Mamma con neonato maternità

Maternità: come cambia il cervello

Con la maternità cambia il corpo, ma anche la mente. La natura ci fornisce un cervello ringiovanito, che impara rapidamente e si attiva con grande agilità

La maternità, si sa, ci cambia nel corpo. Ma anche nella mente. Secondo gli studi, 4 donne su 5, dalla gravidanza in avanti, accusano dei deficit di memoria, una mente meno brillante, una nebbia mentale che può spaventare, nella gestione del quotidiano o al rientro al lavoro.

Maternità: come avviene la riorganizzazione del cervello

Rassicuriamoci, finalmente anche le neuroscienze studiano la maternità. Nel nostro cervello avviene in effetti una totale riorganizzazione in vista del bebè, per permetterci di diventare caregiver efficienti.

Con la maternità diventiamo più empatiche

Già in gravidanza, grazie alla neuroplasticità, una potatura (pruning) ne seleziona le aree utili al caregiving, quelle che attivano l’empatia, per esempio, o quelle relative al senso dell’udito e della vista per riuscire ad ampliarle.

E anche un po’ smemorate, ma dura poco

Al contrario, si riduce il volume di stoccaggio, la materia grigia dove risiede la memoria. Ecco perché possiamo sentirci meno sul pezzo. Ma dopo i primi anni questi effetti scompaiono e progressivamente si reimplementa la memoria.

Impariamo in fretta e subito

Per il nostro cervello di neomadri, se dimentichiamo il titolo di un libro o l’indirizzo del commercialista non fa niente, ma reagire a un pericolo imminente, invece, con doti potenziate, è vitale. La natura ci fornisce un cervello ringiovanito, che impara molto rapidamente e si attiva con grande agilità.

Sono tutte doti importanti

Sono questi i superpoteri della maternità, e, come sottolinea Jodi Pawluski (neuroscienziata autrice del libro Mommy Brain), di ogni cervello che transita verso la genitorialità (sì, anche dei padri, se caregiver attivi).

Maternità: il mommy brain va rivalutato

È ora di ribrandizzare il mommy brain: il cervello è plastico e nei primi anni della maternità si trasforma in una fucina di connessioni e adattamenti per rispondere a un nuovo habitat molto complesso, quello dell’essere genitori.

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