giornata dei calzini spaiati

Giornata dei calzini spaiati: sai cos’è?

Siamo tutti diversi e perciò unici. Nasce dall’idea avuta nel 2013 da cinque amiche la Giornata dei calzini spaiati, dedicata all’inclusione che ricorre ogni primo venerdì di febbraio. E adesso è anche un libro

Hanno deciso di raccontarsi solo di recente, perché in questi anni tenevano a diffondere il progetto più che le loro storie personali. Sabrina Flapp, Giulia Zoratto, Clara Zaghis, Edy Lovisetto e Silvia Blazina sono le 5 amiche, tra Friuli e Veneto, inventrici della “Giornata dei calzini spaiati”: per chi ha figli in età scolastica, un appuntamento ormai diventato un classico che cade ogni primo venerdì di febbraio, quest’anno il 2. I bambini indossano calze non accoppiate, come simbolo di unicità, peculiarità e accoglienza di ogni differenza che rende tutti un po’ speciali. Per le insegnanti è un’occasione per proporre letture, lezioni, giochi e riflessioni sul tema dell’inclusione, per gli studenti un momento per uscire dagli schemi divertendosi. Ma non è raro vedere anche manager che vanno in ufficio con calze diverse, operatori sanitari che rallegrano i collant in corsia, squadre che sparigliano i calzettoni della divisa durante i match.

Le fondatrici della Giornata dei calzini spaiati. Da sinistra: Sabrina Flapp, Silvia Blazina, Clara
Le fondatrici della Giornata dei calzini spaiati. Da sinistra: Sabrina Flapp, Silvia Blazina, Clara Zaghis, Edy Lovisetto, Giulia Zoratto.

I Calzini spaiati veicolano messaggi di amicizia

L’idea è nata nel 2013 nella scuola primaria di Terzo di Aquileia, Udine, dove all’epoca insegnava Sabrina Flapp, 58 anni, oggi docente di sostegno e veterana del gruppo, che si è ispirata al look di Pippi Calzelunghe e di Patch Adams. «I calzini sono multiculturali, richiamano abilità tattili, visive, sensoriali, sono perfetti per veicolare messaggi di amicizia e condivisione in modo molto semplice. È un lavoro che non si riduce a una giornata stravagante, anzi, si può dire che sia la fine di un percorso che va preparato prima attraverso disegni, fonti, elaborati scritti e orali. Quest’anno, per esempio, nella mia scuola caleremo dalle finestre delle lenzuola su cui sono appesi dei calzini e dei messaggi, come metafora di evasione dai pensieri negativi».

L’iniziativa dei Calzini spaiati è stata lanciata da un gruppo di volontarie clown di corsia

Ma come ha fatto una piccola idea di provincia a diventare un fenomeno virale da 300.000 follower? A dare risonanza ci hanno pensato, ovviamente, i social. E ancor prima, le 5 amiche, volontarie dell’associazione di clown di corsia VIP FriulClaun Odv, che hanno dato slancio all’operazione. «Pur avendo professioni e vite molto diverse, ci siamo trovate subito affini e tra di noi si è creata una vera alchimia» spiega Silvia Blazina, 37 anni, graphic designer. «Quando Sabrina durante una cena ci ha parlato dell’iniziativa della sua scuola, abbiamo deciso di sostenerla con entusiasmo e di fondare un gruppo Facebook di pura raccolta di fotografie: con nostra sorpresa, si sono unite centinaia di persone in poco tempo».

La giornata dei Calzini spaiati ha avuto grande successo sui social

La svolta, aggiunge Giulia Zoratto, 38 anni, libera professionista nella comunicazione digitale, è stata la nascita nel 2015 del profilo Twitter e dell’hashtag #calzinispaiati. «Tutto d’un colpo è diventato un trend topic nel mondo delle pr aziendali, che non solo hanno condiviso il tweet ma hanno caricato contenuti originali per partecipare alla giornata. I primi brand a simpatizzare sono stati Ikea, Nintendo, Baci Perugina, Calzedonia, ma abbiamo avuto fan speciali come La Pina di Radio Deejay e persino il cantautore Vinicio Capossela, autore della canzone Il paradiso dei calzini, che ci ha citate durante un concerto in Friuli questa estate. Siamo “nate” in modo spontaneo senza pianificazione, poi negli anni ci siamo rese conto che qualsiasi parola usassimo aveva un peso e poteva venire interpretata nel modo sbagliato, così abbiamo migliorato la nostra grafica sui social ed escluso palesemente di fare attività di sponsorizzazione: non abbiamo mai stanziato un budget né fatto racconta fondi. La prima attività commerciale portata avanti è stato il libro con Mondadori uscito lo scorso novembre». L’albo illustrato si intitola Una giornata straordinaria per i calzini spaiati ed è stato scritto dalle 5 creatrici, che si sono trasformate nei personaggi del libro, Pindu, Cico, Yu, Sbru e Colory, per raccontare una storia di amicizia e inclusione a misura di bambini.

La copertina di Una giornata straordinaria per i Calzini spaiati (Mondadori)

«E pensare che la mail della casa editrice è rimasta nella nostra casella di posta elettronica per un mese!» ride Giulia. «Ce ne siamo accorte in ritardo e con molta umiltà abbiamo ripreso i contatti. L’illustratrice Erika De Pieri ci ha interpretate con rara sensibilità, è stata un’ulteriore anima affine incontrata durante questo percorso». Per Edy Lovisetto, 48 anni, architetto, il libro si aggiunge a un altro progetto del cuore. «Negli anni i calzini hanno unito persone ed esperienze eccezionali come la “carovana artistica”: le fotografie che ci venivano inviate su Facebook sono diventate delle calze reali in filo e cucito. A un certo punto ne avevo quasi 800 che giravano per casa! Le abbiamo distribuite tra parenti, amici e conoscenti per trasformarle in piccole marionette che hanno preso il via per raggiungere i campi profughi della rotta balcanica: sono diventati un gioco e un mezzo di comunicazione per i bambini rifugiati che in quel momento non avevano altro».

L’idea dei calzini spaiati è stata adottata nelle scuole, in alcuni uffici e case di riposo

La versatilità del messaggio è la forza motrice del progetto. Dice Silvia: «Oltre alla scuola, è stato bello vedere nel tempo tante persone che avevano voglia di un momento per prendersi meno sul serio, uomini in giacca e cravatta che andavano in ufficio con calze diverse, infermieri nei reparti, anziani nelle case di riposo. Ci teniamo però a precisare che per noi il concetto di spaiato non deve significare per forza “non appaiato”: anzi, non c’è un calzino che si sente solo perché non ha il suo compagno o lo ha perso nella lavatrice. Il tema è aperto, ma parla soprattutto di unicità e inclusione». Oggi Giulia e Silvia non fanno più attività di volontariato come clown di corsia, ma quell’esperienza che le ha unite alle altre tre amiche ha segnato per sempre la loro vita, come spiegano anche le veterane Sabrina ed Edy durante la call collettiva in cui manca solo Clara Zaghis, medico anestesista 38enne, assente giustificata perché neomamma. Racconta Sabrina: «Sono un “naso rosso” dal 2007 e ancora oggi ho l’entusiasmo di allora, andiamo a rallegrare i reparti di pediatria, le piazze. Chi non fa questa attività non può sapere quanto poco tu dia e quanto tanto tu riceva in cambio». Edy sottoscrive: «Sono arrivata in associazione nel 2009, ho cominciato per caso trovando un biglietto appeso sulla porta di un locale dove andavo a pranzo con i colleghi di uno studio importante. Il corso per diventare volontaria mi ha letteralmente stravolto la vita, da quel momento ho cambiato per sempre il modo di approcciarmi agli altri, alla sofferenza e al dolore». «Once naso rosso, ever naso rosso» aggiunge Giulia. Proprio come quei calzini spaiati nati per caso nel 2013, e già diventati “splendidi teenager”.

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