purple drank

Purple drank, il nuovo sballo fai-da-te

  • 19 02 2016

È una miscela artigianale che sta conquistando i ragazzi delle discoteche italiane, soprattutto del Nord

Il purle drank è un beverone che si ottiene mischiando la gazzosa con uno sciroppo per la tosse a base di codeina: i giovani della Lombardia lo acquistano in Svizzera, dove si vende senza ricetta medica. Shakerato con la gassosa si trasforma in un cocktail di colore violaceo con un effetto rilassante. Il purple drank non è una novità: era già in uso negli Stati Uniti negli anni Sessanta, qui da noi sta avendo nuova fortuna grazie al contributo di alcuni rapper che a colpi di rime decantano il nuovo sballo.

COME E DOVE SI PUÒ COMPRARE
Se i ragazzi della Lombardia fanno scorte in Svizzera, dalla Liguria e dal Piemonte bussano alle porte della Francia. Poche ore di viaggio, meno di 10 euro a confezione e il gioco è fatto. A raccontarmi la facilità con cui si recupera la “dose” sono i ragazzi stessi all’uscita di una grande discoteca dell’hinterland milanese: è sempre da loro che apprendo che esistono persino dei tutorial su YouTube per imparare a mischiare le dosi giuste e una linea di abbigliamento che ha come logo la confezione del famoso sciroppo.

Forse non è una droga di massa ma di certo sta diventando un fenomeno, al punto che la Farmacia Cantonale del Canton Ticino ha emesso un’allerta e oggi ci sono più controlli sulle vendite. «Fino a prima di Natale riuscivamo a portare a casa 3 boccette di sciroppo per la tosse a testa, ora è più complicato» dice uno dei 20enni “reo confessi”.

QUALI RISCHI SI CORRONO
Ma quanto è pericoloso il beverone viola? La codeina è un alcaloide, un oppiaceo ottenuto dalla morfina utilizzato anche come sedativo per gli spasmi delle vie respiratorie. Il purple drank, che contiene appunto questa sostanza, non eccita e non manda fuori di testa come altre droghe euforizzanti, piuttosto intontisce e rilassa.

«Assumere la codeina per altri scopi rispetto a quelli prescritti dal medico è pericoloso» avverte la dottoressa Franca Davanzo, direttrice del Centro antiveleni dell’ospedale Ca’ Granda Niguarda di Milano. «L’abuso può provocare collasso, arresto respiratorio o cardiaco».

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