hanno un figlio, Lorenzo Lenny,

7 anni, ma sono separati dal 2002. Ora Ligabue è legato

alla sua ex fisioterapista Barbara Pozzo. Dalla loro unione

l’anno scorso è nata Linda.

>>I suoi successi

Rockstar, regista e scrittore. In 15 anni di carriera Ligabue ha collezionato successi in tutti i campi. Nel 1996 è

al “Pavarotti and Friends”. Due anni

dopo dirige Radiofreccia, il suo primo film. Nel 1999 canta con Piero Pelù

e Jovanotti Il mio nome è mai più. Nel 2002 vince il Festivalbar. L’anno scorso ha pubblicato il suo secondo libro, La

neve se ne frega (Feltrinelli), apprezzato anche dalla scrittrice Fernanda Pivano.

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