Bambine e matematica

Scopri perché la scienza è… roba da bambine!

Anche le ragazze hanno grandi capacità nelle materie scientifiche: superare i luoghi comuni e le convinzioni errate insegnando fiducia, autostima, creatività

Come nasce la passione per la scienza? Il film Il diritto di contare, uscito nel 2016 e diretto da Theodore Melfi, ci ha fatto commuovere perché attraverso la magia del grande schermo ci siamo calati nella storia di Katherine Coleman Goble Johnson, scienziata afroamericana nell’America degli anni Sessanta: sono gli anni in cui la Nasa sogna il primo astronauta sulla luna e l’America combatte contro la discriminazione razziale. Non solo: all’interno dello Space Task Group si lotta per i diritti di genere. Perché ancora oggi il binomio donne e scienza non è un fatto scontato.

Nel rapporto Ocse 2012 gli esperti, valutando 510mila ragazzi di 15 anni, hanno osservato: «La differenza nei risultati riflette la differenza di genere nella motivazione, nella spinta e nella fiducia in se stessi. Anche le ragazze che hanno gli stessi risultati dei loro colleghi maschi hanno meno costanza, un più basso livello di apertura alla soluzione dei problemi, livelli più bassi di motivazione a imparare la matematica e più alti livelli di ansia riguardo alla matematica rispetto ai ragazzi e sono propense ad attribuire la non riuscita a se stesse più che a fattori esterni».

Rosetta Zan, docente presso il Dipartimento di Matematica dell’Università di Pisa e presidente della Commissione Italiana per l’Insegnamento della Matematica, CIIM, si occupa di problem solving e nei lunghi anni di ricerca ha indagato il ruolo dei fattori non cognitivi nell’apprendimento. Il punto è proprio questo: l’enigma e la sua capacità di gettare un seme nella mente, spronarci a fare domande, trasformare il problema in una sfida. I suoi libri, in cui troviamo titoli come Problemi e convinzioni (Pitagora Editrice) e I problemi di matematica (Carocci Faber), pubblicato nel 2016, ispirano un interrogativo importante: come si insegna matematica a scuola?

Le linee didattiche prevedono libri di testo con esercizi semplificati, nei quali di solito è previsto un procedimento da riconoscere e imparare: errore non è solo lo sbaglio, ma anche la deviazione dalla norma, eppure l’approccio dei bambini di fronte al nuovo è estremamente curioso, entusiasta e ricco di immaginazione. Apprendiamo i fatti della vita attraverso i problemi che ci capitano e… le soluzioni che sappiamo trovare. Ecco una lezione importante, in matematica e nell’esistenza quotidiana.

Trovarsi di fronte a un problema, scoprire la propria capacità di concentrazione e trovare l’intuizione giusta attraverso prospettive differenti è il vero allenamento. Nel suo discorso per il Nobel, il fisico Richard Feynman disse: «Nello scrivere articoli pubblicati nelle riviste scientifiche siamo abituati a presentare il lavoro quanto più terminato possibile, nascondere tutte le strade tentate, non preoccuparsi dei vicoli ciechi per cui si è passati o descrivere come si era iniziato dall’idea errata, e così via. Insomma, non c’è alcun posto dove pubblicare in maniera degna cosa si è davvero fatto per arrivare a quei risultati».

Imparare a percorrere strade nuove è un’abilità che può essere sostenuta e incoraggiata: avviene quando sentiamo di poter commettere errori e imparare dagli sbagli che facciamo. Secondo un’indagine effettuata dall’Università di Bologna avere genitori convinti che la matematica sia una cosa da maschi influisce negativamente sulla vita scolastica delle figlie, al contrario il sostegno e la fiducia producono effetti positivi perché aiutano l’autostima generando un miglioramento anche nei voti.

Matematica ed esperta di didattica alternativa, Maria Droujkova spiega che innamorarsi della matematica avviene fin da piccoli: sono innumerevoli le occasioni in cui possiamo esercitare le potenzialità dei bambini, dal supermercato ai libri illustrati. Scoprire la magia dei numeri significa lasciarsi trasportare in un universo altro, giocare, immaginare la realtà attraverso schemi differenti.

«Eravamo tutti, semplicemente, dei ricercatori, ed eravamo totalmente impegnati in questo» spiega di se stessa Katherine, le cui vicende hanno ispirato la pellicola Il diritto di contare. Fin da bambina mostra spiccate abilità matematiche, tanto che il padre, boscaiolo, e la madre, insegnante, accetteranno di trasferire l’intera famiglia dal West Virginia affinché la figlia possa continuare i suoi studi.

Quanto siamo disposti a vedere e stimolare i talenti nascosti dei bambini? La capacità di esercitare la curiosità, a ogni età, e accompagnare un figlio verso la sua strada, qualunque essa sia indipendentemente dal sesso o dai nostri desideri, è ciò che nella scelte di ogni giorno potrà aggiungere una piccola tessera al mosaico di una società più felice, culturalmente consapevole e libera.

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