Basta navigare sui siti di incontri perché l’altro chieda la separazione

Per la Cassazione, cercare compagnie online, anche senza consumare il tradimento, è una forma di infedeltà. E chi lo fa deve risarcire l'altro

Amori, disamori, tradimenti e altre catastrofi del cuore ai tempi di internet e dei social. Navigare sui siti di incontri è sufficiente, da solo, per far ricadere la colpa di un matrimonio allo sfascio sul coniuge a caccia di compagnia femminili online. Per questo – per l’addebito della responsabilità della fine di una relazione – sul partner grava l’obbligo di versare l’assegno di mantenimento all’ex compagna, quella reale. Il tutto anche se non è andata in porto alcuna love story clandestina e il tradimento non si è consumato.

A dirlo, costretta ancora una volta a entrare nella vita privata e affettiva di una coppia scoppiata, è la Prima sezione civile della Corte di cassazione, con un’ordinanza che fa testo per il caso specifico. 

La colpa è di chi cerca la relazione extra coniugale

«La ricerca di relazioni extraconiugali tramite internet – sostengono i giudici romani, chiamati a esprimersi su una vicenda ambientata in Emilia Romagna – è circostanza oggettivamente idonea a compromettere la fiducia trai i coniugi e a provocare l’insorgere della crisi matrimoniale all’origine della separazione». Il marito ha provato a ribaltare le accuse sulla moglie, con cui è stato sposato per meno di un anno. Mai giudici hanno smontato le argomentazioni dell’uomo e hanno confermato che sì, la colpa della separazione è tutta sua. Cercando compagnia in rete – è il succo della questione – “ha violato il dovere di fedeltà e ha leso l’onore e la dignità della moglie”.

La moglie se n’è andata ma con ragione

Non solo. La consorte è andata via di casa solo dopo aver scoperto i tentativi di abbordaggio in rete ed è stata ritenuta incolpevole. Aveva un motivo fondato per abbandonare il tetto coniugale, non ha violato l’obbligo della coabitazione, non tocca a lei portare le conseguenze economiche delle separazione. Anzi. Ha diritto ad avere l’assegno di mantenimento, come già stabilito dai giudici territoriali. L’ex partner, il responsabile del crac matrimoniale, le dovrà versare un assegno di mantenimento di 600 euro al mese e sarà costretto a sobbarcarsi le spese di giudizio, perché ha perso il ricorso. Lei, molto più giovane, risulta priva di una occupazione fissa. Lui, benestante, può contare su una robusta pensione, 3mila euro al mese.

Il tradimento c’è anche se non consumato

L’avvocato Alessandro Sartori, presidente dell’Aiaf, l’Associazione italiana per la famiglia e per i minori, approva e sottoscrive per intero l’ordinanza della Cassazione. Nessuna indulgenza, concorda, per un marito che prova a intrecciare relazioni parallele, seppur in rete. Nessuna attenuante. “Il tradimento c’è ed è pieno – sostiene – anche se i contatti sono rimasti sul piano virtuale e platonico, senza consumazione. Una relazione di coppia, e ancora di più di un matrimonio, si regge sulla fiducia reciproca. Chi cerca compagnie al di fuori del rapporto – continua il legale – ha una vita affettiva parallela, potenzialmente anche sul piano sessuale. Mente. Si comporta in modo ambiguo. Si sdoppia. La fedeltà è altro. Come dice un noto dizionario, è un rapporto sentimentale di natura stabile ed esclusiva, caratterizzato da reciproca attrazione, affettuosa intimità e appassionata tenerezza, espressione che io trovo splendida”.

“Il marito è in torto e non lo ha ammesso”

Il marito in questione, altra osservazione dell’avvocato Sartori, “ha avuto l’ardire di provare a cambiare le carte in tavola, rovesciando le accuse e la colpa della separazione sulla moglie, tradita sul web. Non poteva che perdere la causa, vista la situazione”.

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