Educare all'empatia

EDUCARE ALL'EMPATIA

Lo psichiatra e psicoanalista Daniel N. Stern, esperto in psicologia evolutiva, ha definito questo processo sintonizzazione: è la capacità, naturale e presente in ogni bambino, di sintonizzarsi con le emozioni. Il primo contatto avviene attraverso il legame ancestrale che si crea con il corpo materno; gradualmente, si estende oltre la madre, verso le altre persone. Riconoscere e imparare a esprimere ciò che sentiamo è una tappa evolutiva fondamentale: un diritto, che aiuta i bambini a diventare adulti più consapevoli delle proprie emozioni. Ecco perché non si tratta di un fatto scontato, bensì di un allenamento costante. Grazie agli studi degli ultimi anni nell'ambito delle neuroscienze oggi sappiamo che già nelle prime ore di vita un neonato ha antenne potenti, estremamente sensibili all'ambiente che ha intorno. I primi stimoli? Sono già nel pancione: è stato stabilito che le voci (per esempio del papà o delle sorelline) e le musiche ascoltate dalla mamme in dolce attesa vengono registrate dalla memoria. Lui ti ascolta e sente le tue emozioni, anche da piccolissimo. Impariamo a dare voce a ciò che sentiamo e creare uno spazio da coltivare, insieme, dove sia possibile sentirsi al di là delle parole, da cuore a cuore.

Aiuta il tuo bambino a sviluppare empatia

Esprimere e riconoscere le emozioni fin da piccoli

Educare un bambino a riconoscere le sue emozioni costituisce una risorsa fondamentale anche per l’età adulta. Come reso noto dagli ultimi studi in materia, ascoltare favole e leggere libri ci aiuta a “metterci nei panni di” sviluppando la capacità di capire meglio gli altri e noi stessi. Insegna a tuo figlio a sviluppare senso critico e responsabilità verso le sue scelte fin da piccolo: un’educazione consapevole lo renderà più sicuro di sé, con effetti positivi sull’autostima.

effetti contatto fisico

AMORE DI PELLE

Un neonato sente la nostra voce e, al di là della comprensione linguistica, che arriverà in seguito, ascolta i suoni, percepisce la variazione dei toni e prende informazioni sul mondo che lo circonda attraverso il contatto epidermico. Quando abbracciamo un bambino i suoni che emettiamo e il respiro si fondono in una vibrazione che trasforma il nostro corpo in una cassa armonica in grado di esprimere emozione. Attraverso le variazioni degli ormoni e il battito cardiaco il feto impara a fluttuare fra sensazioni diverse. Già a 10 mesi i bambini mostrano di essere in grado di reagire alle emozioni espresse dalle persone intorno: riflettono la gioia che vedono sul volto degli adulti, si preoccupano quando noi ci preoccupiamo. Martin Hoffman ha chiamato questo momento empatia globale: accade durante il primo anno di vita, quando i bambini si identificano con le emozioni mostrate dagli altri.

Insegnare l'empatia

IL VALORE DELL’ESEMPIO

Hai mai notato che i bambini sono estremamente attenti e ricettivi agli altri? È facile sorprendersi di fronte a un bambino che ci porge un oggetto o asciuga una nostra lacrima. Secondo Martin Hoffman, che definisce quattro livelli di sviluppo dell’empatia, dal secondo anno di vita il bambino tenta di dare aiuto, così come desidera riceverlo. A partire dal terzo anno di vita appare un processo più complesso: la consapevolezza che le emozioni di un’altra persona non sempre sono uguali alle proprie, ma possono essere diverse. Si tratta di un momento fondamentale, perché in questa fase i piccoli iniziano a sperimentare i propri bisogni e… cercano di adeguarsi a quelli degli altri. A volte non è così facile, lo dimostrano gli scoppi di rabbia e frustrazione che essi provano, e che noi spesso classifichiamo come semplici capricci. Un bambino non sa come esprimere ciò che sente a livello verbale, ecco perché è importante osservare i messaggi del suo corpo e, lentamente, aiutarlo a contattare le sue emozioni.

Leggere sviluppa empatia

METTERSI NEI PANNI DEGLI ALTRI

La bocca della verità: i bambini qualche volta ci lasciano nel completo imbarazzo, perché esprimono ciò che pensano senza filtri. Ha appena detto una cosa antipatica a qualcuno? Sgridarlo davanti a tutti lo umilia e non permette a un bambino di capire davvero. Prendilo da parte, ritaglia un momento di privacy tutto vostro. Essere empatici significa… mettersi nei panni dell’altro. Come ti sentiresti se qualcuno dicesse questo a te? Questa domanda è fondamentale, perché aiuta un bambino a collegarsi con le sue emozioni e, gradualmente, coltivare maggior sensibilità rispetto allo stato d’animo degli altri, dai compagni di scuola agli adulti. La comunicazione è importante: guarda un bambino negli occhi e usa un tono di voce basso e autorevole. Quando i bambini sono più grandi il racconto di favole e la lettura diventano strumenti importanti per lo sviluppo dell’empatia. Da un’indagine effettuata presso l’Università di Oxford è emerso che i libri coinvolgono mente e cuore, aumentano la capacità di leggere le emozioni, creando un canale fra noi e gli altri.

Comunicare le emozioni

APRI UN CANALE COMUNICATIVO

Farsi consolare da un bambino, anche se adolescente, è un peso troppo gravoso per un figlio, ma questo non significa che un genitore debba mostrarsi sempre tutto d’un pezzo. Al contrario, nascondere le proprie incrinature e vulnerabilità, magari per preservare i ragazzi da un dolore, può creare una maschera che rischia di trasformare il dialogo in un silenzio pericoloso. Soprattutto da adolescenti subentra la voglia di conoscere i genitori al di là del ruolo, come persone: è un bisogno naturale dell’età. Più un bambino diventa grande, maggiore sarà la sua curiosità a scoprirti anche in questo senso. Dare a un figlio la possibilità di conoscerti è un dono. Gli errori fatti non fanno diminuire la stima che un bambino prova verso chi ama. Tutti commettiamo sbagli. La vera sfida è condividere ciò che ha creato la tua esperienza di vita. Quando chi amiamo ci spiega, con umiltà e pacatezza, il motivo per cui sta cercando di consigliarci, o farci desistere, da una certa decisione, allora anche il nostro comportamento diventa più consapevole, perché smettiamo di fare i ribelli e iniziamo a chiederci che cosa può renderci davvero felici. Da piccoli e… anche da adulti.

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