I nuovi lavori su cui puntare

  • 27 01 2017

La tecnologia determinerà la scomparsa di alcune professioni. E la nascita di nuove. Per farsi trovare pronti serve studiare, essere su Internet, coltivare interessi extra curriculum

L’agente di viaggio e l’assicuratore? Sono lavori che non serviranno più, spazzati via dalle vendite online. Stessa sorte per il consulente finanziario, sostituito da un algoritmo che pianificherà i nostri investimenti. E paiono destinate a sparire anche alcune aziende meccaniche: grazie alle stampanti 3D, i colossi dell’auto produrranno da soli molti pezzi oggi affidati ai fornitori. «Persino a casa potremo stampare ricambi come la maniglia di una porta» ragiona Giorgio Gosetti, sociologo del lavoro, docente all’università di Verona. Fantascienza? Per nulla. Secondo il quotidiano inglese Financial Times, anche altri mestieri andranno scomparendo entro qualche decennio. Che ce ne faremo del letturista del contatore del gas, ora che i dati viaggiano a distanza? O del carrozziere, quando le auto che guidano da sole ridurranno a zero la possibilità di incidenti?

I settori su cui puntare: hi tech e green economy

L’elenco delle professioni in via di estinzione potrebbe continuare. «È una tendenza reale, ma non deve spaventare» afferma Alberto Banfi, economista, docente all’università Cattolica di Milano. «Per tante mansioni che scompaiono, altrettante ne nascono. Si calcola che i due terzi degli odierni alunni delle elementari da grandi faranno un lavoro che oggi ancora non esiste». È già successo: basti pensare a un ingegnere della Apple o uno sviluppatore di app, che da piccoli neppure immaginavano che cosa fosse lo smartphone. La ricerca tecnologica aprirà sentieri imprevedibili.

Secondo la società di consulenza FastFuture, diventerà una professione comune quella dello specialista in nanomedicina, settore di applicazione della tecnologia alla salute che prima o poi arriverà a costruire macchine riparatrici di cellule. «Esploderanno anche le professioni che ruotano attorno alla green economy» aggiunge Banfi. «Serviranno ingegneri sviluppatori di mezzi di trasporto alternativi e ogni impresa si avvarrà di un consulente specialista nella riduzione dell’impatto ambientale». E dal momento che sbrigheremo sempre più pratiche e pagamenti online, ecco arrivare il manager della vita digitale: un esperto che si occuperà di gestire le nostre password e di tenere d’occhio la nostra sicurezza in Rete, cancellando le tracce che lasciamo in anni di navigazione. Non è vero, inoltre, che le macchine finiranno per sostituirci in ogni ambito. «Stiamo già notando un ritorno del contatto umano, sia come assistenza post vendita, sia come arma di marketing» spiega Banfi. Si fa presto a vendere su Internet, ma appena c’è un problema la clientela preferisce avere a che fare con una persona, anche a costo di pagare qualcosa in più. Ecco perché Enel, seppure utilizzi i call center, continua anche ad aprire punti di assistenza fisica in tutta Italia. Ed ecco spiegata la strategia di Amazon, leader mondiale nelle vendite in Rete, che ha iniziato a inaugurare librerie fisiche in America dal momento che ha capito che lo store reale è uno strumento formidabile per promuovere il brand.

Le competenze da sviluppare: preparazione e flessibilità

Cercare di indovinare il “futuribile” è divertente, ma che fare in attesa che diventi realtà? «I problemi non mancano, perché i vecchi lavori muoiono in fretta, mentre quelli nuovi fanno fatica a imporsi, visto che devono essere assimilati dal mercato e soprattutto dalla scuola, che dovrà insegnarli» ammette Banfi. Lo scenario dei giovani italiani, poi, non è incoraggiante. Abbiamo il record europeo dei Neet, i ragazzi che non lavorano e non studiano: sono il 31% nella fascia 20-24 anni. «E tra gli adulti purtroppo aumenta la quota di chi non cerca più un posto perché scoraggiato, soprattutto tra le donne del Sud» dice il sociologo Gosetti. Come uscirne?

«Primo: studiando. La laurea serve. Le statistiche dicono che i profili più formati hanno più possibilità di trovare lavoro, anche se spesso non è subito all’altezza delle aspettative». Secondo: occorre essere trasversali, a livello di competenze tecniche e umane. Perché si sta affermando un nuovo concetto: il lavoro che si fa “ibrido”. «Puoi essere un ottimo ingegnere, ma sarai preferito nei colloqui se nel tempo libero alleni una squadra di ragazzini, perché significa che sai gestire un gruppo» spiega Banfi. Terzo, bisogna essere presenti su Internet. Per molte figure legate a informatica e hitech, le società di selezione del personale iniziano a sfogliare i curriculum su siti come Monster o Linkedin. Non esserci sarebbe un errore. E per chi, invece, dal mercato è uscito e deve ricollocarsi? «Indispensabile un percorso di formazione, su cui dovrebbe investire lo Stato, non solo il settore privato» nota Gosetti. «Ma attenzione a scegliere solo corsi legati a specifiche aziende e che promettano stage; altrimenti si regala denaro a formatori inutili».

4 dati significativi sul lavoro

157MILA è il numero annuo di laureati richiesto dal mercato in Italia fra il 2017 e il 2020, secondo Unioncamere. In cima alla lista, dottori in Economia e Statistica, Medicina e Ingegneria.

107 MILIONI sono i nuovi lavoratori che entreranno nel mercato entro il 2025, secondo l’Agenzia Ue per la formazione professionale: 46 milioni saranno altamente qualificati, con laurea o master.

43% è la percentuale dei lavoratori Usa che nel 2020 si guadagneranno da vivere sommando due o tre attività: è il doppio di oggi. Lo dice una ricerca della società di software Intuit.

46% è la percentuale delle donne occupate, in Italia, nella fascia di età 15-64 anni. Dopo di noi in Europa c’è solo Malta. Secondo l’Ocse, se nel 2030 raggiungessero il tasso maschile, guadagneremmo 1 punto di Pil pro capite l’anno.

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