I paesi all’estero dove vivere meglio con la pensione

I pensionati italiani in fuga dal nostro Paese stanno per raggiungere il mezzo milione. Ma come scegliere la destinazione, se si vuole andare ad abitare all'estero una volta finito di lavorare?

I pensionati che si trasferiscono in Portogallo, tecnicamente i “residenti non abituali”, per 10 anni non pagano le tasse sull’assegno mensile. Anche in Bulgaria, per chi arriva da fuori, per le pensioni è prevista l’esenzione totale dalle imposte sul vitalizio Inps. E così in Sudafrica. Alle Canarie, a Cipro, a Panama – e in altri posti ancora – la pressione fiscale è molto più leggera che in Italia. In Tunisia l’aliquota ridotta al minimo si combina con l’applicazione della tassazione di una piccola parte dell’assegno pensionistico. Vivere a Dubai, invece, richiede un entrata minima di 4.800 euro al mese. Anche in Svizzera non si scherza.

L’esercito dei pensionati in fuga

Sono quasi 500mila i nostri connazionali over che hanno deciso di emigrare all’estero, mettendo radici in Paesi con un regime fiscale light, un costo della vita abbordabile, il clima gradevole, l’offerta di servizi su misura. L’Inps, che per pagare i pensionati in fuga sborsa 1,2 miliardi di euro l’anno, certifica che il 53,3 della spesa confluisce verso gli Stati europei di destinazione, il 17,9 è a favore di uomini e donne traslocati in America Latina, la percentuale residua si divide tra Stati Uniti e Canada (14,5 per cento), Australia e Nuova Zelanda (7,4 per cento), Asia (3,5 per cento) e Africa (3,2 per cento).

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Portogallo e Canarie nella top ten delle preferenze

Altri dati, per inquadrare il fenomeno. L’acquisto di seconde case all’estero è più che raddoppiato nel biennio 2006-2017, superando la soglia di 46 mila unità (che corrispondono a un investimento di oltre 6,5 miliardi di euro). Le località più gettonate in quel periodo sono state Algarve in Portogallo, Santo Domingo nella Repubblica Domenicana e Tenerife, alle Canarie, in Spagna. Tra le destinazioni emergenti figurano Grecia e Croazia.

Ma accasarsi oltralpe o nell’emisfero australe, quando si lascia il lavoro e l’età avanza, conviene? E lo è in maggior misura per chi ha pensioni basse o per chi ha pensioni alte? E, ancora, che cosa si deve prendere in considerazione, per decidere se fare o meno questo grande passo? Quali sono i pro e i quali i contro?

Dove e come saperne di più

L’ideale, per darsi le risposte, sarebbe poter parlare direttamente con chi sta già vivendo questa esperienza.  Non tutti, però, hanno la fortuna di conoscere emigrati over. Per avere un’infarinatura e un’idea di massima c’è la rete. Online si trovano materiali e spunti assortiti, da fonti diverse. Il web magazine voglioviverecosì.com, con un affaccio anche su Facebook, è una miniera di informazioni di base e di testimonianze, non solo di pensionati.

L’ideatore è Alessandro Castagna, veneto di nascita e spagnolo di adozione. “Per decidere se fare il grande salto – riassume – i fattori da tenere presente sono diversi. Una volta selezionata una rosa di possibili destinazioni, sulla base di preferenze e gusti personali, vanno valutati l’esistenza di incentivi fiscali, il costo della vita, servizi efficienti, sanità funzionante e fruibile, distanza dall’Italia, posizione ben servita da aerei e altri mezzi di trasporto, posti dove internet sia funzionante per comunicare con amici e parenti in Italia, lingua non troppo difficile da imparare, canoni d’affitto accessibili, prezzi delle case in vendita abbordabili, offerta di attività per il tempo libero… Altre variabili importanti da soppesare sono i tassi di criminalità, la sicurezza, la presenza di scenari di guerra o di conflitti”.

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Dai trasporti alla criminalità: che cosa valutare prima di decidere

Qualche esempio concreto, per farsi un’idea di massima. “Il Portogallo tira da tempo, perché le pensioni sono esentasse per un decennio. Ma negli ultimi tempi sono saliti i costi degli appartamenti. Alle Canarie, dopo il boom dei prezzi, nel mercato immobiliare si aspetta un calo. Ma i turisti che prendono la residenza non sono così ben visti come una volta. Per la Tunisia, dopo il sanguinoso attentato terroristico sulla spiaggia di Sousse, c’è stato un calo di preferenze. Ma ora questo Paese sembra in ripresa, per i molti aspetti positivi e perché si dimentica in fretta. Mille euro, è stato calcolato, lì valgono come mille e ottocento”.

Variabile criminalità. “Brasile e Venezuela, a causa dei reati, sono in calo. Decisamente meglio Costa Rica e Thailandia, per spostarci all’altra parte del mondo. Le statistiche si trovano in rete ed è sufficiente seguire i telegiornali  o documentarsi online per sapere quali Stati depennare dalla lista. Il sito del ministero degli Esteri – altra indicazione – fornisce e aggiorna la mappa dei luoghi a rischio. In Libia e in Siria non è il caso di andare, non adesso. Il Cile richiede una riflessione approfondita”. La lingua non è da sottovalutare, anzi. “L’inglese lo masticano in molti e si parla ovunque o quasi. Lo spagnolo e il portoghese – dice ancora Castagna, basandosi sui racconti degli emigrati over in contatto con il portale – si imparano abbastanza in fretta. Se si vuole andare in Tunisia, l’arabo è ostico. Bisogna sapere almeno un pochino di francese”.

Lingua, clima e assistenza sanitaria da non sottovalutare

Il clima, poi, può fare la differenza. “A Minorca ci sono tre mesi all’anno umidi – esemplifica sempre l’ideatore di voglioviverecosì.com – mentre alle Canarie è più asciutto e ci sono dai 20 ai 30 gradi tutto l’anno”. Capitolo sanità. “Nella Ue c’è l’assistenza sanitaria gratuita. Bisogna andare alla Asl di riferimento, compilare un modello ad hoc e si ottiene la copertura all’estero. I ticket non si pagano ovunque, non per ogni cosa. Chi si stabilisce fuori dall’Unione europea in genere mette in conto la stipula di un’assicurazione sanitaria personale, che dà diritto all’assistenza in strutture private, con standard medio alto. Meglio informarsi prima, pure per questo aspetto”. Anche il sistema di trasporti è essenziale. “Chi lascia in Italia figli e nipoti, e magari proprietà e interessi da seguire, deve trovare un posto facilmente raggiungibile con aerei, navi , treni e con tempi di percorrenza accettabili”.

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Attenzione alle convenzioni fiscali e alle regole

Non basta volare in Sudafrica o a Panama per ricevere la pensione piena e avere le agevolazioni fiscali cui si ambisce. Va seguito l’iter previsto da normative e convenzioni (illustrato in dettaglio nelle pagine web dell’Inps, inps.it, alla voce “Normativa fiscale residenti all’estero”). “Per godere di una tassazione favorevole – riassumono theitaliantimes.com e altri siti specializzati – i contribuenti italiani emigrati hanno l’onere di rispettare alcune condizioni. Occorre dimostrare di aver soggiornato per almeno metà dell’anno (164 giorni nei bisestili e 163 giorni nei non bisestili) nella nuova abitazione fuori confine e quindi di aver acquisito lo status di residente non abituale. Poi ci si deve iscrivere all’ Aire, l’Anagrafe italiana dei residenti all’estero, entro i primi tre mesi dalla data di trasferimento. E va mandata un’istanza formale all’Inps, specificando il luogo del trasferimento e chiedendo l’accredito dell’assegno pensionistico direttamente su un conto corrente bancario o postale estero (sempre che esistano convenzioni ad hoc con l’Italia) oppure italiano”.

“Organizzarsi da soli non è impossibile”

Organizzarsi da soli, garantisce Alessandro Castagna, è complicato, ma non è impossibile. In alternativa ci si può rivolgere ad agenzie e associazioni che, a pagamento, organizzano traslochi  “chiavi in mano” nelle località prescelte. Nuova-vita.com propone consulenze personalizzate e viaggi di prova, oltre che schede informative e un blog, prima di mettere a punto l’eventuale trasferimento definitivo. Vadovia.it, così dice la presentazione, si offre di “dare  la possibilità a tutti i pensionati italiani, ma anche ad imprenditori e famiglie, di trasferirsi in Portogallo, in Tunisia ed in Bulgaria o più in generale di andare all’estero senza commettere errori grossolani, che potrebbero pregiudicare la riuscita di un progetto così importante”.  Pensioneallestero.it approfondisce alcuni aspetti, tipo le opportunità date da Panama o il costo della vita in una manciata di Stati ritenuti appetibili (Brasile, Bulgaria, Tunisia…), e condivide una minuziosa “guida fiscale”. 

Ecco i siti istituzionali di riferimento

I istituzionali utili, ricchi di notizie e documentazione, sono in primis quelli del ministero degli Esteri (esteri.it, poi digitare “trasferirsi” nella mascherina del motore di ricerca interno o selezionare le pagine con le informazioni su ambasciate e consolati) e dell’Unione europea (europa.eu, alle voci “trasferirsi” , “pensioni”, “sanità”,… ). Su Facebook, per fornire un ulteriore riferimento social, è presente e contattabile l’Associazione pensionati italiani e connazionali all’estero.

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