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Prostituzione in Italia: tra multe e tentativi di regolamentarla

Dopo il pugno di ferro adottato dalla Francia, si riaccende il dibattito sulla prostituzione anche in Italia. Ma a che punto siamo?

Pugno di ferro contro la prostituzione in Francia. Una nuova legge molto severa punisce i clienti, se beccati, con 1500 euro di multa. 3750 se recidivi.

Foto dei clienti inviate a casa
In Francia, dunque, ci provano e sperano che colpendo chi compra, si possa colpire l’intero sistema: d’altronde, si pensa, se nessuno comprasse il sesso, la prostituzione perderebbe la sua ragione d’esistere.

Sulla penalizzazione sociale del cliente ha puntato molto la Svezia: chi viene sorpreso, viene pedinato e fotografato dalla polizia. Le foto vengono poi inviate a casa, insieme ad una lettera della polizia che spiega il reato commesso e subirà poi un processo in tribunale. Il cliente viene considerato un criminale e difficilmente potrà nascondere la verità alla moglie o alla compagna, con tutte le conseguenze del caso. Si spera insomma che la paura degli uomini di essere scoperti e svergognati sia così forti da farli desistere.

Il fallimento della legge Merlin
In Italia, invece, per moltissimi anni la vendita del corpo è stata tollerata nelle cosiddette “case chiuse”, luoghi ad hoc dove le ragazze si prostituivano. Negli anni ’50, la legge Merlin dichiarò illegali le case chiuse e si sperava che chiudendo i bordelli, sarebbe gradualmente scomparsa anche la prostituzione. Non fu così, anzi, il fenomeno è ormai degenerato e fuori controllo. Secondo la Comunità Giovanni XXIII, un’associazione cattolica che si occupa di contrastare la tratta delle donne e propone per le donne percorsi per uscire dal giro, sono nove milioni gli italiani che cercano sesso a pagamento. Centomila sarebbero invece le donne che si prostituiscono. Il 65% di loro lavora sulla strada, il 37% sono minorenni. Molte quelle ridotte in condizioni di semi-schiavitù, ricattate e sfruttate da organizzazioni criminali. Sono esposte più di chiunque altro al rischio di contrarre l’AIDS o altre malattie sessualmente trasmissibili, dato che si stima che quasi l’80% dei clienti costringa le ragazze ad avere rapporti non protetti. Il lavoro in strada è pericoloso: le prostitute sono spesso vittime di furti, pestaggi, rapine, omicidi.

Multe ai clienti e zone a luci rosse
Fallita la legge Merlin, l’Italia è ferma da molti anni su quale strada intraprendere. Molti sindaci hanno seguito il modello svedese, se non altro per togliere le prostitute dalle strade del proprio Comune, e hanno iniziato a far multare i clienti.  Le ordinanze dei sindaci in alcuni casi hanno prodotto qualche effetto (a Foggia nel dicembre 2012 decine di clienti sono stati multati per 500 euro) ma hanno solo un valore temporaneo. Scaduta l’ordinanza, tutto torna come prima. A Roma, l’allora sindaco Marino, propose anche di inviare una lettera a casa del cliente, sfruttando la paura di essere scoperti come in Svezia, ma la sua idea fu stoppata dal Garante della privacy. In altri casi i sindaci hanno proposto la creazione di quartieri a luci rosse: zone dove le ragazze possano lavorare in condizioni di sicurezza, assistite da operatori, medici e assistenti sociali. Proposte di questo genere sono state fatte, senza realizzarle, a Roma (nel quartiere dell’Eur), Napoli, Milano. Sono una realtà concreta a Mestre dove la zona esiste dagli anni ‘90.

Regolamentare la prostituzione?
Altri invece propongono di introdurre in Italia sistemi di regolamentazione. Il leader della Lega, Matteo Salvini, da tempo propone il ritorno alle case chiuse. Le prostitute lascerebbero le strade e lavorerebbero negli appartamenti, pagando le tasse sui loro compensi: per la Lega lo Stato potrebbe incassare così fra i due e i quattro miliardi di euro. La regolamentazione della prostituzione è una strada intrapresa da molti Stati europei: in Olanda le prostituzione è un’attiva completamente legalizzata. Le ragazze devono essere maggiorenni e sono assistite dalla polizia e dai servizi sanitari. In Germania le prostitute possono avere contratti come lavoratrici dipendenti o inquadrate come partita IVA, sono sottoposte a controlli sanitari periodici e devono usare obbligatoriamente il condom. Settanta parlamentari italiani hanno depositato una proposta di legge che prevede case chiuse e zone a luci rosse, tutele sanitarie per i sex workers (letteralmente chi lavora con il sesso) di ogni orientamento sessuale, trasparenza fiscale. Si prende atto dell’impossibilità di far scomparire la prostituzione e si cerca allora di sottrarla al controllo della mafia e di renderla meno pericolosa per chi deve esercitarla.  Un male necessario, impossibile da estirpare, come il fumo o il gioco d’azzardo. Ma al momento la legge è ferma in Parlamento e non si sa se e quando verrà discussa.

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