Perché la chemioterapia fa tanta paura

3 donne sono morte per avere scelto di curarsi con metodi bocciati dalla scienza. Ma i medici rassicurano: la terapia killer contro i tumori è più efficace e tollerabile di un tempo

Se il cancro è un mostro, la chemioterapia è il mostro beffardo che ti divora dentro cercando di salvarti». Giulia S. ha 46 anni e combatte la sua battaglia contro un carcinoma al seno da 6 mesi. «Quando ho letto sui giornali delle donne morte per aver seguito i metodi di Ryke Hamer e Max Gerson (i medici tedeschi secondo cui il tumore è colpa di un conflitto psichico o di uno squilibrio del metabolismo, e non va curato con i farmaci, ndr) ho avuto un sussulto: dopo la diagnosi, per un istante, ho tentennato anche io. Perché la chemio fa più paura della malattia stessa». Lo ha sottolineato anche il celebre oncologo Umberto Veronesi, in seguito alle polemiche suscitate dai casi di cronaca: «Le persone fuggono verso false promesse perché questa cura ha ancora la fama di essere devastante».

Come viene percepita la chemioterapia

Paolo Gritti è presidente della Società italiana di psico-oncologia. Per lui, guaritori e metodi alternativi sono una sfida quotidiana. «Sa quanti pazienti mi dicono che preferiscono morire di tumore piuttosto che di chemio, che tanto uccide le cellule?» spiega lo psichiatra. «Questi malati subiscono uno shock particolare perché la loro patologia, a differenza di altre, non arriva dall’esterno, da un virus per esempio, ma dal proprio corpo: all’improvviso il fisico diventa un nemico. Una sensazione devastante amplificata dalla chemioterapia, che viene percepita come una cura di farmaci-bomba che provocano effetti collaterali pesanti tipo vomito, debolezza, caduta dei capelli. Non solo: il protocollo in genere è abbastanza lungo e non dà benefici immediati. Le persone temono di rimanere malate per sempre, sospese tra controlli e attese. Ecco perché la comunicazione medico-paziente fa la differenza».

Oggi il cancro si cura

Già, forse bisogna sottolineare una volta di più che il cancro si cura: nella neoplasia al seno, per esempio, l’indice di guarigione arriva all’87%, come dicono i dati dell’Associazione registri tumori. Ogni anno oltre 300.000 italiani ricevono una diagnosi oncologica, in più della metà dei casi seguono una chemioterapia, che ha aumentato la sopravvivenza almeno del 30%. «Purtroppo i numeri non bastano a convincere tutti» sottolinea Paolo Gritti. «I più scettici sono gli under 40: reclamano il diritto di governare la propria esistenza, hanno meno fiducia nel sistema sanitario, si informano troppo e male. Così cercano la soluzione alternativa. Mancano i dati, ma la nostra sensazione è che questi casi siano in aumento».

È il senso di impotenza che spinge a cercare l’alternativa

Accerchiati da tagli e burocrazia, gli specialisti non riescono sempre a instaurare quel clima di fiducia e di dialogo fondamentale per il malato. «Per comunicare e far metabolizzare questo genere di notizie servono tempi lunghi e modalità specifiche» dice Luigi Valera, psicoterapeuta e psico-oncologo all’ospedale Multimedica di Milano. «Pensiamo al paziente a cui viene annunciato che, dopo l’intervento, si sottoporrà alla chemioterapia: si sente impotente, ha paura e nella sua mente scatta la reazione che lo porta a cercare uno specialista che gli proponga un’alternativa. Ma a volte è solo una falsa speranza». Anche perché la via per affrontare farmaci ed effetti collaterali c’è. «Bisogna imporsi di ragionare alla giornata, passo dopo passo: ora si fa il primo ciclo e si pensa solo a quello» consiglia Luigi Valera. «Poi bisogna imparare a “sostenere” la parte sana dell’organismo con un’alimentazione adeguata e integratori. Così, tra l’altro, si ritorna a essere protagonisti della quotidianità e il corpo non è più un nemico da combattere ma da aiutare. Infine, è utile cercare un alleato, un mentore, un modello positivo. Quando si entra in sala d’aspetto per la prima terapia, individuiamo chi sta già percorrendo da tempo questo cammino: la sua storia ci insegnerà che il mostro si può sconfiggere».

I “guru” finiti sotto accusa

È dal 1980 che l’ex oncologo tedesco Ryke Geerd Hamer diffonde il suo metodo: le neoplasie sarebbero legate a problemi psicologici risolvibili senza medicine. Due italiane (una 18enne e una 34enne) sono morte di recente seguendo questa filosofia.
Alla fine degli anni ’90 Luigi Di Bella e il suo cocktail di farmaci, ormoni e vitamine conquista migliaia di pazienti. Il metodo viene sottoposto alla sperimentazione ma il ministero la giudica non efficace.
Misael Bordier è il biologo cubano che ha inventato “vidatox”, un farmaco a base di veleno di scorpione che alimenta i viaggi della speranza verso l’isola.
Per Tullio Simoncini il cancro è causato da un fungo. E si cura con il bicarbonato di sodio. Radiato dall’Ordine dei medici, è stato condannato per frode e omicidio colposo.

Come agisce la chemio

In Italia si esegue dagli anni ’70 ed è ancora l’arma principale per sconfiggere la maggior parte delle neoplasie. «La chemioterapia consiste in un farmaco, iniettato in vena, che uccide le cellule malate» dice Marina Chiara Garassino, responsabile della Struttura oncologica toraco-polmonare all’Istituto nazionale dei tumori di Milano. «Prima di effettuarla si fanno degli esami del sangue  per creare un dosaggio personalizzato, così da avere il massimo dei benefici e il minimo dei disagi. Grazie ai farmaci antivomito la nausea non è più un problema
in 9 casi su 10. Anche la caduta dei capelli è meno frequente. Sul fronte effetti collaterali rimangono la stanchezza e il formicolio legato alla tossicità del prodotto, ma nei 6 mesi successivi alle cure si risolvono. Oggi, poi, i cicli sono brevi e molto efficaci tanto che la qualità di vita delle persone è davvero migliorata».

Quali sono le alternative

«La ricerca ci propone ogni anno nuovi medicinali contro i tumori» spiega Marina Chiara Garassino, responsabile  della Struttura oncologica toraco-polmonare all’Istituto nazionale dei tumori di Milano. «Per esempio, abbiamo i farmaci a bersaglio biologico: agiscono sull’alterazione del Dna che è causa del tumore e la “riparano”. Si usano soprattutto per seno, colon e polmone. Negli ultimi 2 anni, poi, sulla scena è arrivata l’immunoterapia. Nella fase iniziale della malattia, il sistema immunitario debella il tumore come se fosse un virus, poi questo meccanismo si inceppa. La cura riattiva la capacità dell’organismo  di sconfiggere  la neoplasia e funziona per  quasi tutti i tipi di cancro. Gli effetti collaterali? Zero, con l’efficacia massima. Questa terapia, già disponibile nei centri oncologici, è la scommessa del futuro» .

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