Malati di shopping: esistono davvero!

A chi non è successo qualche volta, quando si passa un periodo particolarmente brutto, di coccolarsi con qualche piccolo acquisto? E’ normale, e secondo gli specialisti fa anche bene. Ma molti non si accontentano di questo

shopping_2Rebecca Bloomwood è una giornalista economica vive a Londra. È carina, piena di inventiva, determinata, si destreggia fra vecchi e nuovi spasimanti, frequenta i locali alla moda, sogna di diventare importante. E ha una irrefrenabile passione: lo shopping. Irrefrenabile al punto da diventare una sorta di malattia, che la spinge a comprare abiti, accessori, cosmetici, ma anche dolci, biancheria e articoli per la casa, a dispetto di una reale necessità. Perché in ogni negozio o grande magazzino, in ogni catalogo di vendite per corrispondenza c’è sempre, per Becky, la grande occasione, l’oggetto irresistibile di cui non può assolutamente fare a meno. Niente e nessuno può trattenerla, e si troverà per questo in un mare di guai….
Per conoscere tutte le sue avventure vi consigliamo la lettura della quadrilogia di “I love shopping”.

A chi non è successo qualche volta, quando si passa un periodo particolarmente brutto, di coccolarsi con qualche piccolo acquisto? E’ normale, e secondo gli specialisti fa anche bene. Ma molti non si accontentano di questo. Comprare oggetti sempre più costosi, sempre più spesso e senza un motivo preciso, sono le caratteristiche principali di questa che ormai viene definita una vera e propria malattia (definita come Sindrome da shopping convulsivo).
Secondo gli esperti i più predisposti sono le persone con scarsa autostima di sé, insoddisfatte e che soffrono di solitudine. In questo caso però la soddisfazione degli acquisti è solo momentanea destinata a passare in poco tempo. Sono inclusi anche i narcisisti e gli istrionici. I primi sempre alla ricerca di qualcosa di originale, delle griffe e continuamente a rinnovare il guardaroba; i secondi sempre alla ricerca di qualcosa di appariscente per soddisfare il loro bisogno di stare al centro dell’attenzione. Molte volte questa malattia colpisce anche chi ha subito esperienze negative nell’infanzia magari legate a ristrettezze economiche: così la persona adulta deve soddisfare alcuni desideri rimasti insoddisfatti da bambino, rischiando però di tornare nuovamente a una situazione di difficoltà economiche.
Chi è colpito da questa sindrome? Principalmente donne che spendono soprattutto in vestiti, gioielli ed estetica. Ma anche gli uomini non sono immuni, spendendo in oggetti costosi, macchine e oggetti hi-tech.

La Dipendenza dagli Acquisti, detta anche Shopping Compulsivo, viene descritta per la prima volta da Kraepelin nel 1915 come “mania di comprare” o “oniomania”. In seguito Bleuler (1924) la elenca tra gli “impulsi reattivi”. A differenza degli altri disturbi però questo dello shopping viene visto in maniera meno “spaventata” dalla società: la mancanza del rischio oggettivo e concreto di mettere a repentaglio la propria vita, induce nella società una visione poco critica delle conseguenze che lo shopping compulsivo può generare nella vita dei soggetti dipendenti.

Cos’è alla fine questa compulsione?

La compulsione è un comportamento ripetitivo (lavarsi continuamente le mani, riordinare o controllare) o un’azione mentale (ad esempio contare, ripetere mentalmente delle parole), una coercizione psichica, un atto che non si può fare a meno di compiere, il cui obiettivo è la riduzione dell’ansia o il disagio e non quello di fornire una gratificazione. La spinta dalla quale nasce la compulsione non è il desiderio di provare piacere, ma l’intento di proteggersi da una determinata paura con un rito propiziatorio. Ad esempio dietro la mania, quasi sempre femminile, di comprare vestiti ci potrebbe essere il timore di apparire poco desiderabili, attraenti.

Come si fa a capire quando si tratta di vera patologia? Ecco quando iniziare a preoccuparsi

– quando il denaro speso è eccessivo rispetto alle proprie , reali possibilità economiche;
– quando gli acquisti si ripetono più volte nell’arco della settimana;
– quando non importa che cosa si compera (profumi, detersivi o formaggi): ciò che conta è possedere qualcosa di nuovo;
– quando il mancato acquisto crea pesanti crisi di ansia e frustrazioni;
– quando la “dedizione” alle spese rappresenta un comportamento nuovo rispetto al passato

Perché si cade in questa dipendenza?
Così come per altre dipendenze più concrete e comuni, sigarette, alcol, droghe, ma anche gioco d’azzardo, si inizia senza accorgersene e piano piano ci si scivola dentro paurosamente.
Oggi, dopo averne descritte le caratteristiche psicologiche, se ne è studiata la neurobiologia e si cominciano ad evidenziare alterazioni del sistema della serotonina, ed in particolare variazioni della proteina che trasporta e consente il miglior funzionamento di questo neurotrasmettitore, simili a quelle già riscontrate nella cleptomania ed in alcuni disturbi ossessivi.
Allo stesso modo si comincia a riferire di cure, con medicine, che riducono o fanno addirittura scomparire questa smania per gli acquisti.
In California si sta adesso sperimentando un nuovo serotoninergico, il Citalopram. Come con le sigarette, è necessario che chi intraprende queste cure desideri davvero smettere.
In aggiunta, sulla scia dei gruppi per gli alcolisti in Usa, si stanno già organizzando gruppi di ‘Debitori Anonimi’, vittime della patologia degli acquisti.

Per maggiori info:
http://www.debtorsanonymous.org/

http://it.groups.yahoo.com/group/acquirenti_debitori/ 

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