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Educazione sessuale a scuola: perché in Belgio è esplosa la protesta

Un corso di educazione sessuale nelle scuole ha suscitato accese polemiche in Belgio: le intenzioni del governo e i motivi delle proteste

Manifestazioni di piazza, accese polemiche e atti vandalici in alcuni istituti hanno accompagnato l’introduzione nelle scuole francofone del Belgio del corso di “Educazione alla Vita Relazionale Affettiva e Sessuale” (Evras). Un programma di sole due ore di lezione all’anno, rivolte ai ragazzi tra i 12 e i 16 anni, che tuttavia ha innescato proteste da parte di ambienti ultraconservatori – in particolare le associazioni islamiche e i cattolici tradizionalisti – ma anche associazioni di difesa dei minori, psicoterapeuti e psichiatri infantili.

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Corso di educazione sessuale per due fasce di età

Il percorso Evras, presentato dalla ministra francofona dell’Istruzione Caroline Désir come “animazione” di due ore da relatori esterni accreditati, riguarda gli studenti della scuola primaria (11-12 anni) e della scuola secondaria (15-16 anni).

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Le ragioni del corso di educazione sessuale

Il corso, obbligatorio dal 2012 ma scarsamente erogato per mancanza di risorse, è stato pensato dal governo belga per “rassicurare gli studenti sulle domande che si pongono durante la pubertà” e mira a “proteggerli da situazioni potenzialmente pericolose o problematiche”, ha insistito la ministra, citando “sessismo, violenza sessuale, stereotipi di genere”.

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Manifestazioni e incendi nelle scuole

In occasione dell’inizio dell’anno scolastico, al grido di “non toccate i nostri figli”, è stata organizzata a Bruxelles una manifestazione per dire no al corso di educazione sessuale. Vi hanno partecipato fra gli altri associazioni islamiche, ultraconservatori cattolici, alcune sigle per la protezione dei minori come “Innocence en danger”, oltre a esponenti della destra estrema e “no vax”. La rivolta contro le due ore di educazione sessuale, lievitata grazie al tam tam sui social network, è culminata in fatti anche gravi, come alcuni incendi appiccati a metà settembre in alcune scuole e sui quali sta indagando la giustizia belga.

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Le critiche: il corso “ipersessualizza” i bambini

I detrattori sostengono che il corso “ipersessualizza” i bambini, che verrebbero così a contatto con argomenti come la masturbazione, l’identità di genere e il cambio di sesso che, secondo i genitori, non sarebbero consoni alla loro età. “Parlare di sessualità in pubblico ai bambini può frustrarli. Spetta ai genitori parlare di sessualità, non allo Stato”, ha protestato uno dei manifestanti, Gregory Bourguignon, intervistato dall’AFP.

Educazione sessuale, la difesa della ministra Désir

“Ovviamente non incoraggeremo l’ipersessualizzazione tra i giovani, né creeremo un orientamento sessuale o un’identità di genere”, ha assicurato la ministra Désir dopo queste accuse. “Ho letto che insegneremo ai bambini a masturbarsi, è assolutamente inaccettabile spaventare i genitori su questo argomento”, si è difesa alla trasmissione radiofonica de La Première.

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Il ricorso delle associazioni islamiche contro il programma Evras

Alcune associazioni islamiche e i membri del Consiglio di coordinamento delle istituzioni islamiche del Belgio (CIB) hanno annunciato che presenteranno diversi ricorsi di annullamento davanti alla Corte costituzionale contro il programma di “Educazione alla Vita Relazionale Affettiva e Sessuale”. Il motivo: ritengono incostituzionali numerose disposizioni che hanno portato all’adozione della guida Evras nell’ambito dell’istruzione francofona.

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