Stop alle monetine da 1 e 2 centesimi: aumentano i prezzi?

Spariscono le monetine e chi paga in contanti si vedrà arrotondata la somma. Ma siamo sicuri che il ritocco non rischi di essere solo al rialzo? Tutti i dubbi dei consumatori

Difficile accorgersene, perché in circolazione ci sono milioni di “pezzi” e perché al supermercato o in posta spesso si preferisce usare il bancomat. Ma dal primo gennaio, in virtù della Manovra bis varata l’anno scorso, anche in Italia è stata sospesa la produzione di monetine da 1 e 2 centesimi, sulla scia di Belgio, Finlandia, Irlanda e Olanda (fonte Adnkronos). Allo stop dato alla Zecca corrispondono “effetti collaterali” per milioni di consumatori, utenti e controparti.

Quando si paga in contanti, prevede la legge, l’importo deve esser arrotondato al multiplo di 5 centesimi più vicino, per difetto o per eccesso (es: 20,52 euro diventano 20,50, mentre da 20,53 si passa a 20,55 e da 20,58 a 21,00). Se invece alla cassa o allo sportello ci si serve della carta di credito, o dello smartphone, la cifra resta quella iniziale, senza “ritocchini”.

Arrotondata “solo” la cifra finale, in teoria

I “ramini” coniati in passato e quelli portati di Italia dai turisti Ue – ricorda l’Aduc – conservano intatto il loro valore legale e possono continuare ad essere usati per la spesa o per saldare una bolletta, purché vengano messi insieme per arrivare ai 5 centesimi arrotondati. L’aggiustamento – precisa Altroconsumo – riguarda solo il pagamento finale e dunque, almeno in teoria, non i prezzi dei singoli prodotti da sommare o ciascuna delle voci in cui è articolata una fattura. L’arrotondamento per il cash – altra indicazione di Aduc – va applicato da negozi e market, da uffici pubblici e fornitori di servizi, in studi e ambulatori, per onorari e parcelle, scontrini , ricevute e fatture. In poche parole, “per ogni tipo di pagamento con modalità tradizionali”-

Anche i servizi pubblici sono coinvolti

Recita testualmente la norma: “Tutti i soggetti pubblici o incaricati di pubblici uffici o di pubblici servizi, compresi i loro concessionari, rappresentanti, mandatari o agenti, sono autorizzati, senza necessità di ulteriori provvedimenti o determinazioni, ad acconsentire all’arrotondamento, in relazione a qualunque autonomo importo monetario in euro a debito o a credito”.

Il rischio del ritocco solo al rialzo

Il risparmio complessivo per le casse della Zecca è stimato in 20 milioni all’anno, soldi da girare al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. I consumatori dovrebbero invece andare alla pari, compensando tra arrotondamenti per eccesso e arrotondamenti per difetto. C’è però un rischio, paventato da più parti prima dell’entrata in vigore della legge e pure dopo: un temuto ritocco dei prezzi solo al rialzo, con ricadute sull’inflazione. “Il Garante per la sorveglianza dei prezzi – prevede la legge – dovrà vigilare sull’impatto che questa novità avrà sulle tasche del consumatore e semestralmente riferire le sue osservazioni al Ministero dello sviluppo economico. Il Mise, a sua volta, potrà segnalare eventuali anomalie al Garante della concorrenza e del mercato”.

Una manovra contro i consumatori?

Si vedrà. Vincenzo Donvito, presidente nazionale di Aduc, è pessimista. E ipercritico. “In un Paese come gli Usa sono secoli che i centesimi di dollaro esistono e nessun problema si è mai posto, con soluzioni così drastiche. Perché si deve porre da noi? La risposta a questa domanda ci sembra comunque secondaria, come invece secondari non sono gli effetti di questi provvedimenti. Sarà un’ottima occasione per ritoccare ulteriormente i prezzi , perché in un contesto di importi precisi pochi i dettaglianti continueranno a tenere prezzi in cui compaiono i 5 centesimi, andando invece verso il rialzo (non abbiamo mai visto un effetto al ribasso): 10,52 o 10,54 non saranno portati a 10,50 oppure 10,55 – è il timore – ma a 10,60, come invece dovrebbe essere solo per 10,58 euro. La sospensione del conio delle monetine e gli arrotondamenti – incalza Donvito – servono ‘solo’ a fare spendere più soldi ai consumatori”. E ci sono costi anche per le “controparti”, che devono adeguare registratori di cassa e scontrini e risolvere i dubbi contabili. “Al supermercato dove vado abitualmente – racconta – nello scontrino esce la cifra arrotondata, sia per i pagamenti cash, sia per quelli con la carta. Non so come si regolino in altri market”. Disposizioni specifiche uniformi, sembra non ne siano state date.

Eppure le domande non mancano. I commercianti devono accettare i pezzi da 1 e da 2, se assommano a 5 centesimi. Ma sono legittimati o no a usarli per dare il resto? Quanti “ramini” per volta, dall’entrata in vigore della legge, si possono portare in banca, depositare o cambiare? E come ci si deve comportare in botteghe ed empori che gli arrotondamenti non li fanno?

Gli svantaggi per i commercianti

Dallo studio Bolis di Lecco, storico team di commercialisti associati, confermano gli “effetti collaterali” anche per gli esercenti: “Gli arrotondamenti comportano questioni pratiche collegate alla rilevazione contabile delle operazioni effettuate. Non sono inezie trascurabili. Anzi. Devono essere registrati nel Conto economico, alla voce ‘Altri ricavi e proventi’ se sono attivi e alla voce ‘Oneri diversi di gestione’ se sono passivi. Per i piccoli commercianti questo si traduce in costi amministrativi in più. Altri soldi sono già stati spesi per adeguare i registratori di cassa. Non sono arrivate circolari esplicative. In compenso le multe previste, in caso di mancata applicazione della nuova legge, sono molto pesanti”.

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