Concita De Gregorio: non basta essere donne per essere in gamba

La cosa più difficile è strapparle un sorriso. Preferisce cantarle chiare: «In Italia nessuna ministra mi convince». La prima "direttora" de l'Unità non fa sconti alle donne: il valore di una persona non dipende dal sesso, dice. Lavora fino a notte e a casa ha quattro figli. Il segreto per conciliare tutto? Alzarsi alle 6,30. «E come trucco solo un filo di rimmel»

Finalmente l’abbiamo vista tutti. Da meno di un mese Concita De Gregorio, 44 anni e quattro figli, è il primo direttore donna de l’Unità. Ma che questa signora che guida un giornale “pesante” fosse così graziosa (avete notato che somiglia un po’ a Scarlett Johansson?) lo abbiamo visto la settimana scorsa in tv a Ballarò, al fianco di volpi della politica come D’Alema e Tremonti. Avvolta in un castigato abitino nero con un paio di sandaletti frou frou, non le è scappato un sorriso nemmeno per sbaglio, ma non ha deluso. Sarà lei, come scrive il critico Aldo Grasso sul Corriere della Sera “la fata turchina o castana o bionda, insomma l’icona femminile” dell’opposizione? È presto per dirlo. Noi intanto siamo andati a conoscerla.

Qual è il bilancio dei primi 20 giorni all’Unità?

«Ottimo. Ho appena ricevuto un sms di un caporedattore che mi scrive: “Erano anni che non si respirava un clima così ricco d’energia”».

Come si sente nei panni di primo direttore donna del giornale?

«È un onore e una sfida. Ma il fatto di essere donna non c’entra. So che vorreste sentirmi dire che è una conquista per il sesso femminile. In parte lo è. Ma io non lo vivrei in maniera diversa se fossi un uomo, se fossi ebrea, cattolica o gay. Sono una persona, con la propria storia, che si misura con un lavoro».

Eppure ne l’Unità dell’11 settembre ha dedicato una pagina alla novità dirompente delle donne in politica, come fenomeno di tendenza.

«Sul piano dell’immagine non c’è dubbio. Ma il senso di quella pagina era un altro: non basta essere donne per essere in gamba, intelligenti, avere qualcosa da dire. Tra Condoleezza Rice, segretaria di Stato Usa, e Madeleine Albright, con lo stesso incarico ai tempi di Clinton, c’è un abisso a tutto vantaggio della seconda. Stiamo attenti, dunque, alla sostanza delle persone».

C’è una donna al governo che le piace?

«Confesso: nessuna. Apprezzo molto, invece, Anna Finocchiaro del Pd, è seria, competente, quando parla si fa silenzio intorno. E mi piace Hillary Clinton, perché ha una bella testa e un programma vero, come la riforma della sanità. Ci siamo appiattiti tutti su Obama perché è giovane e nero, ma lei è una gran donna».

Concita De Gregorio cura il suo lato femminile? Si trucca? Sceglie il vestito giusto?

«No, non ho tempo. Solo se i miei figli mi dicono “Mamma hai una faccia da spavento”, mi metto un po’ di rimmel. Quanto ai vestiti, sono così pigra che se ne trovo uno in cui mi sento comoda ne compro tre o quattro pezzi identici».

Le dà fastidio vedersi definita “la direttrice mamma” de l’Unità?

«Avverto una discriminazione. Possibile che una madre, magari buona cuoca, competa con i maschi nei ruoli decisionali? Che stia al suo posto!».

Però che lei sia anche una mamma è vero.

«Con quattro figli sarebbe difficile negarlo. Non solo: i miei ragazzi – il più grande ha 24 anni – sono per me la prima fonte di emozioni, di contatto con la realtà, lo sguardo fresco sulla vita. Senza di loro non sarei quella che sono. Infatti passiamo molto tempo insieme».

Come fate?

«Basta dormire un po’ meno. Ci alziamo alle 6 e mezzo. Vesto il più piccolo, di 5 anni, e sorveglio l’abbigliamento dei due di 11 e 15: che non si mettano i calzoni gialli e la maglietta verde. Poi li accompagno a scuola. Sono anche presidente dell’Associazione genitori, stamattina ho discusso per mezz’ora con la preside prima di andare al lavoro. Ma a pranzo torno a casa, per stare con loro. Se poi nel pomeriggio qualcuno ha bisogno della mamma o ha dei compiti difficili, viene a farli qui, a l’Unità, così si sente protetto».

Avranno anche un papà…

«Un papà molto presente, ma anche un giornalista economico che purtroppo adesso è a un convegno all’estero».

Perché purtroppo?

«Ci dividiamo tutto: la spesa, l’accudimento dei figli, le bollette da pagare. Non abbiamo un aiuto fisso in casa, quindi quando lui non c’è, mi sento soverchiata».

Farà degli orari bestiali…

«Per ora sì, finisco alle 11 di sera, ma quando l’ingranaggio sarà a punto, spero di uscire prima!».

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