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Animali da compagnia e sport: guida alle detrazioni fiscali

Anche le spese sostenute per curare cani, gatti, furetti e cavalli possono essere detratte dal 730, almeno in parte. Bisogna essere in grado di dimostrare il possesso dell’animale. Ecco un vademecum

Aggiornamento del 9 maggio 2018

Spese veterinarie e 730: confermate le detrazioni

Una conferma positiva per chi possiede cani, gatti, coniglietti, pappagalli, pony e via elencando. Anche quest’anno è possibile detrarre dalla dichiarazione dei redditi le spese veterinarie sostenute nel corso del 2017 per la cura di animali da compagnia o da pratica sportiva. Gli importi da scalare (i costi sostenuti per visite veterinarie e per l’acquisto di farmaci) dovrebbero già essere stati inseriti nei modelli precompilati, visibili e lavorabili online. Ma è meglio verificare che le cifre corrispondano. Attenzione, però. C’è una franchigia e c’è un tetto massimo, come nel 2017. L’importo da indicare non può essere superiore a 387,34 euro. La detrazione, pari al 19 per cento, deve essere calcolata sulla parte che supera i 129,11 euro. Un esempio. Se si sono sborsati 700 euro, per mantenere in salute il furetto o il bassotto, andranno riportati “solo” 387 euro e tolti 129, 11 euro. Lo scorporo del 19 per cento sarà applicato sulla differenza, nel caso specifico pari a 258 euro.

“Le detrazioni – precisa l’Agenzia delle Entrate – spettano al soggetto che ha sostenuto la spesa, anche se non è proprietario dell’animale”. Non sono invece ammesse “per gli animali destinati all’allevamento, alla riproduzione o al consumo alimentare né per la cura di animali di qualunque specie allevati o detenuti nell’esercizio di attività commerciali o agricole né in relazione ad animali utilizzati per attività illecite”.

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Quali spese veterinarie si potranno detrarre dalle dichiarazioni dei redditi? Sono previsti tetti massimi? E di che altre agevolazioni beneficiano i proprietari di animali?  Le risposte si trovano nelle istruzioni per la compilazione pubblicate dall’Agenzia delle Entrate (agenziaentrate.gov.it, sezione “Strumenti”,  voce “Modelli”) e in siti specializzati, come guidafisco.it e studiocataldi.it.

Spese veterinarie detraibili: che cosa sono?

Sono  spese veterinarie tutte quelle sostenute dal contribuente per la prevenzione di malattie e per la cura di animali legalmente detenuti per compagnia e/o per pratica sportiva. La voce comprende le prestazioni professionali dei medici veterinari e l’acquisto dei farmaci prescritti. Sono inclusi anche gli esami di laboratorio fatti in strutture veterinarie, mentre sono esclusi i farmaci acquistati senza prescrizione del veterinario, mangimi e antiparassitari. Restano fuori i costi relativi ad animali utilizzati per attività commerciali o agricole, per la riproduzione e per il consumo alimentare.

Franchigia, tetto massimo e percentuale dello “sconto”

Da quest’anno le spese mediche compariranno nei 730 e nei modelli unici precompilati. Come per le spese mediche – altra cosa da tenere presente – è prevista una franchigia, pari a 129,11 euro. In più c’è un tetto massimo, fissato in 387,34 euro. La detrazione è del 19 per cento e calcolata solo sulla somma che eccede la franchigia e non supera il limite previsto. Un esempio. Se nel corso del 206 per curare Fido si sono sborsati 400 euro, la detrazione del 19 per cento si calcola sull’importo di 258 euro (cioè il tetto massimo meno la franchigia).

Che cosa serve per documentare queste spese?

Per documentare queste spese occorre avere gli scontrini parlanti delle farmacie, che vanno conservati per cinque anni, e servono le fatture o le ricevute fiscali rilasciate dal veterinario cui ci si è rivolti. Le “pezze d’appoggio” possono essere intestate al contribuente o a un familiare a suo carico.

Bisogna dimostrare di essere l’effettivo proprietario di un animale?

Al fisco, per poter effettuare le detrazioni, va dimostrato di essere i veri proprietari di un gatto, un cane, un pappagallo, un cavallo e via elencando. Per i cani è semplice: vale la documentazione rilasciata dal veterinario o dall’Asl per l’iscrizione all’anagrafe canina o per avere il microchip.

La prova del possesso di altri tipi di animali, come spiegano sempre gli esperti dei due siti specializzati, può essere risolta richiedendo per esempio il rilascio di un pet passport per gatti e furetti, con il certificato di adozione o con la fattura di acquisto di Fido o  Fuffi, con una registrazione volontaria basata su una dichiarazione del proprietario.

Che cosa può succedere se la proprietà non è vera o provata?

Se si dichiarano  spese veterinarie senza averne titolo, al fine di ottenere lo “sconto” fiscale, si rischiano due tipi di conseguenze: la sanzione per l’indebita detrazione delle spese e la sanzione per la mancata regolarizzazione del possesso dell’animale, nel caso sia prevista per legge.

Un’altra agevolazione extra 730: il bonus cane

Alcuni comuni italiani prevedono una riduzione della Tari, la tassa sui rifiuti, per chi adotta un cane randagio, prendendolo da un canile della zona. Il numero per ora è piccolo, ma sembra destinato a crescere. Per sapere se lo sconto è praticato, basta chiamare l’ufficio tributi della città in cui si vive o consultate il sito ufficiale. Qualche esempio? A Bisceglie, in Puglia, l’abbattimento è del 70 per cento sulla quota fissa e per due anni. A Castenaso, vicino a Bologna, il taglio è di 100 euro l’anno e per un massimo di tre anni. A Lecce il bonus cane ancora non c’è. “Lo sconto – spiegano in municipio – è previsto per il futuro: dovrebbe essere applicato a partire dal 2018”.

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