Made in Italy, la serie tv dedicata alla moda degli anni Settanta

  • 12 01 2021
Dopo lo streaming su Amazon Prime Video arriva in chiaro su Canale 5 il mercoledì in prima serata Made in Italy, la fiction che racconta la storia della moda italiana. L'obiettivo? Conquistare il pubblico proprio come le grandi firme

Dopo essere stata protagonista dello streaming di Amazon Prime Video, arriva finalmente su Canale 5 il 13 gennaio, per quattro appuntamenti in prima serata, la mini-fiction Made in Italy prodotta da Tao2 e ideata da Camilla Nesbitt.

Made in Italy vuole raccontare la “favola” di Irene Mastrangelo, ovvero Greta Ferro, al suo debutto quasi assoluto in veste di attrice – anche se di moda ne sa un bel po’ visto che è una modella – ma vuole anche approfondire temi importanti come l’emancipazione femminile, le lotte studentesche, la condizione degli omosessuali italiani, e poi la droga, la malattia e le differenze generazionali tra madri borghesi e figli che si danno invece alla lotta armata.

Ad aiutare la giovane Irene a crescere in questo ostico quanto affascinante ambiente “seventy” c’è la severa ed esigente Rita Pasini, interpretata dalla pluripremiata Margherita Buy. Marco Bocci è invece il fotografo John Sassi, per cui Greta si prende subito una bella cotta, e che crede inglese, prima di scoprire che il suo è solo un atteggiamento e che in realtà è un romano doc molto astuto. Raoul Bova nella serie interpreta il giovane Armani all’inizio della sua carriera – l’attore e lo stilista sono amici anche nella vita e non è stato difficile per lui calarsi nei panni di Re Giorgio.

Il resto del cast non è certo da meno: la migliore amica di Greta in redazione e nella vita, Monica, è interpretata da Fiammetta Cicogna; Maurizio Lastrico è il sensibile grafico omosessuale di Appeal, Stefania Rocca è Mariuccia Mandelli in arte Krizia; Sergio Albelli è l’ambizioso Andrea Nava, la top model Eva Riccobono è Antonia; Gaetano Bruno, ha il ruolo del padre del prêt-à-porter Walter Albini. Giuseppe Cederna è il direttore di Appeal Armando Frattini; Bebo Storti è Beppe Modenese, Nicoletta Romanoff la stilista Raffaella Curiel, Silvio Cavallo è Gianfranco Ferré, Achille Marciano è Gianni Versace, Stefano Fregni è Elio Fiorucci ed Enrico Lo Verso è invece Ottavio Missoni.

Siete pronte quindi a tornare indietro di qualche decennio per immergervi nelle atmosfere della moda e della bellezza fashion degli anni Settanta? L’idea di Made in Italy non è solo quella di celebrare il periodo d’oro della moda italiana e i momenti più fiorenti della nostra economia attraverso sceneggiatura e costumi originali dell’epoca, ma è anche quella di far conoscere al pubblico i protagonisti di un decennio difficile da dimenticare. È con questa logica che diventano tanto importanti le lezioncine che partono in slide-show verso la metà di ogni episodio che raccontano il coraggio di chi si è inventato qualcosa che prima non esisteva.

Immaginiamo allora di essere catapultati negli anni Settanta, in un’epoca in bilico fra tradizione e cambiamento: in fondo è ciò che realmente ci chiede la moda nel 2021. La protagonista è appunto Irene, una ragazza nata da genitori del Sud che però vive a Milano. Un giorno Irene risponde all’annuncio di un giornale nel quale si cercano impiegate per la rivista Appeal, un importante magazine di moda della “Capitale” del fashion che tenta di barcamenarsi tra una visione editoriale “all’avanguardia”, più spregiudicata e aperta al cambiamento, e una “old style”, legata a un’idea di moda tesa esclusivamente ad accaparrarsi inserzionisti.

Irene nel suo nuovo e patinato ruolo ha dalla sua parte l’intraprendenza e lo slancio tipici della giovinezza e il grande amore per il proprio lavoro. E superata la diffidenza iniziale sarà in grado di garantire un grande aiuto alla glaciale e impenetrabile direttrice della rivista Appeal che ricorda un po’ la Miranda Priestley de Il diavolo veste Prada.
La protagonista di Made in Italy avrà occasione di conoscere tutti i più grandi stilisti del momento: è il momento in cui la moda italiana cambierà per sempre il corso del fashion mondiale. Dall’alta sartoria francese, inaccessibile alla donna e all’uomo comuni costretti a ripeterla con modelli a basso costo, si passerà infatti alla più economica vendita al dettaglio: un mondo che oggi conosciamo bene ma che allora era in piena evoluzione.

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