I vegetariani che ricominciano a mangiare la carne

Gli italiani che seguono una dieta senza carne sono quasi 2 milioni. Ma crescono coloro che, pur rimanendo attenti alla salute e all’ambiente, cambiano idea. E diventano “flexitariani”

Angelina Jolie, Bill Clinton, Chris Martin: cosa hanno in comune? Sono vegetariani o vegani pentiti. L’attrice e l’ex presidente Usa hanno fatto dietrofront per motivi di salute, il cantante dei Coldplay dopo anni senza hamburger per amore dell’ex moglie Gwyneth Paltrow di recente ha ceduto alla carne. Negli Stati Uniti sembra una scelta diffusa. L’organizzazione no profit Human Research Council ha svolto una ricerca su oltre 11.000 persone e ha concluso che l’84% dei veg torna a essere onnivoro. E in Italia? Secondo i dati Eurispes, i vegani, puristi e convinti, sono triplicati, mentre i vegetariani diminuiscono. Cerchiamo di capire cosa c’è all’origine di questo “pentimento”.

Nell’ultimo anno, i vegetariani italiani sono diminuiti del 2,5% (erano il 7,1% ora sono il 4,6%). Lo dice l’ultimo Rapporto Eurispes.

Rinunciare alla bistecca è considerato eroico

La spesa, le ricette, le cene con amici: essere vegetariani è una scelta che coinvolge, e spesso stravolge, l’intero stile di vita. Per il 46% degli ex carnivori, dice Eurispes, la scelta veg è dettata da motivazioni di salute e benessere, per il 30% dalla sensibilità verso gli animali o la natura. «Chi rinuncia alla dieta onnivora compie una personale rivoluzione: si cambia il piatto per cambiare il mondo, perché quel piccolo gesto può impattare sull’ambiente, riducendo lo sfruttamento intensivo dei terreni e degli allevamenti» spiega Elisabetta Moro, docente di Antropologia culturale all’università di Napoli Suor Orsola Benincasa. «In un’epoca di abbondanza dove il cibo è esibito ovunque, rinunciare alla carne è un atto eroico che richiama i sacrifici religiosi. Ma si rivela difficile. Alla lunga viene a mancare la convivialità: in una quotidianità in cui si è spesso soli e di fretta, torna il bisogno di ritrovarsi anche nel classico pranzo domenicale, che tradizionalmente include cibi sia vegetali sia animali. I vegetariani cedono per non isolarsi. E ritrovano la libertà della dieta onnivora, che caratterizza la storia umana».

Mangiare green non basta a salvare il Pianeta

Essere vegetariani è inutile: è la tesi shock del libro di Lierre Keith Il mito vegetariano (Sonzogno). La condivide Marina Berati, attivista e studiosa convinta che solo la dieta vegana salvaguarda davvero la Terra, perché carne, pesce, uova e latticini hanno un impatto ambientale 17 volte maggiore rispetto agli alimenti vegetali. Così chi ha tentato il cammino “cruelty free” senza escludere del tutto i derivati animali oggi si sta spostando sul regime reducetariano: ovvero la riduzione della quantità di carne, l’attenzione alla qualità e alla sostenibilità dei cibi. «Possiamo chiamarli anche flexitariani» dice Lucia Bacciottini, biologa nutrizionista, autrice di Flexitarian diet. La dieta flessibile (Giunti). «Sono le persone convinte che mangiare sia un gesto salutare e sociale. Seguono la dieta mediterranea 2.0, senza estremismi: al centro ci sono i vegetali, intorno legumi, carni, pesce e cereali. È un’alimentazione equilibrata, mentre quella vegetariana può dare piccoli problemi di salute se non si integrano bene le proteine. L’uomo è onnivoro e diversi studi neurologici hanno dimostrato che davanti alla carne c’è una forte attivazione della corteccia cerebrale. Via libera all’istinto, dunque, ma con la ragione che modera le quantità».

I sensi di colpa

Chi torna alla fettina, però, non è immune dai sensi di colpa: è come se tradisse un principio che non ammette ricadute. «Vale soprattutto per i vegetariani» nota Stefano Momentè, fondatore di Vegan Italia. «Le persone contrarie allo sfruttamento degli animali per convinzione etica percorrono fino in fondo questa strada: la battaglia civile è gratificante e motiva. Chi elimina solo la carne per moda rischia di cedere, perché la scelta si riduce a mera rinuncia».

I numeri del fenomeno

7,6% La percentuale di italiani che si dichiara vegana o vegetariana (i primi sono triplicati nell’ultimo anno). Si tratta, in totale, di 1.800.000 persone, il 59% sono donne (fonte: Eurispes). 5% La flessione delle vendite di carne nel 2016 nel nostro Paese (fonte: Osservatorio nazionale consumo carni). 16 milioni Gli italiani che hanno ridotto la quantità di carne; 1 su 10 l’ha eliminata del tutto (fonte: Osservatorio nazionale consumo carni). + 27% L’aumento degli acquisti di piatti pronti veg (fonte: Eurispes).

Claudio Santoni, 39 anni, manager di Jesi (An): «Il regime vegano mi ha spossato, ora seguo la paleodieta»

Marchigiano trapiantato a New York, Marco ha rinunciato alla carne a 19 anni. «Ho sempre amato animali e ambiente. Quando sono andato via di casa per studiare, è stato naturale diventare vegetariano. Ho letto molti saggi per approfondire l’argomento e ho detto addio alla bistecca. Familiari e amici hanno accettato la mia scelta, che non mi è mai pesata. Alle grigliate portavo le salsicce di tofu e mi godevo la compagnia. L’intolleranza al lattosio, poi, mi ha spinto a diventare vegano. Nel 2011, però, ho iniziato a sentirmi spossato. Una sera al ristorante ho ordinato del pollo senza pensarci: è stato amore al primo assaggio, ricordo il sapore, il gesto innato di addentare la carne. Ora seguo la paleodieta, che elimina zuccheri, farine, latticini e prodotti confezionati. È stato un percorso consapevole, che ha migliorato il mio stile di vita».

Barbara Vellucci, 34 anni, web editor di Milano: «Ho resistito anche durante la chemio, ma oggi mi concedo il pesce»

«A chi mi chiedeva perché ero diventata vegetariana raccontavo il tremendo trattamento riservato agli animali che avevo visto in un allevamento di amici di famiglia. Ho sostenuto le mie idee anche quando ho avuto un tumore al seno e dopo la chemioterapia i livelli di ferro nel sangue erano bassissimi. Ho puntato su legumi e integratori e ho recuperato in pieno. Problemi? Con gli altri: battutine, polemiche e tanta fatica al ristorante e al lavoro, dove un menu senza carne è spesso un’utopia. All’estero c’è maggiore attenzione. Dopo 3 anni, ho capito che mi mancava il pesce. Ricordo un pranzo di famiglia in cui mi sono dovuta frenare per non assaggiare salmone e pesce spada. Ho ricominciato a mangiare pesce e oggi mi sento più libera, meno limitata nelle scelte alimentari».

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