Identità corporea

IDENTITÀ CORPOREA

Durante l'adolescenza il corpo attraversa una complessa fase di mutamenti: il bambino diventa adulto e in questo processo di trasformazione non indolore la questione legata alla propria fisicità occupa un ruolo fondamentale. Fra i 10-11 anni e i 22-23 il senso della propria identità incontra cambiamenti radicali, di natura biologia e psicologica. È possibile aiutare i ragazzi durante questo faticoso processo di crescita? Oggi fra i principali mezzi per attuare un confronto fra sé e gli altri troviamo televisione e rete internet. I rischi, tuttavia, sono tanti, perché lo schermo è popolato da corpi che appaiono lontani rispetto alla realtà del mondo quotidiano. In tv e sulle copertine dei giornali emergono esseri alieni, con gambe lunghissime e forme slanciate. Le persone vere non assomigliano a questi volti dall'epidermide priva di pori: abbiamo i brufoli, le occhiaie, le piccole rughe disegnate dal sorriso e dai giorni tristi, il ricordo di una cicatrice diventata parte di noi. Quando viene utilizzata per mettere in scena lati diversi di noi, la fotografia può diventare uno strumento in grado di favorire l'esplorazione e la conoscenza di sé, soprattutto durante l'adolescenza, quando il rifiuto verso il proprio corpo può avere conseguenze drammatiche.

Adolescenti: sviluppare un’immagine positiva di sé con la fotografia

Conoscere se stessi grazie alle immagini

Durante l’adolescenza comunicare non è sempre facile. Impara a prenderla con ironia: siamo stati tutti adolescenti ribelli… e in fondo dentro ognuno di noi si nasconde ancora la voglia di sognare, osare, non arrendersi alle regole.

Fototerapia

IMPARARE A GUARDARSI

Oggi si moltiplicano i progetti sulla fotografia come mezzo per la conoscenza di sé: modalità diverse attraverso le quali emerge un corpo in costante cambiamento e ridefinizione. «Le fotografie sono orme della nostra mente, specchi delle nostre vite, riflessi del nostro cuore, memorie sospese che pos-
siamo  tenere  in  mano» ha scritto Judy Weiser, psicologa e arteterapeuta canadese, fra i principali divulgatori della fototerapia, che unisce ricerca fotografica e analisi di sé. Attraverso l’immagine emerge il non verbale: guardiamo noi stessi dall’esterno, come se fossimo altri e l’impatto può essere molto intenso. La fotografia genera una risposta emotiva, è forza e… non sempre verità, perché il lavoro fotografico riguarda anche tecniche, colori, effetti. Imparare a giocare con il corpo ha un valore fondamentale, perché ci insegna che non siamo sempre gli stessi. A seconda delle posizioni e delle angolazioni il corpo cambia, creando emozioni e sensazioni diverse.

Emozioni in adolescenza

CONTATTO CON IL CORPO

L’impatto emotivo di un’immagine può scatenare una tempesta, ecco perché «il compito del terapeuta è quello di usare le immagini per imparare il linguaggio simbolico del cliente e poi aiutarlo a capire cosa sta succedendo dentro di sé» scrive Judy Weiser. Nel 1965 un gruppo di psicologi e sociologi francesi iniziano a sperimentare Photolangage, una tecnica di gruppo basata sull’uso della fotografia nel lavoro con gli adolescenti, nella città di Lione. Le immagini accendono la fantasia e permettono di stimolare il processo immaginativo. Attraverso ciò che vediamo ridefiniamo il rapporto con noi stessi e con il corpo. Disturbi come anoressia e bulimia, o dismorfismo corporeo, che segnala una dolorosa difficoltà nell’accettazione di sé, possono essere esplorati attraverso il lavoro sulle immagini come mezzo in grado di ridare alla persona il contatto con il proprio corpo e con le emozioni. La fotografia consente una mappatura della personalità: la possibilità di rievocare vissuti, paure, insicurezze per disegnare e immaginare una nuova identità.

Fare foto ai figli

COGLI PUNTI DI VISTA NUOVI

Impariamo a raccontarci attraverso le fotografie. Un buon ritratto non è solo questione di tecnica o della posizione perfetta: quando scatti una foto prova a coinvolgere tuo figlio senza chiedere il sorriso accattivante o il lato giusto da esibire. Giocare in modo plastico con le espressioni ci aiuta a sperimentare modi diversi di essere e apparire. Dalle boccacce, i sorrisi, o le smorfie emergono corpi e identità differenti. Scatta foto a te stessa e ai membri della famiglia attraverso prospettive differenti, divertiti a cogliere lati inediti. Guardare e costruire in modo nuovo le nostre immagini modifica il concetto che abbiamo sulla bellezza trasformandola in un’idea viva, in continua mutazione e rinnovamento. Nel contesto della famiglia l’abitudine a fare foto e riprendere lati diversi dei nostri figli può diventare un modo per aiutarli a conoscersi di più attraverso visioni differenti.

Imparare a guardarsi

ACCETTARSI PER AMARE SE STESSI

Scriveva il celebre fotografo Robert Doisneau: «In realtà la mia è una battaglia disperata contro l’idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere. È pura follia». Attraverso le fotografie confrontiamo l’immagine di ciò che siamo diventati oggi e quello che siamo stati: il passato è visibile. Istantanea dopo istantanea il corpo si modifica; emerge uno sguardo più profondo, la capigliatura differente, i vestiti e le emozioni di un certo periodo. Sii delicata nel mostrare e scattare foto ai tuoi bambini o ai figli degli amici. Verso i più piccoli dovremmo iniziare a coltivare lo stesso rispetto che ci sembra ovvio e normale dare a un adulto. Ricorda che risate e ironia in periodi come l’adolescenza possono ferire più di quanto dica l’apparenza. Usa la fotografia per far emergere le infinite e complesse possibilità del corpo, spiega a chi hai di fronte che cosa hai notato e aiuta i tuoi figli a vedere la bellezza di ciò che sono. Abbiamo tutti bisogno di sentirci dire che emaniamo forza, energia, luminosità; che siamo belli, così come siamo.

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