Dottoressa stanca in ospedale

Medici a rischio, il caso della specializzanda aggredita

Il caso della giovane specializzanda aggredita a Udine: "Lascio la professione medica". Il ministro della salute Schillaci annuncia misure

“Ci stavo pensando da tempo. Lascerò la professione medica. Questo episodio è stata l’occasione per decidere di fare altro”. La 28enne Adelaide Andriani, specializzanda aggredita a Udine mentre era di turno come guardia medica, molla il colpo. Lo ha riferito il vicegovernatore del Fvg, Riccardo Riccardi al termine di un incontro con la vittima dell’aggressione e la dottoressa Giada Aveni, intervenuta in difesa della collega.

Il terzo episodio di aggressione della sua breve carriera (l’ultimo nel carcere di Udine, dov’era stata chiamata come medico di continuità assistenza) è stato evidentemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

L’aggressione durante il turno di guardia medica

Nell’aggressione durante il suo turno all’ospedale Gervasutta di Udine, la 28enne specializzanda ha subito un principio di strangolamento. L’aggressore era l’accompagnatore di un paziente cui era stato consigliato di recarsi in Pronto soccorso per approfondimenti. L’uomo ha dapprima minacciato la dottoressa e, quindi, le ha messo le mani al collo tentando di strangolarla prima di darsi alla fuga.

“Mi ha messo le mani al collo e per qualche istante non sono riuscita a respirare, sentivo che l’aria non passava. Ho pensato: ‘Adesso muoio soffocata”, ha riferito la giovane ai carabinieri.

La vittima dell’aggressione è riuscita a liberarsi dalla stretta grazie all’intervento della collega, Giada Aveni. E’ stata quest’ultima a denunciare l’aggressione sui social, con tanto di foto e video. “Non è possibile – scrive nel lungo post su Instagram – che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in pronto soccorso nel suo interesse”.

Ma a differenza della specializzanda aggredita, la dottoressa Aveni non si rassegna. “Faccio appello a che questo post si diffonda – scrive sui social – perché non posso pensare che un’altra persona ancora, dopo la mia collega, rischi di essere strangolata dall’accompagnatore di un paziente o da chicchessia. Non deve esistere che una persona, un medico venga ingiuriato e minacciato fisicamente e verbalmente come è successo alla sottoscritta!”.

Aggressioni a personale medico: crescono i numeri

Quello della specializzanda aggredita a Udine è stata purtroppo l’ultima di una serie di aggressioni ai danni di medici e infermieri, soprattutto donne (un rapporto dell’INAIL parla di circa 2.500 gli episodi l’anno).

Il 6 gennaio in un Centro di salute mentale a Trieste un infermiere è stato picchiato da un utente al quale chiedeva d’attendere il passaggio di consegne prima di conferire con gli operatori.

Il 2 gennaio la violenza è stata invece registrata a operatori sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Di Cristina di Palermo. Qui la madre di un bambino ha preso per il collo un’infermiera sbattendola al muro, mentre il marito si è scagliato contro la guardia giurata. E nella stessa giornata a Napoli un’aggressione ha coinvolto il personale di un’ambulanza.

Specializzanda aggredita, il ministro Schillaci annuncia misure

Episodi di aggressione fisica e verbale a medici e infermieri, come quelli che si ripetono con sconcertante frequenza, non sono più ammissibili. Al personale sanitario va tutta la mia solidarietà e vicinanza; il Ministero metterà in atto tutte le iniziative necessarie a tutelare la loro incolumità”, ha annunciato il ministro della Salute Orazio Schillaci. “Da subito ho chiesto di efficientare le attività di monitoraggio e prevenzione dell’Osservatorio Nazionale. Intendo rendere nuovamente operativo il Comitato nazionale per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive fermo dal luglio scorso”, ha annunciato.

Aggressioni negli ospedali: perché?

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“La salvaguardia di chi lavora in sanità è essenziale per garantire sicurezza delle cure e qualità ai pazienti. Con questo obiettivo siamo impegnati affinché tutti gli strumenti a disposizione siano utilizzati in modo efficace per permettere a tutti gli operatori e professionisti sanitari di svolgere il proprio lavoro nelle condizioni di massima tutela” ha concluso Schillaci.

L’intervento di Papa Francesco

In occasione di un messaggio in vista della giornata del malato, anche Papa Francesco ha rivolto un appello perché a questi professionisti non vengano solo dedicate frasi di circostanza chiamandoli eroi, ma soprattutto attenzioni e risorse. “Gli anni della pandemia hanno aumentato il nostro senso di gratitudine per chi opera ogni giorno per la salute e la ricerca. Ma da una così grande tragedia collettiva non basta uscire onorando degli eroi”. “Il Covid-19 – prosegue Papa Francesco – ha messo a dura prova questa grande rete di competenze e ha mostrato i limiti strutturali dei sistemi di welfare esistenti. Occorre pertanto che alla gratitudine corrisponda il ricercare attivamente, in ogni Paese, le strategie e le risorse perché ad ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute”.

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