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Arriva l’anagrafe tributaria: cos’è e come funziona

L'anagrafe tributaria è pronta. L'Agenzia delle Entrate ora possiede tutti i dati creditizi degli italiani: giacenze medie, saldi, assegni, bonifici, cassette di sicurezza. Ma come funziona questo servizio? E a cosa serve? E come si tutela la nostra privacy?

Sarà una specie di Grande Fratello: ma del fisco. L’Agenzia delle Entrate sta acquisendo direttamente da banche, poste e da tutti gli altri istituti finanziari diverse informazioni che ci riguardano. Andranno a implementare l’Anagrafe tributaria.

Quali informazioni vengono acquisite?

Si stimano 500 milioni di dati trasmessi solo con questa operazione. Sono informazioni relative all’ammontare dei nostri conti correnti, alle giacenze medie, ai saldi e alle movimentazioni mensili dei nostri libretti di risparmio. E poi: quanto strisciamo la nostra carta di credito e quanto spendiamo con essa. Gli accessi alle cassette di sicurezza, le richieste di assegni per contanti e i bonifici. Se facciamo cambi di valuta. Tutte informazioni ormai digitali che passeranno in automatico all’Agenzia che controlla e accerta il pagamento delle tasse dovute.

Perché?

Vediamo un caso pratico. Ipotizziamo di voler chiedere il bonus bebè o una riduzione del pagamento delle tasse universitarie per nostro figlio. Compiliamo una attestazione Isee ai fini di ricevere il beneficio. Come fa, lo Stato, a sapere che le nostre dichiarazioni sono veritiere e che quindi abbiamo effettivamente diritto ad accedere a quell’aiuto? Semplice: incrociando i dati da noi inseriti con quelli in possesso dell’Anagrafe tributaria (che saranno ‘arricchiti’ nei prossimi gironi anche delle informazioni finanziarie, acquisite direttamente dalle banche). Spiega Ilaria Moretti, esperta fiscale di Federconsumatori: “Quando si invia un’attestazione Isee, Agenzia delle Entrate e Inps hanno 10 giorni per controllare l’effettiva congruità della dichiarazione con i dati dell’Anagrafe. Se c’è qualcosa che non va, ti avvertono dove si trova l’anomalia in base ai loro dati. Se persisti, o non ricevi il contributo, o se lo ricevi e poi scatta il controllo, sei chiamato a restituirlo”.

Rischio evasione

Agenzia delle Entrate ha fatto sapere che questi dati serviranno per ‘le analisi del rischio di evasione’. In Italia abbiamo un problema con le tasse non pagate. L’evasione ammonta a 120 miliardi di euro ogni anno. È chiaro che uno strumento del genere ha prima di tutto la funzione di dissuadere i ‘furbetti del 730’. È come se lo Stato avvertisse il cittadino di sapere quanti soldi ha sul suo conto corrente, proprio per scoraggiarlo dal tentativo di voler dichiarare di meno (per pagare meno tasse). Insomma con questi nuovi dati, lo Stato saprà se la nostra capacità di spesa è superiore a quella indicata nella nostra dichiarazione dei redditi. Perché è logico: come faccio a dichiarare un reddito di 5mila euro annui, se poi in anagrafe mi risultano bonifici da 10mila euro all’anno? Uno strumento di questo tipo ha in primo luogo questa funzione deterrente. Il cittadino verrà preavvertito e se non si adegua scatterà l’accertamento.

Dati utili per il 730 precompilato

Alcuni di questi dati serviranno poi anche per il 730 precompilato. “Nel flusso telematico che il Fisco utilizzerà per compilare il 730 (disponibile dal 15 aprile), ci sono alcuni dati che vengono ricavati dall’anagrafe tributaria e che provengono dalle banche, per esempio gli interessi sul mutuo o le detrazioni per i fondi pensioni”, dice Moretti, esperta di materia fiscale.

E la nostra privacy?

Certo, con gli Istituti finanziari che devono trasmettere le informazioni sull’uso della nostra carta di credito o sulle nostre transazioni bancarie si apre un problema di privacy. Grande Fratello Fisco verrà a conoscere gran parte delle nostre abitudini e dei nostri comportamenti di acquisto: saprà tutto quello che compriamo, dove lo compriamo, quando facciamo certe operazioni. Si apre quantomeno un problema sulla delicatezza delle informazioni trattate e gestite. E magari c’è anche il rischio che queste possano essere rubate da ‘pirati’ informatici.

Il Garante per la Privacy ha già intimato all’Agenzia delle Entrate la massima cautela nel trattare questi dati, chiedendo misure di sicurezza più alte, e la loro distruzione dopo 6 anni. Al Garante è stato assicurato che i dati non serviranno per un controllo generalizzato e indiscriminato di tutti cittadini: gli accertamenti dettagliati scatteranno solo per chi manifesterà incongruenze fra quanto dichiarato al fisco e quanto rilevato sui suoi conti bancari.

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